Dopo quelle di Fontana, saranno giunte comunali con le ragnatele nella cassaforte anche quelle di Galimberti, che però è stato svelto come un gatto ad acchiappare un piccolo finanziamento governativo esteso a opere pubbliche nelle città della periferia italiana.
A fronte dei tanti progetti della Lega, veri sogni in tempo di carestia municipale, la manciatina di milioni ottenuta da Galimberti permetterà una serie di piccoli interventi di “avvicinamento”, non di fusione, tra le due stazioni ferroviarie.
Certamente nulla a che fare rispetto alle esercitazioni urbanistiche studiate nel quadro di una organica sistemazione e gestione del territorio che l’ex assessore Binelli ha voluto ricordare per sottolineare le briciole raccolte dal sindaco Galimberti.
Binelli è stato in perfetta linea di navigazione con Fontana e il resto della squadra, cioè esemplare per onestà, ma nel tempo si è sorbito non pochi missili dai professionisti dell’urbanistica per via di mancate scelte relative a possibili nuovi assetti della città.
È anche probabile che in particolari situazioni a Varese ci si sia piegati ai dittatori regionali, come sembra per il mancato trasferimento dei due ospedali a Bizzozero, costato altre colate di cemento in una zona che meritava ben altra attenzione da parte di chi avrebbe dovuto avere a cuore la nostra Varese. E per la quale non sono un errore irreparabile gli spiccioli di Roma, che hanno il pregio di presentarsi come primi piccoli passi dopo una triste, lunga immobilità.
Con Binelli non vogliamo comunque fare polemica, perché con riserbo e rispetto della legge ha centrato il riscatto di alcune pagine nere dell’assessorato che risalgono alla Prima Repubblica, quando accadeva che a volte per comperare o vendere o edificare aree si doveva “passare” da politici estranei all’ambiente dell’assessorato, totalmente estraneo al giro del mercatino nero del mattone.
E a proposito di Giubiano e del nuovo ospedale Del Ponte, che avrebbe dovuto far felici le nostre famiglie per l’assoluta modernità di tutti gli aspetti dell’assistenza pediatrica, la cronaca ha fatto registrare un duro scontro tra i promotori del “Ponte del Sorriso” e l’assessore regionale alla sanità Gallera e Bravi, il riferimento di Milano per l operatività sanitaria nella nostra zona. Dove cambiano sigle e magari tipo di servizio in un ciclone di denominazioni e mutamenti presentati come se fossimo una comunità anglosassone. Il tutto per la gioia della maggior parte della nostra gente.
Dopo l’annuncio di Palazzo Lombardia di un nuovo piano operativo – ogni novità ai giorni nostri nasconde un ridimensionamento – ecco la risposta da parte di chi da anni si impegna per Varese centro pilota della pediatria: una raccolta di firme contro inaccettabili variazioni del progetto.
L’iniziativa ha destato qualche preoccupazione e così Gallera e Bravi sono scesi in campo per una replica che li ha visti perdenti come interlocutori di gente che non ha dimenticato nulla della vicenda, che ha dimostrato di avere cultura pediatrica, che ha dedicato anni di impegno e di rapporti con la città per raccogliere importanti fondi.
Un brutto ko per i proconsoli meneghini che la favola questa vota non l’hanno raccontata alla solita Varese molto distratta sul problema degli ospedali. La Varese del cuore è infatti molto più attenta e potente di quanto si possa immaginare dal momento che ne fanno parte, senza cercare la ribalta, anche personalità influenti. L’ammirevole e grande clan del “Sorriso” è fatto di gente alla quale piace il rispetto della parola data.
Milano sta maltrattando da tempo la nostra sanità, se dopo il ridimensionamento del “Circolo” si passa a quello del Del Ponte si può guardare a un futuro politico sempre più nuovo, quieto ma nel segno di ripensamenti, di un dialogo costruttivo con chi veramente voglia lavorare a favore della comunità con chiarezza assoluta e senza mai dimenticare che la città del lavoro di parole ne ha sentite abbastanza.
Nessuno ha la verità in tasca soprattutto in periodi difficili come quelli che viviamo, ma c’ è sicuramente una verità che si può a volte recuperare unendo le forze quando gli interessi generali della collettività lo richiedono fortemente.
Fare ideologia a tutti i costi oggi può essere l’interesse di pochi, un percorso che sembra superato nell’intero Paese. Rimangono però importanti presenza attiva e partecipazione delle opposizioni.
La strisciante e almeno in apparenza non sempre convincente riforma della sanità sino a oggi a Varese ha visto nel Ponte del Sorriso i primi reali oppositori quando per esempio sindaci del Verbano più volte hanno già alzato la testa per contestare, per avere spiegazioni dalla Regione sulle scelte sanitarie.
Allora alla fine ci si può azzuffare anche sulle stazioni, ma è tempo che il sindaco e l’intero consiglio comunale dopo anni di ignavia, di genuflessioni imposte dai partiti, comincino a pretendere da Milano tutta la verità su quello che si presenta come un dramma: l’assistenza sanitaria che va incontro a tagli pesanti perché non ci sono più soldi. Una realtà che i politici nascondono e che deformano con il teatrino della riforma.
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