A Firenze si è vista “una Chiesa in uscita”, pronta ad accogliere e a dialogare. Capace di riflettere anche sulle molte contraddizioni delle nostre comunità, spesso facili a giudicare chi prova a sperimentare sulla propria pelle dei passi in uscita.
Si tratta di uscire anche dai propri schemi, sporcandosi le mani e mettendoci la faccia. Già esprimersi in pubblico è un modo di uscire da sé – dal proprio riserbo e dal rispetto umano, dalla paura dell’altro e dall’autoreferenzialità – per mettere in campo le proprie idee che, unite a quelle degli altri, esprimono esperienze e speranze che possono diventare progetti, trasmettendosi a vicenda passione e inquietudine che mancano a molti…
È l’esperienza toccata ad Ernesto Olivero, fondatore del Sermig: A un certo punto della vita ho capito che saremmo dovuti ‘uscire’ dai nostri programmi, dal nostro modo di vedere, dalle nostre sicurezze. Ho capito – lentamente, ma decisamente – che per uscire da te stesso devi far entrare il mondo a casa tua. E nell’imprevisto accolto, abbiamo scoperto che Dio parla. Lì c’è il suo dito.…
Quello che il Papa continuamente chiede alla Chiesa, cosa implica nella nostra vita? Penso che ci venga domandato, anzitutto, di liberare le nostre strutture dal peso di un futuro che abbiamo già scritto, per aprirle all’ascolto delle parole dei nostri contemporanei, che ci risuonano anche dentro ai nostri cuori.
Inoltre siamo invitati ad ascoltare lo smarrimento della gente, di fronte alle scelte drastiche che la crisi globale impone. Non si può restare indifferenti quando le folle ti assediano, come assediavano Gesù. Ci è chiesta una risposta immediata, un intervento tempistico, una offerta di collaborazione che nasca dal compatire.
Per fare questo dobbiamo superare i nostri limiti, che sono gli imprevisti che vengono da dentro: sono gli stati d’animo, le paure, i condizionamenti che, a volte, possono fermarci.
Ma non ci mancano i supporti (la mente, l’intelligenza) che sono il vero motore per accogliere gli imprevisti. Anzi spesso, proprio in simili frangenti, si arriva a scoprire di avere a disposizione dei doni inestimabili, non foss’altro che… un supplemento di misericordia.
Del resto, quale sarebbe l’alternativa? Nascondersi, arrendersi? C’è chi lo fa, ma non è una strada percorribile: è un vicolo cieco! La Chiesa italiana in uscita chiede sempre più “conversione pastorale” e “prassi missionaria”.
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