La Cronaca Maroni, nell’anno 1858 annota “l’esimie violiniste sorelle Ferri, una delle quali nata a Varese, furono appositamente qui nei giorni 5 ed 8 di settembre per dare due accademie in questo nostro Teatro Sociale che riescirono brillantissime. Le valenti suonatrici ebbero un’accoglienza festosa e la loro abilità sorprese tutti. Per due serate ricavarono mille lire circa, nette di ogni spesa relativa. In quest’occasione furonvi poesie, mazzi di fiori, e due serenate improvvisate dalla nostra brava Società Filarmonica di dilettanti varesini sotto i balconi dell’albergo”. Anche in altre occasioni le sorelle si esibirono a Varese. Il loro esatto cognome è Ferni, certamente un errore di trascrizione dal manoscritto, anche se in alcuni repertori sono chiamate Freni.
La più nota delle sorelle è Carolina nata a Como nel 1846. Benché giovani, Carolina e la sorella Virginia, provenienti da una famiglia di musicisti, si recarono a Parigi per un corso di violino con Allard e Beriot, successivamente a Bruxelles dove studiarono sotto la guida di Léonard.
Nel primi anni ’50 del XIX secolo, le sorelle Carolina e Virginia formarono un duo che si esibiva in molti teatri europei, celebre il concerto del 15 maggio 1854 al Teatro Regio di Torino. In seguito Carolina intraprese studi di canto con il famoso soprano Giuditta Pasta che favorì la carriera di cantante.
Il suo esordio avvenne a Torino con l’opera La favorita, nel ruolo di Leonora. Riscosse grandi consensi con le opere Norma, Saffo, Africana. Nella opera di Mercuri “Il violino del Diavolo” si esibì nella duplice veste di cantante e di violinista. Trasferitasi in Russia, ottenne il ruolo di maestra di canto nel Teatro Imperiale, che mantenne per circa 34 anni. In un breve periodo di permanenza a Milano ebbe come allievi Caruso e Burzio. Si sposò con il baritono Leone Giraldoni.
L’altra sorella Virginia nacque a Varese nel 1841 e morì a Torino nel 1923. Con Carolina formò un duo d’archi che emulò per diversi anni quello più celebre delle sorelle Maria e Teresa Milanollo.
Dopo alcuni anni di concerti tenuti in Italia e all’estero. un concerto a Torino un critico scriveva: “D’allora in poi non ebbero un istante di tregua; andarono dall’una all’altra città d’Europa, e le loro escursioni continuano, sempre vittoriosamente, onorando l’arte e se stesse. Virginia è la dolcezza, la tenerezza che geme, la melanconia che piange e sospira: Carolina è l’ardore della passione, l’energia, il calore, la fantasia, la vigoria: è il fuoco del cielo d’Italia, come sua sorella ne è la voluttà seducente, la grazia insinuante e tenera. La sua vena poetica comprende e fa comprendere la lingua universale del violino, e comincia a sentire quel santo amore dell’arte, quella passione di cui Pigmalione ardeva per la sua statua. Virginia di contro rappresenta la scuola classica. Riepiloghiamo. Virginia è lo stile personificato, la correttezza, il sentimento: Carolina s’inspira al capriccio senza freno, è la foga indomabile e febbrile. L’una è l’angelo del suo istrumento, l’altra ne è il demonio”.
Nel 1864 Virginia sposò a Torino un banchiere membro della famiglia Teja, interrompendo così l’attività artistica. Virginia, costituisce un’ altra personalità da approfondire e aggiungere alla folta schiera di varesini illustri.
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