Forse per il nuovo sindaco Davide Galimberti, dopo quattro mesi di governo cittadino, è arrivato il momento di fare ufficialmente il punto sullo stato complessivo della città, sull’eredità, pesante, raccolta dalle giunte precedenti di centrodestra, sulle molte criticità aperte, sulle soluzioni da adottare nel contingente e sui progetti ragionevolmente ipotizzabili per il futuro.
Dal 19 giugno, giorno del successo elettorale, molto è stato fatto: per i servizi educativi; nella partecipazione al bando nazionale per il progetto stazioni; nel dare compimento all’installazione di nuove telecamere agli ingressi di Varese (progetto avviato già dalla giunta Fontana ); nel via libera a una revisione partecipata del Pgt ,il piano di gestione del territorio strumento fondamentale per il futuro della città vista all’interno di un’area territoriale più vasta di quella definita dai confini storici comunali. E altro ancora come la rivisitazione del progetto di una delle tante arabe fenici varesine ovvero il multipiano di via Sempione ai nastri di partenza da almeno un lustro, l’accensione di alcuni semafori a rischio oltre il canonico orario della 23.
Era in qualche misura inevitabile che questo primo lotto di interventi – qualcuno certo lo abbiamo dimenticato – avvenisse in un clima di emergenza inseguendo questa o quella necessità. Con le gazzette locali sempre pronte a fare da cassa di risonanza acritica a tutto quanto viene proposto o progettato a staffetta dai vertici di Palazzo Estense in una sorta di convulsione mediatica che, alla fine, più che chiarire spesso disorienta e indispettisce i cittadini.
Oggi a nostro modestissimo avviso per la giunta Galimberti è arrivato il momento di svestire i panni dello scattista e indossare invece quelli del mezzofondista e del fondista. Perché è tempo di stilare un inventario preciso e ragionevole di ciò che può essere raggiunto a breve e di ciò che invece sarà realizzabile in tempi lunghi. Mischiare continuamente le carte non giova. Bisogna dire con chiarezza che il Pgt, il rifacimento degli impianti di illuminazione pubblica; la sistemazione di Piazza della Repubblica con il recupero della Caserma Garibaldi frutto di un cervellotico masterplan; la soluzione del rebus viabilistico di Largo Flaiano, non sono affatto dietro l’angolo perché molto c’è ancora da studiare e quindi molto da decidere. Del resto come dicevano i nostri nonni: “presto e bene mai si conviene”.
Ragionevolmente presto e speriamo anche bene si può fare invece su terreni ad elevata criticità che non richiedono però cospicui investimenti. Come le manutenzioni, la sicurezza e la viabilità. Sulle prime da anni Varese paga un prezzo piuttosto alto. Lo stato di parecchi marciapiedi, di altrettante strade e di centinaia di tombini è penoso. E ancor più penosi sono i riparatori che, come negli anni cinquanta, gettano una palata di catrame nel buco e lo spianano con due colpi di pala. Per tornare alla prima pioggia esattamente come prima.
Il vicesindaco Daniele Zanzi ha di recente invitato a una maggior cura del verde privato che talvolta oscura lampioni, maschera la segnaletica verticale, invade strade, marciapiedi e ciclabili. Giusta preoccupazione la sua, ma l’esempio come si diceva un tempo “viene dall’alto”. Dal Palazzo da trent’anni a questa parte sono arrivate invece sciatteria e trascuratezza, anche nella gestione dei parchi pubblici. Inesorabilmente sono diventate costume, stile, abitudine al degrado. Come del resto l’uso scellerato delle auto e il conseguente parcheggio abusivo in particolare nelle ore notturne. Al punto che il sindaco Galimberti, in compagnia di altri esponenti della giunta, ha pensato bene di rendersi protagonista di un volantinaggio preventivo depositando sui parabrezza della auto un biglietto con l’invito, “ Vivi la movida senza multe”, ad utilizzare i cinquecento posti disponibili in Piazza Mercato anziché rischiare in centro una sanzione per sosta vietata. Iniziativa lodevole ma permeata da un eccesso di buonismo di cui francamente la città non ha in questo momento bisogno. Dato che il vero problema di fondo è di ripristinare al più presto le regole di una buona e rispettosa convivenza civile.
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