Con un convegno svoltosi nella sala Campiotti della Camera di Commercio lo scorso 17 settembre promosso dal Centro Studi Preistorici ed Archeologici e dalla Società Storica Varesina è stato ricordato a 105 anni dalla nascita Mario Bertolone, una delle figure più importanti del panorama culturale varesino del secolo scorso.
Nato a Busto Arsizio nel 1911, Bertolone ha ricoperto numerosi incarichi: Ispettore onorario alle Antichità per la zona di Busto Arsizio e Gallarate nel 1930, Consigliere della Società Archeologica Comense e della Società Gallaratese per gli Studi Patri, Assistente per la Soprintendenza alle Antichità delle Venezie, membro della Commissione del Museo Civico di Como, fino ad assumere il ruolo di Conservatore del Museo d’Archeologia Storia e Arte di Gallarate ed infine, chiamato dal Podestà nel 1937, Direttore del Museo Civico di Varese, carica che ricoprì sino alla sua scomparsa nel 1965: in questa veste si adoperò per far rinascere il Museo sorto come Patrio nell’Ottocento e di cui era stato primo Conservatore un altro insigne varesino, Luigi Borri, attuandone il riallestimento in alcune sale a pian terreno di Palazzo Estense da dove poi si trasferì a Villa Mirabello, acquisita a questo scopo con lungimiranza nel 1949 nonostante le ristrettezze dell’immediato dopoguerra.
Ma dove sta la singolarità dell’opera di Bertolone? Il convegno ed in particolare le relazioni di Alfredo Lucioni e di Pierluigi Piano ne hanno messo in luce la innovativa visione interdisciplinare ed internazionale e la capacità – diremmo oggi – di “fare rete” con le più importanti istituzioni scientifiche italiane ed estere, con una spiccata attenzione anche alle risorse tecnologiche applicate alla ricerca: ne sono prova la compilazione della carta archeologica della provincia pubblicata nel 1950, la mostra allestita a Villa Mirabello nel giugno 1954 di fotografie aeree di siti archeologici e la rivista Sibrium fondata nel 1954, ricca di contributi di eccellenza europea e tutt’oggi attiva.
Ma anche didattica e divulgazione erano accanto alla ricerca i “pilastri” della sua azione come dimostra l’attenzione agli allestimenti museali disegnati e curati personalmente; per i suoi studi e le pubblicazioni arrivò a conseguire nel 1958 la libera docenza tenendo lezioni presso l’Università degli Studi di Milano e, successivamente, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, chiamato da Giuseppe Nangeroni e La Sapienza di Roma.
Nel 1953 diede vita al Centro Studi Preistorici ed Archeologici dotandolo di archivio e biblioteca specializzata: è una realtà “privata” che si riprometteva (e si ripromette ancora) di affiancare con più agilità l’attività museale ma dalla cui nascita non era esente una certa conflittualità con la pubblica amministrazione: ricordo di aver trovato quando mi trovai negli anni ’90 (indegnamente…) a sedermi sulla sedia già sua e poi di Silvano Colombo, un carteggio con l’Assessore al Bilancio che rimproverava a Bertolone una gestione un po’ troppo “allegra” delle risorse che il Comune assegnava al Museo: una problematica – questa del rapporto tra professionalità specifiche anche di alto livello ed esigenze programmatorie, gestionali e di bilancio della pubblica amministrazione – che richiede ancor oggi attenzione e soluzioni nel rispetto reciproco di tutte le esigenze.
Giugi Armocida ha invece delineato un interessante parallelo con un’altra figura della cultura varesina del ‘900, Leopoldo Giampaolo. Nato a Maccagno nel 1909, ha un curriculum quasi “speculare” rispetto a Bertolone ma incentrato anziché sull’archeologia sugli studi storici e sulla direzione della Biblioteca Civica dal 1950 sino al 1971. Si incontrarono nel 1938 nell’ambito della Deputazione di storia patria collaborando entrambi alla Rassegna Storica del Seprio ma mentre nel 1953 Bertolone dà vita a Sibrium, prosecuzione specialistica della Rassegna Storica del Seprio, Giampaolo se ne stacca ricostituendo la Società Storica Varesina soppressa dal fascismo e dando vita alla Rivista omonima.
A parte questi intrecci, una comune passione artistica (per il disegno Bertolone, per la pittura specialmente ad acquerello Giampaolo) ed il “caratteraccio”, i due studiosi non hanno molto in comune e lo dimostra il taglio diverso delle due testate: specialistico ed internazionale quello di Sibrium, divulgativo e locale quello della Rivista della Società Storica. Due approcci diversi ma un comune interesse per la storia e la cultura del nostro territorio non da “celebrare” ma da studiare scientificamente aprendosi ad ogni utile collaborazione e da divulgare anche in modo innovativo.
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