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Zic & Zac

SALVATE LA SINDACA RAGGI

MARCO ZACCHERA - 07/10/2016

raggiChi mi conosce sa che sono di opposte preferenze politiche, ma devo esprimere la mia solidarietà al sindaco di Roma Virginia Raggi.

Noto da osservatore esterno che contro di lei è in atto una guerra per distruggerla e per poter così dimostrare che il cambiamento proposto dal M5S è una bufala e che quindi è meglio continuare comunque con i metodi e i partiti di sempre.

È chiaro che i 5 Stelle su Roma giocano una partita chiave, che se falliscono ci rimettono la faccia, che sono un nemico da abbattere ma nell’ottica del buon senso amministrativo e di quello che si diceva essere “il bene comune”. Oggi Roma ha un disperato bisogno di normalità

Invece fin dal primo giorno – anzi, ancora da ben prima delle elezioni – tutto ciò che per anni è stato il pane (e il companatico) della politica romana viene invece buttato addosso alla Raggi senza darle neppure la possibilità di ragionare.

Non mi sono convertito al M5S, vedo i limiti della loro proposta politica, ma cerco di essere obiettivo e so che un sindaco pur di buona volontà con le sue sole forze non può leggere e controllare decine di migliaia di determine dei suoi dirigenti (è la realtà romana) o trovare decine di tecnici bravi, limpidi e contemporaneamente competenti come purtroppo mai è stato in Campidoglio. Soprattutto non può risolvere in pochi giorni problemi enormi e che si trascinano da decenni di incuria – o peggio – nella gestione dei servizi.

Certo che c’è caos nei 5 Stelle, inadeguatezze, liti, sbagli anche grandi ma non c’è tregua per la Raggi: tutto è motivo di critica, di polemica, di boicottaggio contro di lei e questo non è giusto anche perché (vedi il caso di una sua presunta consulenza scorretta con una Asl) poi tutto finisce in nulla.

Quella sulle Olimpiadi, per esempio, è stata una polemica da manuale.

Quando l’allora premier Monti disse no ai giochi olimpici nessuno obiettò, anzi lo si lodò per il suo risparmio: la Raggi aveva detto chiaramente prima del voto che era contraria a organizzare delle Olimpiadi in una Roma in questo stato, ma adesso viene crocefissa, e probabilmente lo sarebbe stata comunque – al contrario – se avesse cambiato idea sostenendo che organizzarle sarebbe stato possibile.

Ricordo sempre che nel 1994, arrivando a Roma da fresco deputato, in piazza Venezia c’era un cantiere aperto “Metro di Roma, scavi linea C”. Ventidue anni dopo la linea C della metropolitana di Roma è ben lontana dall’essere terminata (e non è certo stata colpa della Raggi) ed è difficile pensare – ammesso e non concesso che le Olimpiadi sarebbero poi state effettivamente assegnate a Roma – che in otto anni la città potesse concretamente cambiare, eppure il “business” delle Olimpiadi faceva fremere i cuori dei palazzinari romani.

Se le Olimpiadi verranno assegnate – per esempio – a Budapest sarebbero forse una “mission” per il futuro di tutta l’Ungheria, ma non c’è certo bisogno dei Giochi per conoscere e visitare Roma dove – semmai – si chiede di poter vivere, muoversi, godere delle bellezze di una città eterna (?) piena di immondizie, degradata e fatiscente.

Il problema infatti non è il colore della casacca del sindaco, ma la struttura immutabile di un Comune che a Roma ha stratificato disastri a spese di tutta la nazione, dai lavori pubblici alla gestione del patrimonio, dai vigili urbani alle municipalizzate, dai dirigenti inamovibili ad un esercito sterminato di persone che vivono sull’amministrazione.

Continuo a pensare – soprattutto se la Raggi fallirà – che il caos romano sia tale che per ridurlo non sia logico pensare ad un sindaco, ma piuttosto alla figura di un commissario prefettizio con un mandato triennale con impegno tassativo a non poi candidarsi per qualsivoglia tipo di elezioni. Sarebbe forse l’unico modo per sganciare la politica dalla gestione della capitale e dare più forza a chi dovrebbe poter decidere senza essere soffocato dalle pressioni più o meno indebite.

Intanto lasciate vivere la Raggi, datele il tempo necessario perché provi a cambiare qualcosa e mettiamola alla prova, anche perché è difficile che faccia peggio di molti suoi predecessori e magari – alla fine – sarà pure stata un pochino più onesta.

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