A fianco del Teatro alla Scala e dove si apre anche il museo della storica struttura dedicata alla lirica, nei primi anni del secolo venne inaugurato il largo dedicato ad Antonio Ghiringhelli, figlio della nostra terra, il sovrintendente che guidando magistralmente il teatro milanese contribuì a recuperare nel mondo l’immagine dell’Italia della cultura e della democrazia.
Nei giorni scorsi i mass media milanesi hanno segnalato che il largo verrà pedonalizzato e ospiterà una statua di Giulio Ricordi, editore e compositore appartenente alla grande famiglia che fu al centro degli anni ruggenti della lirica. In un punto strategico della città ci sarà dunque uno spazio in più a disposizione dei milanesi e dei tanti turisti che visitano la Scala.
Tra le persone che in pochi anni dopo l’angoscioso buio della guerra riportarono Milano in pieno sole se citiamo Ghiringhelli dobbiamo ricordare anche Antonio Greppi di Angera, avvocato, primo sindaco di Milano liberata che nell’amico Ghiringhelli, di Brunello, imprenditore calzaturiero, vide l’uomo giusto per rilanciare subito la Scala,grande simbolo di Milano, che tra l’altro andava ricostruita.
Era un’altra Italia, impensabile accostarla a quella dei giorni che oggi viviamo: prima commissario straordinario per la ricostruzione, poi sovrintendente dal 1948 al 1972, Antonio Ghiringhelli, che aveva affidato al fratello la gestione della loro azienda, figurava a zero lire di compenso nell’elenco delle persone che a diverso titolo lavoravano per il Comune di Milano.
Era doveroso ricordare l’altro varesino che fece grande Milano, va pure evidenziata negli anni la continua attenzione di Angera al suo concittadino. Una attenzione che fa diventare davvero rumoroso, inaccettabile il silenzio di Varese. Un lungo silenzio In linea con la palude politico amministrativa dell’era leghista, ma non solo. Ghiringhelli studiò a Varese, fece anche il fattorino alle Poste e più volte gli capitò di recapitare telegrammi all’alta società lombarda e nazionale che affollava il Palace e il super hotel del Campo dei Fiori. Personaggi che anni dopo avrebbero assediato l’ex fattorino per avere palchi o biglietti alla Scala.
Non so chi abbia deciso di intitolare a Mario Apollonio il teatro tenda, mai ho contestato la scelta perché si tratta di un grande personaggio della cultura nazionale, un docente universitario innovativo, al quale dobbiamo una grande storia del teatro, resta il fatto che Antonio Ghiringhelli avrebbe meritato di più di quel poco che ha avuto, cioè alcune rievocazioni.
Si parla oggi del possibile abbattimento del teatro tenda, operazione improbabile a causa della crisi finanziaria, ma se ci sarà un altro edificio in grado di soddisfare tutte le esigenze che chiede un luogo di spettacolo c’è da sperare che esso pure sia sempre dedicato a Mario Apollonio che è stato appunto un grande della cultura.
Come a dire, a suggerire un percorso diverso ma ugualmente importante per riavere tra di noi un riferimento affascinante, un esempio di managerialità, di modernità, di avanguardia culturale e di servizio alla comunità come quello dato alla Lombardia, all’Italia da Antonio Ghiringhelli. Nel tempo a Milano molto si è scritto e ricordato di lui, noi l’abbiamo clamorosamente dimenticato. E tanto invece era l’amore per la sua terra: volle infatti anche essere tumulato nel cimitero di Brunello assieme ai familiari che gli erano particolarmente cari.
La vicenda personale di Antonio Ghiringhelli fu molto interessante e grazie alla nipote Stella all’inizio del secolo ebbi modo di raccontarla sulla rivista Lombardia Nord Ovest della Camera di Commercio(ALLEGATO).
Oggi, basta averne voglia, si può recuperare il grande esempio di vita e di attività di Ghiringhelli e farne un appuntamento culturale annuale o uno strumento di crescita individuale per i giovani.
Persino la politica, oggi poco amata, può trarne vantaggi dal momento che Ghiringhelli fu il primo imprenditore pubblico ad avere grande successo. E significativi furono pure la sua fedeltà e il suo amore per il socialismo. Appare ancora più strano che in una Varese riconoscente nei confronti di socialisti esemplari per esempio come Ambrosoli e Aldo Montoli, mai sia stata data reale consistenza al ricordo di un uomo del quale non si può che essere fieri.
La nostra città ama la musica e il bel canto, adesso si parla di una sorta di accademia musicale, assieme a quella culinaria, a Villa Mylius. Potrebbe allora spuntare una iniziativa, magari legata a un evento annuale di rilievo e destinato ai giovani, perché alla fine ci si accorga della grandezza di un personaggio che non meritava l’oblio. Un oblio nel segno di una reale incultura.
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