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Noterelle

UN LUSSO PER POCHI

EMILIO CORBETTA - 04/11/2016

morireQuanto costa morire? Morire sembra essere diventato un lusso che solo pochi possono permettersi, ossia solo i più ricchi.

I sociologi nelle loro statistiche evidenziano che i ricchi stanno diventando sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, per cui questi ultimi, non potendo permettersi il lusso di morire, sarebbero costretti a restare in vita mentre i ricchi continuerebbero a morire, felicemente, lussuosamente, elegantemente e con molto stile, magari con la classe di Petronio, il famoso “arbiter elegantiarum”.

Evidentemente la morte non ha tanta cultura perché non se ne intende di sociologia e di economia per cui, con la sua lugubre falce, ci fa fuori tutti. La solita fregata: con tutta la fatica che i poveri devono fare per campare sono costretti ad essere miseri anche in quel momento. È la falce che non ha gli occhi? È la morte dispettosa? O sono gli uomini ad essere una massa di perversi? Urlano: “ La giustizia è uguale per tutti” e invece col cavolo che quella è tale; anche la morte dei ricchi è diversa da quella dei miseri.

Un mio conoscente, pieno di affetto e bene per sua moglie, ha speso l’equivalente di una casa a due piani per aiutarla a morire con meno sofferenze possibili e dignitosamente. Ora lui con sobrietà sta cercando di terminare di pagare i debiti e passa ore misere con astinenze esasperate che lo stanno accompagnando verso la sua falce.

Un altro mio conoscente è morto ben assistito perché molto amato da amici che si sono impegnati al massimo e con molto amore per alleviare le sue sofferenze ed attenuare lo strazio del momento dell’addio.

Già solo questi due esempi mostrano che effettivamente la morte è un lusso. Ma è sempre stato così o certi eventi nelle società che ci hanno preceduto andavano diversamente?

Qualche secolo fa epidemie falciavano endemicamente le popolazioni. L’igiene era ignota, ma in modo più o meno grossolano era stato intuita la necessità di difendersi dal contagio mettendo i malati in un unico posto, dove i più forti o fortunati venivano aiutati a guarire e la maggioranza a morire. Oltre tutto queste epidemie erano corollario di guerre ed invasioni: come sempre i dolori sono come le ciliegie. Davano la colpa al Creatore che puniva peccati, ma erano i peccatori la causa di tutto, non Dio.

Sorsero i lazzaretti e da questi si sviluppò poi l’idea degli ospedali, ma gli ospedali costano soldi e fatiche! E qualcuno si è anche accorto che con gli ospedali, condotti con strategie astute, ci si può anche arricchire. Quello che un tempo era un atto caritativo diventa un atto speculativo. È va là che vai bene. Ti stimano benefattore e ti ritrovi le tasche piene d’oro.

Il morto va poi sepolto ed ecco che vien fuori il pesante onere di onorare il defunto. Che facciamo? Il defunto non può essere messo in un condominio nell’attesa della sepoltura. Il condominio è studiato a misura di adulto vivente e sano. In orizzontale su certe rampe di scale condominiali non si passa e talvolta il morto viene calato dalla finestra. Più pratico un obitorio. Ma quello dell’ospedale non è più quello di un tempo. È lugubre, anonimo, quasi offensivo nei confronti della salma. Se paghi, vai in uno privato e questo è come una “americanata” molto costosa, dove vieni addirittura reso bello da abili truccatori. Vedi che morire è un lusso?

Vuoi morire a casa tua? Se non c’è tanto amore che ti circonda… Vuoi morire in un hospice? Devi essere un caso speciale. A leggere le cronache odierne sembra che il luogo dove è più facile morire sia la strada. La fantasia più lugubre non riesce a far fronte alla varietà di incidenti mortali che costellano le nostre strade. Pensa: i tuoi simili sono capaci di farti cadere in testa anche un ponte tanto si preoccupano di farti morire “a gratis”, come si suol dire.

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