Diciamo la verità, dopo la bella vittoria del centrosinistra molti si aspettavano che le difficoltà per il neo sindaco Davide Galimberti sarebbero eventualmente arrivate da Varese 2.0, alleato civico del Pd. Non so quante volte ho dovuto ripetere che questo Movimento ci avrebbe magari messo un po’ di tempo per entrare nei meccanismi amministrativi ma però costituiva una salutare ventata di novità per il solito tran-tran politico. Se fossero uguali ai partiti, insistevo, non avrebbero rappresentato il valore aggiunto sufficiente per vincere.
Non avevo però immaginato che i guai sarebbero nati all’interno del Pd. Oh, certo, prevedevo che la scelta degli assessori (e delle altre cariche connesse all’avvio del mandato) avrebbe, come sempre, causato dei problemi. Stavolta ancora di più visto che il sindaco voleva giustamente costituire una giunta largamente composta da persone estranee ai partiti con Daniele Zanzi come suo vice. Ma la situazione si è fatta più complicata. Abbiamo tre consiglieri Pd che sistematicamente votano “contro” e questo non va bene. Le discussioni, anche aspre, sono inevitabili ma debbono essere fatte nel partito e nella coalizione senza conseguenze sull’Istituzione.
È anche necessario mettere un punto fermo sul rapporto con la Lega civica di Malerba. Se c’è un’intesa è bene ammetterlo e dire di che cosa si tratta. Sarei stato contrario ad una alleanza che avesse portato la Lega civica in giunta. Non trovo nulla di male che Malerba sia diventato presidente del Consiglio. Questo ruolo conta poco a Varese se non è un accordo politico. Se lo diventasse bisognerebbe discuterlo nella coalizione e dichiararlo apertamente. In Regione, nella cosiddetta Prima Repubblica, era normale attribuire questa carica (molto importante a Milano) all’opposizione comunista. A Roma abbiamo avuto come presidenti della Camera dei Deputati alcune grandi personalità di minoranza del calibro di Nilde Iotti e Pietro Ingrao.
Sul caso Molina è bene rimarcare che è tutto nato ai tempi della giunta Fontana e che sarebbe paradossale se le responsabilità negative finissero sulle spalle dell’attuale giunta. Per evitare che ciò avvenga è indispensabile che si porti fino in fondo (finalmente si è cominciato) il dovuto chiarimento nelle forme e nei luoghi giusti con la massima trasparenza possibile.
Varese sta probabilmente per mettere la parola fine all’annosa questione del degrado fra le due stazioni, altre importanti opere sono in cantiere ma i cittadini si sentono rassicurati solo se c’è concordia nella compagine che guida la città. Quando gli alleati civici dovessero, per pura ipotesi, assumere delle posizioni fortemente critiche sarebbe difficile richiamarli alla lealtà di coalizione se dentro il Pd persisterà la situazione di oggi. E come non vedere qualche inquietudine, del resto non sorprendente in questi casi, nella stessa lista del sindaco?
Si affrontino con decisione questi questioni. Si attui un deciso rinnovamento di metodo e di amministrazione dopo il dominio pluridecennale della Lega. E’ compito anzitutto di Galimberti. Il suo ottimismo contagioso, la sua passione, credibilità e capacità di lavoro sono stati le chiavi decisive del successo ma possono alla fine vanificarsi se mancherà l’impulso critico e autocritico necessario per “resettare” certe situazioni anomali.
Qualcuno potrebbe dirmi che ho sbagliato ad evidenziare queste pecche. Se così fosse non ha capito che tutto questo è già una preoccupazione comune ai varesini più attenti e riflessivi.
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