So di usare toni allarmati, ma come è possibile concentrare tutta l’energia politica e morale di un popolo come il nostro sul cambiamento costituzionale, come se nella sua improvvisazione divisiva quell’elenco di 47 articoli modificati avesse un valore taumaturgico? Come non rimettere con i piedi per terra le priorità che riguardano il futuro e la permanenza della nostra civiltà sul pianeta e la necessaria partecipazione democratica da utilizzare per la soluzione dei problemi, anziché ridurne la portata ai fini di una maggior libertà di comando?
rovo molto poco educativo che la classe politica venga distolta da un futuro drammatico per limitarsi ad assicurare continuità ad un presente che si riempie ogni giorno di più di guerre, ingiustizie sociali, degrado naturale. Per restare alla notizia clamorosa di questa settimana sul superamento di 400 ppm di gas climalteranti in atmosfera, ci si rende conto di cosa significhi che, dopo la Cop 21 di Parigi di un anno fa, non stia accadendo alcunché per decarbonizzare l’economia e, con la riduzione delle combustioni fossili (gas, carbone, petrolio), ridurre la minaccia degli eventi catastrofici che, al solito, lambiranno le contrade italiane d’inverno?
L’Organizzazione Meteorologica Mondiale il 24 Ottobre ha confermato che siamo entrati in una “nuova era per il clima”, con dati allarmanti sia sulla concentrazione di CO2 che sulle temperature. “La ‘nuova era per il clima’ avrà sicuramente impatti molto importanti e potrebbe cambiare profondamente la geopolitica e la vita sul Pianeta. La soglia di 400 ppm – registrata alle Hawaii – era stata superata per la prima volta come valore medio annuale lo scorso anno e si trattava della concentrazione più alta in 58 anni di misurazioni. Ora in pratica diventa il nuovo minimo. Ralph Keeling, a capo del programma di monitoraggio della CO2 allo Scripps Institute for Oceanography, non ha dubbi: “è possibile che ottobre scenda sotto i 400 ppm? Quasi impossibile”, scrive sul sito dell’istituto. “
Negli ultimi 20 anni ci sono stati solo 4 anni (2002, 2008, 2009 e 2012) nei quali a ottobre la concentrazione mensile era più bassa di settembre. Tuttavia in quegli anni il calo era di 0,45 ppm, quantità che non sarebbe abbastanza per far registrare una concentrazione inferiore a 400 ppm a ottobre di quest’anno”. Siamo ancora in tempo per “decidere” se questi cambiamenti potranno essere metabolizzabili dagli ecosistemi e dalla civilizzazione umana o no. I record non si contano più: 3 anni di seguito (incluso quello in corso) saranno i più caldi mai registrati, la concentrazione di CO2 in atmosfera è stabilmente sulle 400 parti per milione, una concentrazione molto più alta di quella registrata da milioni di anni. Mese per mese i record si susseguono, destando enorme preoccupazione nella comunità scientifica.
La politica non può fingere di occuparsene mettendo sempre altro all’ordine del giorno: se ne deve occupare davvero. Il 4 novembre entrerà in vigore l’Accordo di Parigi, vorremmo che per quel giorno tutti fossero pronti non solo a mantenere le proprie, inadeguate promesse, ma a incrementare esponenzialmente gli sforzi per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. Questo vuol dire dare l’avvio a un vero e proprio new deal, perché cominci l’Età del Sole eliminando i combustibili fossili e puntando tutto sulle energie rinnovabili, la riduzione dei consumi e l’efficienza energetica. Rispondere alla grande minaccia del cambiamento climatico creando, insieme, nuove opportunità di lavoro e giustizia sociale è l’unica strada percorribile: mi auguro che questa sfida venga colta da tutti, comunità, Paesi, Governi e mondo dell’economia.
I cambiamenti climatici che potrebbero innescarsi nei prossimi anni – è impossibile prevedere una data precisa – potrebbero mettere a rischio la sopravvivenza di numerose specie animali e vegetali, portando all’estinzione di un quarto delle specie entro il 2050. Secondo alcune stime i tassi di estinzione sarebbero aumentati di addirittura mille volte rispetto all’epoca dell’Homo Sapiens. Sulla terra convivono attualmente circa 100 milioni di specie, delle quali ogni anno se ne estinguono 10mila, pari allo 0,01%. I cambiamenti climatici potrebbero accelerare enormemente questo processo, anche andando a rompere i delicati equilibri delle catene alimentari. Il 5 Novembre papa Francesco ha convocato a Roma i movimenti che hanno a cuore “la casa comune”. Una data a mio parere assai più significativa e positiva di un 4 dicembre referendario, annunciato come la resa dei conti tra posizioni che sono rese inconciliabili dalla perdita di contatto con la realtà sociale.
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