Varese decenni or sono era ben dotata quanto a sale riservate agli spettacoli, ricordo bene però che la città era priva di un teatro vero e proprio, le cui funzioni erano svolte da un cine-teatro, l’Impero, nato peraltro per ospitare riviste, commedie e avanspettacoli, oltre che normali proiezioni di film. Varese rimpiange ancora oggi la sua piccola Scala e a buona ragione vista l’attività culturale che, secondo antica tradizione, si svolge in molte città lombarde di provincia che il loro teatro tradizionale se lo tengono bene stretto e ne fanno addirittura il centro d’attrazione della lunga stagione del freddo e delle nebbie.
Il ricordo, la nostalgia del vecchio Sociale che sorgeva nel cuore della città hanno fatto scorrere fiumi di inchiostro e riportato alla ribalta annose polemiche e sempre fanno riaprire una vecchia ferita. In tempi recenti sembrava che si fosse aperto uno spiraglio: dopo avere riflettuto per alcuni lustri e intuendo di essere vicini a un personale fine corsa, ci sono stati politici che spremendo le meningi sul problema di una decente e soprattutto definitiva sistemazione urbanistica di piazza Repubblica, hanno pensato pure a una dignitosa sede per il teatro.
Se la questione non fosse stata attenuata dal piccolo ma comunque dignitoso palatenda voluto dal sindaco Fumagalli, forse ci sarebbero state le barricate, ma nel nome di Mario Apollonio, bresciano, grande storico del teatro, si rimediò appunto con una struttura che ha consentito di ospitare spettacoli con artisti di notevole livello.
Leggendo che Augusto Caravati, che ha superato la crisi del cinema trasformando l’Impero in un frequentato multisala, riaprirà il Vela per ospitare una compagnia che presenta opere di Gilberto Govi, altri nomi di impianti e strutture mi hanno ricordato quanto sia cresciuta, anche per merito dei privati, l’attività teatrale nella nostra città e come alcune strutture siano rimaste chiuse mentre potrebbero essere riutilizzate, messe a disposizione di chi vuol fare o studiare teatro e non ha i mezzi finanziari.
C’è una sala, l’ ex cine Vittoria in via Bagaini, che potrebbe rientrare nel circuito, mentre non va dimenticato il grande locale aperto a Bizzozero che ha un retropalco da primato come spazio. L’aveva realizzato con il nome Arca Augusto Caravati in un momento di grande espansione delle proiezioni cinematografiche: oggi è il sacro tempio di una quantità di giocatori di bingo, il divertente “azzardo” di famiglia tollerato da tutti e come tale praticato appunto in massa. E il Nuovo, ancora in attività…
Oggi si fanno bilanci, previsioni, ipotesi sul nuovo teatro a Varese quando il locale c’è già, è in posizione centrale e strategica, vicino alle stazioni e relativi parcheggi. È una struttura né vecchia né malandata e ha una caratteristica eccezionale: in termini di acustica è perfetta, da record dicono gli esperti. I lavori di riadattamento comporterebbero una piccola riduzione di posti: è l’ex Politeama.
Inserendo il locale nel piano di riqualificazione delle stazioni si migliorerebbe l’urbanistica cittadina, si recupererebbe alla cultura una struttura molto importante, non più avventizia come il teatro tenda.
Il Politeama è stato donato alla Fondazione Molina, si presenta dunque una triplice opportunità: pagarne il giusto prezzo alla Fondazione, ridare alla città dopo 60 anni il suo teatro, trovare una soluzione intelligente e soddisfacente per tutti. Avere un credito, di qualsiasi tipo, con la città che tanto lo ama, sarebbe per il Molina la donazione delle donazioni.
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