Quando per improvvise ragioni di manutenzione viene a mancare ai cittadini l’acqua nelle proprie abitazioni sono in maggior numero gli impauriti e i disorientati per quanto accade. Niente di tutto ciò, però, è capitato quando, Pietro Zappamiglio, Sindaco di Gorla Maggiore, si é dimesso dalla carica di Presidente di Ato, autorità che si occupa di pianificazione, affidamento del servizio idrico, regolazione e controllo della gestione del servizio idrico integrato; questo come se da parte dei cittadini ci sia un’accettazione della pressapochezza dei politici che ci governano. Perché si possa meglio intendere a cosa alludo mi rifaccio a quanto la Provincia di Varese comunica riguardo l’Ato della Provincia di Varese: questo è uno dei 12 ambiti in cui la Legge Regionale (L.R. 26/03) ha suddiviso il territorio della Lombardia (coincidono con le 11 province + l’ATO Città di Milano).
I Comuni e la Provincia si sono quindi organizzati dapprima in “convenzione”, dando vita all’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale (A.ATO) e hanno demandato all’Amministrazione Provinciale il compito di ente responsabile del coordinamento dell’ATO.
L’organo di indirizzo è la Conferenza dei Sindaci, composta dai 141 Sindaci della provincia di Varese (o dai loro delegati) e dal Presidente della Provincia di Varese (o suo delegato) con funzioni di Presidente dell’A.ATO.
Un organo più “esecutivo” è invece il Comitato Ristretto, composto da 14 Sindaci rappresentativi di tutte le aree territoriali (1 rappresentante per ogni Comunità Montana + 1 rappresentante per ogni città -Varese, Gallarate, Busto Arsizio e Saronno- 3 rappresentanti per i Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti e 3 rappresentanti per i Comuni con popolazione superiore ai 5.000 abitanti), eletti dalla Conferenza dei Sindaci, più il Presidente dell’A.ATO.
Dal 17 dicembre 2008 l’A.ATO si è trasformata in “Consorzio” tra i 141 Comuni e la Provincia, registrato all’Ufficio del Registro di Varese.
Tale trasformazione ha portato all’acquisizione di una natura giuridica propria e ad una nuova elezione degli organi di gestione suddivisi in: Assemblea dei Sindaci composto con le stesse modalità della Conferenza dei Sindaci; Consiglio d’Amministrazione composto con le stesse modalità del Comitato Ristretto.
L’A.ATO è dotata di propri uffici, la cosiddetta Segreteria Tecnica, guidata da un responsabile e composta da un’area amministrativa, da un’area tecnica. Il personale è attualmente comandato da alcuni Comuni e Provincia.
Siamo informati su come, con le sue dimissioni, Zappamiglio abbia voluto favorire un azzeramento in Provincia di Varese della governance che gestisce l’acqua. È mai possibile che su questo bene prezioso (l’oro blu) non si possa portare in avanti una politica costruttiva? Il presidente di Ato è rimasto in carica per un anno e mezzo. Non può farci sapere ora che la gestione del servizio idrico integrato andava a corrente alternata quando invece doveva essere un “corpo” unico.
A sua detta, non era infatti in grado di offrire un servizio efficiente. Perché il Presidente non ha mai voluto sostenere le Associazioni (come quella che rappresento) che si erano lamentate del continuo sussistere di problematiche dell’acqua del fiume e dell’inefficienza degli strumenti e delle strutture volte al suo disinquinamento e al suo monitoraggio?
Perché, ho scritto da questo giornale (e gli ho scritto personalmente), non si è mai presentato alla società civile varesina e non ha mai voluto illustrare il proprio programma e chiedere un aiuto? Non ha senso che il suo coordinatore politico sulla stampa invochi una maggiore efficienza e una maggiore condivisione tra i membri della cabina di regia dell’acqua in Provincia di Varese; ci dica che gli indirizzi della Provincia si sono disallineati rispetto al lavoro dell’ufficio d’ambito; affermi la sua profonda insoddisfazione per la gestione del servizio idrico integrato.
Se qualcuno decide di tacere che taccia per sempre e non solo per un anno e mezzo. Allo stesso modo, prendo le ipotesi di commissariamento provenienti dalla Regione Assessorato ovvero Commissione alla Tutela ambientale. La Regione poteva parlare prima, avendo avuto più di una occasione per farlo. La Regione poteva, soprattutto, agire. Ma dov’erano queste persone quando le Associazioni si sono rivolte a loro protestando? A pendere sono le sanzioni europee per le infrazioni regionali e il possibile aumento delle tariffe idriche.
Gli amministratori devono ora smetterla di parlare e, invece, iniziare a lavorare. La società civile, d’altro canto, non può più iterare il proprio silenzio ma deve piuttosto mettere in atto incessantemente un proprio controllo esterno e attivo. Intanto, l’associazione Amici della Terra Varese (che rappresento) aspetta una risposta dalla Regione Lombardia alla lettera in cui chiedevamo chiarimenti sugli interventi previsti contro il degrado del Fiume Olona, a fronte di decenni di proclami, interventi maldestri e soprattutto chiacchiere da parte della politica.
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