Si sta delineando un ping pong sempre più intenso tra alcuni esponenti della giunta Fontana, congedata dagli elettori il 19 giugno scorso, e quella a guida Davide Galimberti che ne ha raccolto il testimone. Un confronto-scontro che è fisiologico e auspicabile in democrazia se lo scopo primario è il bene e il miglioramento della città. Nella consapevolezza che amministrare significa fare scelte, talvolta anche impopolari, che possono scontentare una o più categorie di persone.
È il caso, per esempio, dei parcheggiatori “selvaggi”, diurni e notturni, cresciuti a dismisura in centro e nelle periferie come logica conseguenza di una politica di miope e rinunciataria tolleranza. Si è addirittura arrivati a lasciare l’auto sui passi carrai, sui bordi delle aiuole (è il caso di alcuni tifosi del basket sulla rotonda dedicata a Giovanni Borghi davanti al Franco Ossola), sugli incroci tra una via e l’altra dove il Codice stradale prevede una zona di rispetto di 5 metri.
Addirittura un controllo più puntuale della sosta sugli stalli riservati ai portatori di invalidità ha messo in luce una sorta di familismo opaco dei contrassegni blu ceduti a figli e nipoti per facilitare loro la sosta nelle affollate serate della movida. Per smascherare l’avvilente giochetto è stato sufficiente da parte dei vigili attendere con pazienza che il guidatore si presentasse, a notte fonda, a riprendere il mezzo. Dopo un tentativo di persuasione morbida (i bigliettini del sindaco sui cruscotti) si è passati a una linea più decisa, promossa dal vice sindaco Daniele Zanzi e dal comandante dei Vigili urbani Emiliano Bezzon, che punta finalmente a coniugare diritti e legalità.
Perché non è ammissibile che Varese la notte si trasformi in una jungla della sosta mentre i parcheggi ( Piazzale Kennedy, l’autosilo di Piazza Repubblica, via S. Francesco, Giardini Estensi peraltro da eliminare quanto prima ) restano semivuoti. E non si dica, per favore, che sono lontani dalle zone nevralgiche del divertimento serale perché, da uno qualsiasi di questi approdi automobilistici, la città la si attraversa in un batter d’occhio.
È dunque una questione di malcostume, cresciuto nel tempo e ormai ben radicato,da arginare con vigore per costruire un rapporto diverso dei cittadini utenti fra loro e con il tessuto urbano in cui vivono e operano.
Certo anche alcune opzioni di fondo del passato hanno contribuito ad aggravare la propensione all’illegalità della sosta. Quando si è deciso di dar vita a Giubiano, sul sedime del vecchio Ospedale Del Ponte, al nuovo polo materno infantile si è operata una scelta urbanistica, ormai irreversibile, controproducente sotto diversi aspetti. Non ultimo quello di fare ulteriormente impazzire il traffico intorno a una struttura ospedaliera che per sua natura doveva poter contare su parcheggi attentamente dimensionati in rapporto alle esigenze del personale, dei pazienti e dei loro visitatori.
Si pensò di porvi rimedio ipotizzando un autosilo sotto Villa Augusta (lato via Nino Bixio) che avrebbe compromesso per sempre il destino dello storico parco. Solo dopo un’intensa e sofferta battaglia di molti cittadini, la giunta Fontana mise da parte il progetto e solo allora saltò fuori l’ipotesi di un multipiano sull’area di un privato adiacente l’Ospedale dove, nei giorni scorsi, è stata aperta un’area di sosta provvisoria. Quindi si dia atto, come è giusto, alla giunta Fontana del sia pur tardivo ripensamento ma si riconosca che senza la contestazione dello scavo a Villa Augusta ci ritroveremmo oggi con una villa storica mutilata per far posto a un autosilo costosissimo, insufficiente e per giunta non proprio prossimo all’Ospedale.
Insomma a “A ciascuno il suo” parafrasando il titolo di un illuminante romanzo di Leonardo Sciascia.
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