All’inizio pareva proprio un venticello, “una auretta assai leggera”, cosa del tutto normale se proveniente dall’alto dell’aperta collina detta della lunga aria, toponimo locale poi storpiato in l’ungaria o l’Ungheria dalla dizione popolare varesina. Quel venticello aveva cominciato a spifferare in cima al viale Borri dove risiede l’Istituto geriatrico Molina, ma presidente e amministratori non lo avevano avvertito. Poi lentamente, come un crescendo rossiniano, è salito d’intensità.
Il prestito di denaro fatto a terzi è diventato l’argomento che più ha interessato la città. Così a breve l’ex capogruppo del Pd Fabrizio Mirabelli ha ottenuto il sostegno di 22 firme raccolte tra i vari settori dei banchi del Consiglio Comunale (ha firmato anche Roberto Maroni) per richiedere una formale audizione del presidente del Molina dottor Campiotti. Niente di straordinario. Nel recente passato il Consiglio aveva udito sui problemi della gestione degli enti di loro competenza anche il dottor Bravi, direttore generale degli Ospedali varesini ed il rettore dell’Università professor Orecchia. Difficile capire perché e come la proposta abbia prodotto sconcerto in più di un settore politico. Il sindaco Galimberti, forse per avere informazioni più riservate sulla gestione, ha consentito a due consiglieri della sua lista, capogruppo compreso, che si recassero personalmente e con anticipo in visita al Molina. Risultato: un ampio sguardo sulle varie problematiche e nessun cenno alla questione del prestito. A chi, con quale scadenza e garanzia. L‘eccesso di cortesia ha impedito ai due di parlarne nella circostanza?
Intanto il presidente del Consiglio comunale Malerba convoca a Palazzo Estense l’amico Campiotti, ma questi risponde picche. Se volete, venite voi, sindaco e consiglieri, al Molina. Giustifica il no con argomentazioni giuridicamente ineccepibili a sostegno della autonomia gestionale della Fondazione di diritto privato, non soggetta a sindacato del Comune. Al di là della legittimità in tal senso, il comportamento appare politicamente sorprendente. Come mai Campiotti ripaga Malerba con un rifiuto, riservando di fatto il poco garbo istituzionale a tutta la città?
Malerba entra poi, altra sorpresa, nelle faccende del Pd varesino, il partito che gli ha regalato la prestigiosa presidenza del Consiglio comunale. Da più versanti si denuncia il suo non essere “super partes” e si avanzano richieste di dimissioni. La polemica diventa al calor bianco, ognuno vuole una fetta di visibilità. Forza Italia e Lega Nord sono i più determinati a chiedere l’intervento del sindaco, non tenuto ad interferire sulla gestione. Siamo alle cosmocomiche. Non sarebbe più semplice che questi partiti le informazioni le chiedessero direttamente ai loro iscritti che siedono nel consiglio di amministrazione della Fondazione Molina, nominati dall’allora sindaco Fontana? Sono gli stessi che hanno deliberato.
All’improvviso qualcuno scopre che esiste una certa ATS Insubria (Agenzia tutela Salute) strumento deputato alle funzioni amministrative di vigilanza e di controllo degli enti che ricevono risorse pubbliche. Si tratta dell’attuazione del principio generale della trasparenza , inteso come “accessibilità totale” alle informazioni concernenti l’organizzazione e l’amministrazione degli enti sottoposti a verifica. La Regione Lombardia si avvale appunto dell’ATS Insubria per tutti i controlli degli enti da essa finanziati. Il Molina è tra questi. Non disponiamo della cifra esatta, ma, secondo dichiarazioni di attendibili dirigenti del settore, il Molina riceverebbe annualmente non meno di 5 milioni di euro di contributi regionali a parziale ristorno delle rette degli anziani non autosufficienti ospitati nella struttura. Una somma importante che legittima la Regione Lombardia ad essere informata su dove finiscano i soldi erogati. Tutto qui, se si vuole trasparenza. Sono stati effettuati questi controlli? Quando? ll consigliere Pd Alfieri ha chiesto di conseguenza che Campiotti sia chiamato a riferire al Consiglio regionale e altrettanto con loro mozioni hanno fatto Marsico di Forza Italia e Monti della Lega Nord.
Non vorremmo che ora si spostasse soltanto il campo degli scontri politici. Fondazione, Comune, Regione facciano ciascuno la parte che gli compete e il presidente Campiotti risponda a chi deve rispondere secondo valutazioni di legge e di opportunità. Quello che conta è che la Casa di riposo Molina abbia, se possibile, strutture e servizi sempre migliori, che accolga sempre più ospiti, che conservi e aumenti una credibilità utile a nuove donazioni.
Di sicuro va tenuta estranea a dispute politiche. Di sicuro deve garantire a sé stessa oculatezza di gestione. Di sicuro deve essere un orgoglio e non un problema per Varese. Il consiglio di amministrazione si è assunto delle responsabilità, le onori secondo i modi e i tempi dovuti o lasci il campo.
Il Molina deve essere terreno di incontro e non di scontro. Si chiarisca tutto quello che va chiarito, con la massima serenità. E poi basta.
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