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Sport

RIVA PERSO PER STRADA

ETTORE PAGANI - 18/11/2016

rivaAl compimento del 72° anno di età Gigi Riva rimane più sardo che mai. Ha preferito i siti della sua gloria con quel Cagliari strepitoso dei suoi tempi al ritorno verso i lidi che gli avevano dato i natali, in quel di Leggiuno, e, comunque, che l’avevano scoperto (Legnano) come asso in divenire.

A Varese è tornato – pur in una veloce comparsa – all’Università dell’Insubria per partecipare alla presentazione di quel prestigioso volume sullo sport che doveva far parte di una ottima collana che l’ateneo varesino aveva in proposito di mettere in circolazione e che invece rimase come secondo ed ultimo, dopo un altro di ben diverso argomento (Romite Ambrosiane).

Che Riva avesse maturato la sua classe con la maglia lilla, lo sanno tutti. Pochi, invece, sanno che prima di far rotta su Legnano il giovanissimo virgulto ebbe a provare anche nel Varese dove le sue doti non trovarono apprezzamento alcuno. Capita anche nelle migliori (e non) famiglie.

Del resto, per quanto ci riguarda la gaffe non fu l’unica. Fece il paio con quella che, anni dopo, il binomio Roselli-Capozucca fece con lo scartare Di Natale e che, avendo provocato il disappunto di chi ora scrive, fu seguita da frequenti “uscite” di Capozucca fatte di un ripetuto ritornello : “Ogni volta che vedo Roselli gli dico ‘Se ti prende il Pagani per Di Natale!’” quasi a ridurre la responsabilità ad uno solo.

Insomma quando ci si mette la Divina Provvidenza si possono ottenere ancora effetti … per nulla provvidenziali.

L’ultima volta che lo vidi giocare fu, nel Cagliari campione, a Masnago contro un Varese che, già al termine del primo tempo, era sotto di quattro reti e che, nella ripresa, si limitò a prenderne altre due limitando il divario soprattutto grazie alla già ottenuta (fin troppo) soddisfazione dei rosso-blu.

Rividi Gigi Riva presso il Palace durante un ritiro dei rosso-blu in visita di non ricordo più quale incontro. L’allenatore era Scopigno, un introverso e difficile da affrontare per strappargli qualche dichiarazione, che, nel caso, mi era stata richiesta per un pezzo per la Gazzetta dello Sport.

Non ho mai capito se l’atteggiamento fosse di presunzione o piuttosto dovuto ad un suo carattere schivo e riservato. Ho, poi, optato per la seconda situazione avendo preso conoscenza del permanere, in qualsiasi occasione, di tale comportamento non certo gradevole e, comunque, antitetico, rispetto a quello di un simpaticissimo Nereo Rocco presente a Varese prima con il Padova e, in tempi successivi, con il Milan.

Rocco poteva essere disturbato in qualsiasi momento ed occasione, anche a tavola, pronto a fornire notizie giornalisticamente. Sempre disponibile a risposte se del caso anche con un simpaticissimo “Lu èxè el giornalista più rompi coion che abbia mai conosuto che me disa, che el me disa”. Con tante scuse per riproduzione in grafia di un triestino mal concio.

Un comportamento non sempre parimenti individuabile in altri allenatori pur se in episodi isolati del tipo Scopigno.

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