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Noterelle

COGLIERE I DONI

EMILIO CORBETTA - 21/10/2016

anzianaUna mia amica, una figura di donna minuta, con capelli grigi, di aspetto modesto, favolosa nel suo cuore, mi ha detto: “È bello diventare vecchi. È bello invecchiare. Sarò un sentimentalone ma mi ha commosso e, quando ci ripenso, nuovamente mi commuovo. Io, abituato spesso a sentir dire: “Non diventi vecchio. È duro invecchiare. Ogni giorno c’è sempre qualche nuovo dolore, qualche nuova prova”., sono rimasto un poco interdetto a questa uscita della mia amica.

È una fortunata questa donna? È una che ha passato una vita tutta felice? È una benedetta a cui tutto è andato favolosamente sempre bene? Invece no! Il suo vivere è stato pieno di grandi prove, che lei ha saputo affrontare; ma come?

Lei, che non posso definire felice ma senz’altro molto serena, col suo volto che esprime dolcezza, portato al sorriso, un volto che esprime sentimenti positivi, al contrario di quello di molti suoi coetanei impregnati di pessimismo e di sofferenza (i lati esterni della bocca rivolti verso il basso, le rughe frontali marcate e cupe, le sopracciglia aggrottate che indicano profondi crucci  interiori, durezza acquisita nell’animo, scontentezza della situazione che vivono.)

Quali doni ha dunque nel cuore questa mia donnina che invece è felice d’invecchiare e non teme il terminare della vita?

Posso fare solo delle ipotesi: senz’altro ha dentro una buona sensibilità poetica. E questo l’avevo notato anche in incontri precedenti: una notevole capacità di cogliere le caratteristiche positive della realtà che ci circonda, un saper cogliere il dono di ogni momento, di ogni evento, della vita quotidiana. Sta facendo la spesa? Bello incontrare tante persone ed assaporare i rapporti con tutti. È in un ufficio per delle pratiche? Anche lì nascono momenti di incontro, di scambio reciproco con quelle persone costrette a stare ore prolungate su scartoffie esasperanti. Un breve viaggio in auto? Bellissimo gustare nuovamente i noti paesaggi, ma illuminati da luci diverse a seconda dell’ora della giornata o dal clima della stagione. Non parliamo poi di quando incontra i nipoti: momenti di grande gioia, di felicità vera.

Questo suggerisce un’altra ipotesi: ha dentro la grande carica di amore per la vita delle persone della famiglia, dei parenti anche i più lontani, degli amici, di tutti quelli che incontra nel suo vivere. Sa vedere il positivo nel prossimo pur sapendosi difendere dai maligni.

Immaginiamo ora che sia una credente. Felice nella sua carica di fede e nella sua confidenza con il Creatore, che giustifica così la vita in tutti i suoi risvolti, lungi da una fede basata sul “miracolismo”, ma ben capace di vedere l’intervento del mistero nella storia dell’umanità, nella vita passata e nei momenti che sta vivendo.

Proviamo ora a immaginare che sia un’atea? Ecco invece un’altra religiosità più profonda nel suo non credere e nella sua ricerca continua, razionale, oserei dire scientifica, della vita, della presenza umana sulla terra, della sofferenza dell’umanità, delle fatiche della scienza, della letteratura, dell’arte. E se invece è una agnostica? Ebbene lei gode giorno per giorno della vita, apprezzandola momento per momento sia negli eventi positivi che negativi, vivendo intensamente sia le gioie che i dolori. Ascoltare una bella melodia. Leggere lentamente, rileggere, sprofondarsi nei contenuti umani di una poesia, nelle metafore in essa descritte. Godere delle luci di un tramonto sul nostro lago. O vivere il trionfo dell’energia di un mezzogiorno estivo. O il dolce silenzio di una nevicata.

Qualunque sia il suo credere, questa mia amica è felice della vita vissuta in tutti i suoi momenti belli e dolorosi che l’hanno caratterizzata. L’intensità della sofferenza, delle angosce, delle speranze vissute per la grave malattia del suo uomo, che lei ha aiutato con tutte le sue capacità per farlo guarire, fiduciosa in ogni momento delle armi a sua disposizione. Felice per le trepidazioni che si vivono seguendo lo svolgersi degli eventi dei figli, e della vita dei figli dei figli. Felice del momento di gioia intensa quando era giovane e s’era innamorata del suo lui e con lui aveva fatto partire il grande albero della loro famiglia.

Sto facendo tante grossolane ipotesi cercando di capire il significato, che resta pur sempre misterioso, di quella semplice frase: è bello diventare vecchi. Frase detta in un sussurro, ma che è un urlo immenso di gratitudine alla vita, che purtroppo sfortunatamente non tutti  sappiamo “urlare”.

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