(C) Veramente ho addosso una forma di influenza.
(S) Sarà l’invidia per la Juve che vince a Lione o la paura per lo scontro diretto Milan – Juve di sabato. Non farti illusioni, la fortuna prima o poi finisce.
(C) Non ho guardato la partita, non mi sono nemmeno informato, se non la mattina dopo. Ero preso da i “I Medici”. Interessante, una fiction all’americana, girata in inglese, ritmo serrato, niente inutili buonismi, sesso quanto basta, mai volgare; la storia ‘vera’ sarebbe un po’ più meschina ma pazienza. E’ un prodotto vendibile in America, in Europa, in Asia. Non ha nemmeno il difetto di parlare di mafia e di piovra, nessuno si può lamentare che le edulcorate vicende di Medici e Albizzi danneggino l’immagine del Paese.
(S) Dei fiorentini, forse un pochino, tenendo conto che mentre andava in onda in Italia, il più illustre dei fiorentini di oggi era alla corte di Obama, il timoniere del mondo, dove ha ricevuto onori inaspettati e una bella mano per superare lo scoglio del referendum.
(C) Hmmm, convinzione o adulazione? Vi sembrerà strano, ma io penso che in questo momento abbia più bisogno Obama dell’Italia che Renzi degli Stati Uniti. Il voto Usa è tra due settimane e la vittoria democratica non è ancora nel carniere, le vicende mediorientali e quelle russe son tutt’altro che tranquille; il dono portato da Renzi sono i pochi soldati mandati in Lituania, al confine con la Russia. Un gesto di esplicita sottomissione agli interessi americani e a quelli di Clinton in particolare.
(O) Sostieni che le penne del pavone di cui stampa amica e Rai hanno rivestito Renzi sono posticce e destinate a cadere alla prima mossa?
(C) Anche se il pavone fosse autentico, devo ricordare che nel mondo antico quando i tacchini se ne stavano sicuri e beati in America e non era stato inventato il Giorno del Ringraziamento, i pavoni finivano in pentola nei conviti trimalcioneschi. Non vedo vie di ritirata, se non la modifica, anzi la promessa della modifica della legge elettorale, in un senso tale da accontentare la minoranza dem, mantenendo ai margini M5S e centro destra. Per una via d’uscita proporzionalista, stile Prima Repubblica, non c’è tempo, né voglia. Né maggioranza. Aggiungo che il proporzionale puro non piacerebbe nemmeno a me; non c’è più la cultura dell’incontro e della collaborazione.
(S) Resto convinto che alla fine vincerà il sì. Magari capendoci poco, ma la gente non si farà scappare l’occasione di dare un colpo a questa politica. Il voto referendario ribalta le previsioni, vedi Brexit e Colombia
(C ) Se ciò accadesse, occorrerebbe mettere mano ad una riforma delle modalità di elezione degli organi di garanzia. Chi dice che non potrebbero essere eletti direttamente dal popolo con un sistema proporzionale e non da un Parlamento maggioritario?
(S) Vedo la cosa possibile per Corte Costituzionale e Consiglio Superiore della Magistratura, ma il Presidente della Repubblica?
(C) Questo potrebbe essere eletto in ballottaggio dal popolo, tra due, massimo tre candidati, indicati dal parlamento in seduta comune, mantenendo le competenze attuali, che a volerle esercitare non sono così miserelle. L’elezione diretta farebbe del Presidente il vero rappresentante della Nazione. E il partito proponente dovrebbe indicare un candidato unificante, piuttosto che divisivo.
Meditate, amici, se questa ipotesi non dovrebbe essere la prima scelta e non un tentativo di rappezzo.
(O) Onirio Desti, (S) Sebastiano Conformi, (C ) Costante
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