A chi chiedeva, al termine del Convegno di Firenze, che cosa dobbiamo fare, il Papa ha risposto: “Spetta a voi decidere”.
Ormai appartiene a tutta la Chiesa italiana la “consegna” di Papa Francesco. Adesso è convinzione condivisa che è ora di uscire, occorre abbandonare le nostre pretese certezze e procedere lasciandoci guidare dalla mano di Dio.
C’è una ricchezza straordinaria – che finora abbiamo forse sottovalutato – di un laicato con grande maturità umana e cristiana, cosciente del disagio di una frattura sempre più evidente tra noi e questo nostro mondo: all’insegna della franchezza il confronto ecclesiale, tante le voci che hanno svelato una vitalità profonda, variegato e ampio il pluralismo, a tutti i livelli, esplicita la richiesta di continuare il confronto, fortemente avvertito come un bisogno.
La via sinodale è il metodo indicato, l’Evangelii Gaudium è e resta il testo di riferimento. Con impegno serio tutti sono invitati a prendere parte, decidendosi ad un confronto comunitario sulle prospettive pastorali.
In sostanza questo Convegno è in continuità con quello di Palermo, che però non è stato preso in considerazione ed attuato fino in fondo. Adesso è tempo di fare davvero ciò che si sta dicendo con convinzione da non poco tempo.
Aver messo tutti intorno al tavolo ha fatto vedere ciò che ancora manca: l’esperienza comunitaria.
Questo stile – nuovo, ma antico, già presente nella Chiesa dei primi secoli – dovrebbe ispirare parrocchie e diocesi, oratori e scuole. Decidiamoci a fissare dei tempi, dotarci di strumenti e concordare dei percorsi per “distillare” le idee.
L’esperienza va in questo senso: il recente Convegno è stata una gioiosa sorpresa per tutti, che si sono sentiti parte viva di un grande coro. Bella la sinodalità elaborata sul campo: laici, sacerdoti e vescovi si sono trovati a lavorare fianco a fianco, ascoltandosi, rispettandosi, comprendendosi, impegnati ad affrontare insieme la complessa realtà del mondo in cui viviamo.
Il “metodo Firenze” insegna che a volte, più che cercare soluzioni all’insegna dell’efficienza organizzativa, conta lavorare sulla sintonia con gli altri: si ottengono molti più risultati se ci si ascolta con empatia di cuore e di intelligenze.
È la condizione indispensabile per agire sul contesto attorno a noi, esplorando vie nuove, con coraggio e creatività, ancorati al Gesù di sempre.
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