Tanti saluti alle valli. Difficile trovare il giusto accoppiamento di una corsa senza valli alla sua storica denominazione. Ma così è andata per la disputa della nostra superclassica del ciclismo per l’anno 2016.
Sorvolando sui dettagli di una certa illogicità, si può pur dire però che il fatto non ha poi costituito reato, se è vero, come lo è, che la deviazione dalla logica è pur servita a fornire Varese di una meravigliosa pubblicità televisiva.
Varese e i suoi dintorni: tutto uno splendore riportato sugli schermi? Dal lago al Sacro Monte con tanto di riferimento al riconoscimento nell’assegnazione del titolo di, più che meritato, Patrimonio dell’Umanità. Più paesaggio, insomma, che ciclismo.
E meno male che sia stato così dandosi la possibilità ai commentatori televisivi di proiettarsi nelle descrizioni paesaggistiche più che in quelle sportive. Sotto questo aspetto, infatti, la corsa ha avuto ben poco da dire proponendosi, forse, nell’edizione più monotona e priva di interesse di tutta la sua storia.
Priva di interesse per la mancanza di iniziative al punto che non restava ai cronisti che andare in cerca nel gruppo di qualche apparizione di un Aru piuttosto che di un Nibali nella vana speranza di qualche sobbalzo personale. Un lungo serpentone, dunque, che nelle non impervie salite o nelle altrettanto non certo ripide discese potessero rappresentare. Niente di niente, insomma, dal serpentone teso ad immedesimarsi nella quieta sonnolenza di uno a sonagli.
D’altro canto un tracciato ben differente da quella delle nostre valli che sia la Cuvia, la Ganna, la Ceresio o quant’ altro avrebbero ben potuto fornire per i concorrenti. Il percorso scelto al contrario, sembrava più idoneo all’immobilismo che a imprese personali consentendo oltretutto una velocità notevole opportunissima per bloccare spunti isolati.
Meglio, dunque, le nostre tre valli storiche del resto, anche assai idonee a magnificarsi anche sotto il profilo paesaggistico anche se non pari a quello dell’ultima edizione salvo che per quanto concernente il nucleo cittadino.
E meno male che proprio all’ultimo un paio di scatti abbia evitato l’arrivo in volata del gruppone, se non altro fornendo un duello tra Colbrelli e Ulissi.
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