Come spesso accade quando una persona conosciuta muore, dai recessi misteriosi della nostra memoria riaffiorano immagini, parole e fatti risalenti anche a tempi lontanissimi. Mi è capitato ancora di recente quando, appresa la notizia della morte di Dario Fo, protagonista tra i più vitali e dissacranti del nostro teatro, la mia memoria è volata ai primi anni Settanta quando presso il Circolo Coop di Belforte venivano presentati i suoi spettacoli. A noi più giovani toccava montare e smontare tutto per trasformare il bocciodromo (oggi bowling) in teatro. Il nostro lavoro (volontario ovviamente) cominciava fin dal mattino presto perché prima bisognava arrotolare le lunghe “piste” (in pesante linoleum, se non ricordo male) e poi disporre ordinatamente il palco e centinaia di sedie in legno, pieghevoli. Al termine dello spettacolo c’era l’immancabile dibattito che spesso si trascinava fino ad ore piccolissime. E dopo aver ricevuto da Dario Fo il “compenso”, consistente in un suo tipico sorriso e un “grazie compagni”, ci rimettevamo all’opera ripiegando e riordinando le sedie, smontando il “palcoscenico”, raccogliendo centinaia di mozziconi di sigaretta (allora si poteva fumare ovunque), riposizionando le piste delle bocce sotto l’occhio vigile dei responsabili del Circolo. Poi alla fine, mentre ormai stava albeggiando, si tornava a casa concedendoci qualche ora di sonno.
Al ricordo personale su quella stagione ne intreccio altri ereditati da mio suocero Aldo Pedroletti e da suo fratello Franco. A loro devo la conoscenza di alcuni particolari sulla vita di Franca Rame che fu poi inseparabile compagna di Dario Fo. Franca aveva trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza qui a Varese tra i vicoli di Biumo Inferiore dopo che i Rame, una famiglia di marionettisti e attori girovaghi, aveva scelto Varese come dimora fissa. Le due famiglie abitavano a pochi metri l’una dall’altra: i Pedroletti sul lato sinistro di via Walder; i Rame sul lato opposto nel caseggiato con due ingressi, uno da via Walder l’altro da via Frasconi.
Zio Franco, di un anno più vecchio di Franca, ricorda ancora entusiasta i giochi in cortile e le sgomitate tra ragazzi per farsi notare dalla “bella Franca” o per conquistare, almeno da comparse, un posto vicino a lei negli spettacoli allestiti nel “teatro” di via De Cristoforis.
Mio suocero invece, da esperto decoratore qual era, si soffermava di più sugli aspetti artistici descrivendo le caratteristiche del teatro smontabile e l’originalità delle scene e dei costumi. La semplicità o la povertà dei mezzi nulla toglieva al fascino suscitato dalla messa in scena di spettacoli anche impegnativi. Tutto si svolgeva nel cortile di una trattoria situata in fondo a via De Cristoforis in quell’area di fronte a via Frasconi dove, nel dopoguerra, è stato costruito un grande palazzone.
A quanto si racconta è proprio su quel piccolo palco che Dario Fo e Franca Rame si incontrarono per la prima volta cominciando un percorso artistico e sentimentale che li avrebbe accompagnati per tutta la vita.
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