L’ultima puntata della ormai ultraventennale telenovela di Piazza Repubblica fa intravedere l’avvio di un braccio di ferro o, per dirla più chiaramente, di uno scontro tra Comune di Varese e Regione Lombardia le cui conseguenze sono, al momento, imprevedibili. La nuova amministrazione varesina ha infatti manifestato l’intenzione di ridimensionare drasticamente l’accordo e il progetto sottoscritto – non più tardi di due anni fa – limitandoli al solo recupero della ex-caserma e all’arredo urbano della piazza. Il punto di scontro tra le due istituzioni riguarda certamente il cambio di posizione del Comune, ma la chiave di volta diventa la richiesta alla Regione di confermare il finanziamento stabilito nell’accordo di programma.
A questo proposito va ricordato che il progetto iniziale era evidente già nel titolo: “ACCORDO DI PROGRAMMA (AdP) FINALIZZATO ALLA REALIZZAZIONE DI UN NUOVO TEATRO E CORRELATA RIQUALIFICAZIONE URBANISTICA E FUNZIONALE DEL COMPARTO DI PIAZZA REPUBBLICA, NEL COMUNE DI VARESE”. L’AdP era stato sottoscritto, tra squilli di tromba e rulli di tamburi, da: Comune di Varese, Provincia, Regione, Università dell’Insubria, e approvato, insieme al masterplan, da tutti i partiti presenti in Consiglio Comunale con l’eccezione contraria di SEL e Movimento libero. Come si evince dall’AdP e dal masterplan l’intervento previsto interessava l’intero comparto costituito da ex-caserma, piazza, teatro, ex-collegio S. Ambrogio. Per la sua realizzazione venivano impegnate risorse pubbliche per un ammontare di 24,5 milioni di euro (di cui 20 milioni da parte della Regione). Una più attenta lettura dello studio di fattibilità avrebbe reso chiaro a tutti fin da allora che l’impegno reale ammontava a circa 30 milioni di euro, salvo imprevisti.
Una cifra enorme, considerati il tempo di crisi e le difficoltà crescenti delle amministrazioni pubbliche a fare i conti con le priorità dei cittadini. Se però oggi dovesse venire a mancare il rilevante contributo messo sul piatto dalla Regione il progetto subirebbe, inevitabilmente, uno stravolgimento sostanziale. Al punto da mettere a repentaglio, o comunque ridimensionare drasticamente non solo l’AdP, ma lo stesso progetto vincitore del bando di idee relativo al solo comparto dell’ex caserma e della piazza.
Quindi, seppure tardivi, ben vengano i ripensamenti facendo chiarezza però sulle reali intenzioni dei soggetti che hanno sottoscritto l’AdP e sulle risorse effettivamente disponibili.
Si avvii dunque un confronto serio e alla luce del sole evitando polemiche e scontri di cui si può fare volentieri a meno. E se la volontà è di rivedere tutto, l’unica strada praticabile è quella di ridefinire intenzioni e progetti con la partecipazione e l’assunzione di responsabilità da parte di ciascun protagonista. Il gioco dello scaricabarile, delle ritorsioni o del braccio di ferro tra le parti, può produrre solo danni e comunque dovrebbe sempre fare i conti con i vincoli derivanti dall’articolo 8 dell’Accordo di programma laddove si afferma sì la possibilità di effettuare delle varianti, ma “verificando la compatibilità della variante stessa con gli obiettivi primari dell’Accordo”. In ogni caso le eventuali proposte di modifica vanno “giustificate in un quadro di coerenza con gli obiettivi perseguiti”.
Perciò se si vuole davvero ridiscutere tutto, il muro contro muro può solo produrre danni.
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