In questi anni più volte mi è stato chiesto di affidare a un libro le mie “memorie” di cronista a Varese per oltre mezzo secolo. Non ho mai voluto aderire agli inviti per le difficoltà che troverei nel dare testimonianza di eventi che per molti sono stati grande problema personale e sui quali il tempo non ha offerto certezze. Non ho nessun diritto di giudicare o di raccontare superficialmente per esempio situazioni che hanno visto la magistratura prendere decisioni in contrasto l’una con l’altra.
Il ragazzino che è sempre stato in me potrebbe al massimo farsi convincere per una passerella del sorriso, impegnarsi cioè nel recupero di amenità, gaffe, errori, disavventure che sono stati il tormento di protagonisti della cronaca, giornalisti compresi: infatti radio, carta stampata, tv e oggi il grande mondo web non si sono mai fatti mancare nulla nelle vaste praterie delle sviste e delle sciocchezze. Non siamo al livello dei politici odierni, però davvero i nostri pascoli sono abbondanti.
Un viaggio, una riscoperta del mondo degli errori che possono far sorridere e non creano sicuramente danni o imbarazzi di sorta sarebbero qui da noi comunque non facili perché abbiamo marciato nel tempo, abbiamo affrontato e “letto” problemi e situazioni avendo come originalissimo interprete di fiducia, quindi come riferimento credibile, un uomo di grande cultura come Gaspare Morgione. Il suo umorismo, la sua capacità di far sorridere uniti a intelligenza e umanità ci hanno sempre permesso una lettura più serena e consapevole del diario delle nostre vite e spesso hanno rappresentato uno stimolo per l’intera collettività.
Il termine progressista è stato una scoperta di massa di questi ultimi anni ed è adattabile a reduci da militanze o addirittura a volte anche opposte. Morgione è sempre stato un autentico, moderno progressista e lo era già quando lo conobbi nella primavera del 1963.
A Varese ho avuto modo di conoscere un altro uomo del sorriso, dell’ironia, che graffiava, stimolava, criticava ma aveva egli pure un cuore immenso: l’avvocato Luigi Bombaglio, schieratissimo a destra. Morgione lo stimava, ma non riusciva a capire come potesse avere aderito al fascismo. Consigliere comunale a Palazzo Estense per il Msi, Bombaglio era rientrato dalla prigionia in India a conflitto mondiale finito da un pezzo: non aveva quindi partecipato alla guerra civile. Il suo spessore umano e la sua autonomia di giudizio, rivelatasi nei confronti del partito già ai tempi in cui frequentava l’Università, lo fecero accogliere molto bene in Consiglio comunale, ma fu anche la città a stimarlo subito quando l’avvocato le si rivelò scrittore e poeta di notevole sensibilità e legato alle vicende locali.
Ricordo Morgione e Bombaglio proprio oggi quando vediamo la vecchia guardia leghista impegnata a fronteggiare il ruggente clan salviniano delle felpe e del randello (verbale) che cerca di conquistare il cuore antico del movimento, il Varesotto.
Morgione e Bombaglio non risparmiarono mai le loro pungenti critiche alla Lega che essi mandavano a segno attraverso vignette, racconti, poesie. Un divertente componimento, tutto in versi bosini, di Luigi Bombaglio ebbi modo di registrarlo durante la mia positiva esperienza professionale a Rete 55, ma il nastro andò perso in occasione del trasloco dell’emittente da Varese a Gornate.
Fu lo stesso Bombaglio a recitare i versi: raccontavano del dramma di un leghista che ricevendo una trasfusione di sangue si era accorto che il donatore era meridionale. E quando ebbe conferma, ecco il nostro eroe rifiutare il “mescolamento” e morire dissanguato.
A questo punto l’autore della poesia abbandonava nel testo il dialetto per affidarsi all’italiano: “La morale in lingua. La morale bisogna dirla: nascere lombardo per morire pirla”.
Caro e antico Luigi, penso che il tuo essere conservatore democratico, molto democratico, sia sempre d’attualità. Come il progressismo dell’altrettanto indimenticabile Gaspare che ci offrì in una battuta una perfetta sintesi di situazioni oggi ingigantite dall’attualità: “Noi razzisti? Sono loro che sono neri”.
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