Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Il Mohicano

IL VOTO PARADOSSALE

ROCCO CORDI' - 13/10/2016

Villa Recalcati, sede della Provincia

Villa Recalcati, sede della Provincia

Si vota per il rinnovo del Consiglio Provinciale. Incredibile, ma vero! Si continua a votare per un Ente del quale – con squilli di tromba e rulli di tamburi – circa tre anni fa era stata decretata la abolizione. A farlo però non sono più i cittadini, ma i sindaci e i consiglieri comunali in carica. Si chiamano elezioni di “secondo grado” perché, tradotto in termini più semplici, il diritto di voto è stato tolto ai “governati” e trasferito ai “governanti”. Tocca solo a loro eleggere il nuovo Consiglio Provinciale.

Questo accade nonostante il varo di una legge costituzionale che cancella definitivamente le Province dal rango istituzionale. Ma allora perché non confrontarsi sul futuro della Amministrazione Provinciale? Perché non discutere apertamente su chi gestirà le materie di sua competenza e come? Perché non preoccuparsi del destino dei suoi dipendenti? Nessuna di questa domande è stata oggetto della campagna elettorale. Un gran parlare di liste e candidati ma i problemi veri sono rimasti nell’ombra, non per distrazione, ma perché ciò che interessa i contendenti è altro.

Infatti grande è la concentrazione sugli effetti “politici” del voto e, ancora di più, sui sedici posti in palio per la conquista dei quali sono in campo ben cinque liste: due legate al PD e tre di centrodestra. I primi sperano di conservare la maggioranza in Consiglio conquistata due anni fa e che aveva eletto presidente Gunnar Vincenzi. Auspicio ovviamente opposto a quello che anima le tre liste di centrodestra.

Se questi ultimi dovessero ottenere la maggioranza, presidente in carica resterebbe sempre Vincenzi. Eh sì, perché avendo la riforma separato la durata del Consiglio (due anni) da quella del presidente (quattro anni) è possibile che si formi una maggioranza diversa da quella che due anni prima aveva nominato il presidente. Si verrebbe così a creare una situazione paradossale figlia della smania riformatrice un tanto al chilo, ma anche di una cultura gestionale consociativa sancita stavolta per legge dagli stessi che, a seconda delle circostanze, la ripudiano.

Peccato. Poteva essere una buona occasione per parlare seriamente degli effetti prodotti da una riforme pasticciata e dei grandi temi di portata provinciale, ma a quanto pare le preoccupazioni di fondo dei soggetti in campo riguardano gli assetti di potere. In questa logica anche una poltrona di secondo grado è sempre meglio di niente, perché ti consente di restare nel circuito del grande gioco.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login