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Garibalderie

TIRIAMO A SORTE

ROBERTO GERVASINI - 18/11/2016

sorteggio“L’ignoranza al potere” titolava il Buongiorno di Massimo Gramellini su La Stampa di venerdì 11 novembre. Ovvero: sottolineatura di quanto il popolo può essere bue. In questo caso, il popolo americano che ha eletto presidente Donald Trump.

Vediamo un po’. Si trattava di scegliere tra due candidati, diconsi due. La possibilità di errore è del cinquanta per cento. Le statistiche dicono che gli italiani sono molto più ignoranti degli americani Usa ed in effetti, anche se con anni di ritardo rispetto a molti Paesi europei, con l’elezione di “Donald”, una decina di Stati hanno anche votato per la legalizzazione della Cannabis Indica meglio conosciuta come marijuana, il che fa pensare che non siano beceri reazionari tanto ignoranti o che perlomeno abbiano valutato i vantaggi della legalizzazione senza venir accecati da pregiudizi di carattere morale. Sono 31 gli Stati Usa che l’hanno legalizzata. 31 sul totale di 51 Stati dell’Unione.

La California ha approvato una legge sulla legalizzazione che va ben oltre le proposte depositate al parlamento italiano e sostenuta dalla Commissione antimafia, logicamente, e da quasi 200 deputati, in maggioranza Pd e M5S. È pure vero che in Usa, sempre in concomitanza con l’ elezione di “Donald” è stata reintrodotta la pena di morte in Nebraska, sempre con referendum popolare e in altri stati Usa ha rischiato di esser reintrodotta; insomma, occorre esser più prudenti nei giudizi perché le scelte fatte negli Usa sono contraddittorie.

Anche lì il sistema elettorale col suffragio universale porta a risultati sconcertanti? Gramellini distribuisce patenti di ignoranza ma non affronta il vero problema. che è quello di dotare ogni elettore di mezzi per poter conoscere e quindi, dopo, deliberare e di avere un grado di istruzione e cultura in grado di permettere scelte consapevoli e non essere turlupinati da gente che Filippo Turati definiva “ciarlatani ” nel suo accorato intervento in Parlamento contro il suffragio universale.

Guardiamo in casa nostra e tratteniamo le lacrime. Se la riforma del sistema elettorale italiano prevedesse, per i cittadini aventi diritto al voto, l’obbligo di iscrizione ad un elenco degli elettori per poter votare ad ogni tornata, magari con l’obbligo contributivo di euro 2, già la dittatura degli ignoranti e degli ignavi vacillerebbe. Il suffragio universale col sistema di “una testa un voto” è il carbon fossile di un sistema democratico. Dall’Atene antica a Montesquieu, da Aristotele a J.J. Rousseau, nessuno ha mai considerato le elezioni strumento democratico per eccellenza. La migliore espressione della democrazia è stata vista, semmai, nell’estrazione a sorte, garanzia di rigorosa uguaglianza e sola arma certa contro i delitti dell’ignoranza. La Repubblica di Venezia designava il Doge attraverso sorteggi.

Si rilegga quanto dichiarato in tempi non sospetti in fatto di riforma del sistema elettorale con il suffragio universale da Giuseppe Zanardelli e dal socialista Filippo Turati.

La legge elettorale emanata da Carlo Alberto nel 1848 garantiva il diritto di voto esclusivamente agli uomini con più di 25 anni d’età, che sapessero leggere e scrivere e che pagassero 40 lire di imposta diretta. Al voto erano ammessi, anche non pagando l’imposta stabilita, i cittadini che rientravano in determinate categorie: magistrati, professori, ufficiali che si presumeva fossero culturalmente dotati e con capacità intellettuali in grado di separare il grano dal… loglio, per intenderci.

Feltrinelli ha pubblicato il lavoro di un noto docente belga, David van Reybrouck, Contro le elezioni, perché votare non è più democratico, scoprendo l’acqua calda ma di questi tempi necessita. La ricetta per rivitalizzare le istituzioni è abbandonare il “fondamentalismo elettivo” rinunciando alla liturgia del voto e tirare a sorte i delegati a cariche pubbliche che evidentemente devono avere i requisiti culturali e penali per poter svolgere la funzione. Oggi anche il figlio o la figlia di un lavoratore a basso reddito fisso, a prezzo di enormi sacrifici, riesce comunque a raggiungere elevati gradi di istruzione. Non è quindi più il censo, il saper leggere e scrivere, il non esser mai fallito, non aver subito condanne penali, pagare imposte, che discrimina. Oggi è solo la volontà di rimanere ignoranti e poco acculturati che fa la differenza.

Tra il suffragio universale ed il sorteggio c’è quindi una via di mezzo che è questa: togliere il diritto di voto a chi non conosce gli strumenti del vivere civile e politico. Ecco, si domandi quali sono le funzioni del Governo rispetto a quelle del Parlamento e si faccia un esame con frase ipotetica per un festival del congiuntivo. Ne seguirebbe in Italia una strage di votanti.

Tranquilli, non sono ipotesi irrealizzabili nel Bel Paese e quindi … su alégher.

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