Un’ottima notizia per l’ambiente, data la pesante componente che conferisce all’inquinamento la CO2 emessa dal traffico aereo mondiale in crescente espansione, in particolare nel settore della consegna delle merci. I passeggeri della Alaska Airlines hanno preso il volo in una tratta commerciale che per la prima volta al mondo ha utilizzato carburante alternativo sostenibile costituito di biomasse ricavate da residui forestali. Il volo, alimentato da una miscela al 20% di biocarburante sostenibile, partito dall’aeroporto internazionale di Seattle-Tacoma Lunedì pomeriggio (14 novembre), è arrivato al Reagan National Airport di Washington DC cinque ore più tardi.
Il combustibile alternativo è prodotto da arbusti, ceppi e rami raccolti da legname di scarto di foreste statali o da progetti di diradamento forestali su terreni privati. L’Alaska Airlines ha dichiarato che i carburanti alternativi per aerei possono ridurre le emissioni del 50-80% rispetto alle emanazioni previste nell’intero ciclo di vita del combustibile – dalla crescita delle materie prime, fino al trasporto a un impianto di lavorazione e produzione.
L’utilizzo di biocarburanti per i voli commerciali ridurrà l’inquinamento atmosferico evitando l’incenerimento del legname e consentendo la rimozione rapida dell’eccesso di biomassa (potature, diradamenti), l’accelerazione dei processi di reimpianto e la creazione di posti di lavoro nelle economie rurali per la raccolta e la conversione. Il volo è stato reso possibile con un progetto di collaborazione di cinque anni lanciato nel 2011 da 32 università, aziende ed enti pubblici con l’obiettivo di produrre un combustibile per jet più rispettoso dell’ambiente.
Anche la più grande azienda di trasporto per al mondo, FedEx, sta sperimentando l’uso di carburanti sostenibili per l’aviazione attraverso una nuova partnership che vedrà milioni di galloni di biocarburanti prodotti a partire da rifiuti di biomassa da legno forestale. FedEx, gestisce una flotta di oltre 600 aerei e punta ad ottenere il 30% del carburante dalle fonti alternative entro il 2030, mentre per il 2050, l’Unione europea prevede il 40%.
La notizia non ha avuto posto sui nostri media, impegnati solo al presente sulla “sfida” referendaria ridotta a ossessivi personalismi e purtroppo disattenti agli avvenimenti che incideranno davvero sul futuro.
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