In questi ultimi tempi si è parlato molto del Molina. Il sospetto di alcune operazioni ritenute non trasparenti effettuate dal Consiglio di amministrazione ha provocato l’inchiesta da parte della ATS Insubria e anche l’attenzione di organismi competenti della Regione. Ora è arrivata la decisione di procedere al commissariamento della Fondazione Molina. L’opinione pubblica ha seguito con grande sconcerto le vicende di questi mesi e si chiede se questa opera carissima ai varesini non abbia perso di credibilità.
Questi fatti impongono necessariamente alcune considerazioni. Anzitutto va aperta una discussione circa la prassi di nomina del Consiglio di amministrazione. È consuetudine che il Molina venga assegnato secondo una logica di spartizione all’interno delle formazioni politiche che costituiscono la maggioranza nella amministrazione comunale di Varese. Il Molina rappresenta certamente una occasione di prestigio da molti punti di vista: la amministrazione è solida, ci sono capitali di riserva notevoli,frutto di generose donazione negli anni passati di molte famiglie di varesini verso un’opera apprezzata per la sua alta finalità. La storia del Molina evidenzia con chiarezza le componenti che hanno contribuito alla sua nascita e alla crescita fino al consolidamento attuale: sono da una parte la società civile con la collaborazione del Comune, e dall’altra la Chiesa locale.
È facile notare un contrasto,o almeno una non coerenza, fra la storia del Molina, fatta dalle passione e generosità dei varesini e la prassi attuale di affidarne la gestione ai partiti politici facenti parte della maggioranza in Consiglio comunale. Di fatto la società civile non viene rappresentata nelle sue migliori componenti e non vengono indicate personalità di riconosciuto valore. Inoltre gli stessi ospiti, utenti paganti, e i loro familiari non hanno spazio alcuno nella gestione diretta della Fondazione. Per Statuto la nomina dei consiglieri compete al Sindaco di Varese (presidente e tre consiglieri) e al Prevosto della città (un consigliere). Quindi in mano al Sindaco sta la possibilità di scegliere persone competenti e affidabili e di liberarsi in tal modo dalle mire non sempre disinteressate dei partiti politici. Da parte sua il Prevosto della città ha l’occasione di proporre a rappresentare la Chiesa varesina una persona (uomo o donna) professionalmente competente e stimata nella comunità.
Una domanda viene sovente posta incontrando la gente: sarà facile per la Fondazione Molina recuperare credibilità? Ci saranno ancora famiglie generose disposte a orientare al Molina le loro elargizioni? È importante comunque che la città possa ancora considerare il Molina una sua risorsa preziosa, dove gli anziani vengono accolti come persone nel rispetto della loro dignità con cure e assistenza adeguate. Per gli ospiti il Molina è rappresentato anzitutto dal Personale che quotidianamente li cura e li assiste: medici, infermieri, fisioterapisti, personale di assistenza (OSS e ASA). Lavorando quotidianamente in contatto con gli ospiti, essi hanno il compito e il merito di accudirli nella loro condizione di infermità fisica e di sostenerli e accompagnarli nei momenti di sconforto, sempre più frequenti con il passare degli anni. Le doti a loro richieste sono: professionalità, amorevolezza e molta pazienza.
Vivendo ormai da cinque anni a contatto diretto con gli ospiti e il personale, devo riconoscere che al Molina gli ospiti sono curati e assistiti con professionalità e passione; naturalmente come in ogni realtà umana non mancano limiti ed eccezioni. Il lavoro degli ausiliari in particolare è molto impegnativo e anche logorante. Da loro è facile raccogliere il lamento di non avere tempo sufficiente per stare con gli ospiti, per ascoltarli e offrire incoraggiamenti. Sarebbe realmente una scelta di qualità se il Molina investisse, avendone i mezzi, nell’aumento di numero del personale di assistenza, andando anche oltre i limiti degli standard fissati dalla Regione.
Un servizio importante accanto agli ospiti è anche quello della animazione. È facilmente comprensibile come la solitudine possa diventare per le persone anziane,la maggior parte costretta a inabilità motoria, una condizione frequente e anche deprimente. Nella solitudine l’ospite si sente inutile e tende a perdere dignità. Ma occorre ritenere che anche con gli anziani si può lavorare per favorire processi di umanizzazione e recupero di dignità. Gli operatori di questo servizio sono persone professionalmente qualificate e umanamente motivate. Loro compito è creare iniziative varie per tenere vivo l’interesse degli Ospiti e facilitare il più possibile relazioni e intese nella vita del nucleo. Va notato però che il loro numero attuale non è adeguato alle esigenze poste dal gran numero degli ospiti (circa 500).
Una presenza importante, che non si può dimenticare al Molina, sono i volontari. Loro servizi sono: aiutare gli ospiti a nutrirsi, perché incapaci ormai di farlo da soli, e sono tanti in queste condizioni; prestarsi per il trasporto degli ospiti,quasi tutti sulla carrozzina,per la varie manifestazioni,religiose,culturali,di intrattenimento. Ma soprattutto saper stare accanto,”fare compagnia”,il bisogno più urgente e gradito. È un buon numero quello dei volontari, ma per questi servizi c’è ancora molto spazio.
Ho avvertito come mia precisa responsabilità intervenire in questo momento per dare una testimonianza e una valutazione positiva sulla realtà del Molina e rendere conto della qualità dell’assistenza che viene fornita dai vari operatori che si alternano al servizio degli ospiti. Certamente amministratori illuminati e saggi possono creare iniziative e interventi differenziati per tenere alto il livello della qualità dei servizi che vengono offerti alle persone anziane.
Infine va detta e riaffermata una condizione essenziale: ogni persona che entra a lavorare al Molina, a qualsiasi livello di responsabilità, deve sapere che la motivazione fondamentale è una sola: essere a servizio degli ospiti, che nella Casa di riposo sono le persone più importanti.
L’auspicio è che per la popolazione di Varese il Molina possa continuare ad essere quel patrimonio prezioso che la città ha sempre sostenuto ed amato da tanti anni. Personalmente ogni mattina continuerò a pregare così :” Signore, dona pace e serenità agli ospiti, amorevolezza e pazienza a tutti gli operatori, saggezza e senso della giustizia agli Amministratori”.
don Ernesto Mandelli, Cappellano nella Fondazione Molina – Varese
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