Con curiosità abbiamo atteso la scelta dei varesini degni di essere ricordati in occasione del bicentenario della nostra città. Una scelta non facile che ha colmato di sano orgoglio il papà di RMFonline.it, il nostro Gianni Terruzzi, frate-marine della comunicazione e dell’informazione, che da anni, nonostante la singolare e antica creatività di qualche appartenente al fronte snob della politica e della legge, combatte la buona battaglia per i diritti della nostra libera emittente.
L’orgoglio di padre Gianni scaturisce dal fatto che due dei cittadini onorati da Palazzo Estense sono apprezzati collaboratori di RMFonline.it: Luisa Negri e Ambrogio Vaghi. La soddisfazione non è una esclusiva di padre Gianni, ma è stata di tutta la nostra squadra che sa bene che i meriti di Luisa e Ambrogio vanno ben oltre i loro impegni culturali essendo esemplarmente fondati anche sui valori che caratterizzano le persone più belle.
L’iniziativa dell’indicazione dei memorabili va in archivio suggerendone altre realizzabili negli anni, che recuperino all’attenzione dei cittadini altri protagonisti della vita della nostra comunità, per esempio i leader di quella che potremmo tranquillamente indicare come l’età dell’oro
di Varese, cioè il sindaco Ossola, Giovanni Borghi, Ermanno Bazzocchi, Salvatore Furia, don Pasquale Macchi.
Si tratta di un’età che ha avuto come protagoniste in campo sociale anche grandi famiglie, ne cito alcune: Marzoli, Trolli, Babini Cattaneo, Leva, Bassani, Bramati, Dansi. Ricordare la Varese del boom economico, quarta città d’Italia nelle classifiche negli anni ‘60 e collezionista di storici trionfi sportivi farà bene al cuore di tutti nell’attuale periodo di crisi e pure di piattume politico, con buona parte dei nostri eletti finiti al servizio dei partiti e non della comunità.
Accenno alle famiglie oggi, non avrei potuto farlo prima della riunione della commissione per scegliere i memorabili sulla base di un preciso regolamento: Franco Ossola non c’è più, ma con più attenzione, anche mia, se la candidatura del campionissimo Aldo Ossola era scontata, invece tale non era quella del fratello Cicci, pure asso del basket ed eccellente calciatore, per anni, in serie A. Serie dove, giocando nel Torino, aveva raggiunto la gloria il fratello Franco, ricordato e amatissimo dalla nostra città che gli ha dedicato lo stadio di Masnago.
Cicci Ossola ha una storia sportiva eccezionale. Fece parte della covata cestistica del biennio 1938-39, che, partendo dalle serie inferiori e con atleti validi, portò la Robur et Fides in A2 con una promozione all’anno!
Cicci Ossola era il perno, il trascinatore di questa squadra, era sicuramente più forte del fratello Aldo, ma a 21 anni chiuse con il basket e passò al calcio, al Ferrera!
Con la maggiore età ottenne dalla mamma di soddisfare la sua vera passione sportiva, in famiglia non gradita dopo la perdita di Franco nella tragedia del grande Torino a Superga. Cicci fu capitano del Varese Calcio in serie A, in seguito apprezzato anche a Mantova e a Roma.
L’attenzione agli Ossola non è mai venuta meno, la conferma viene dall’imminente uscita di un libro loro dedicato, e la Varese ufficiale nel tempo avrà occasione per festeggiarli come meritano e in un momento loro totalmente riservato.
La società sportiva di origine degli Ossola, la mitica oratoriana Robur et Fides, ha un singolare culto della riservatezza e si autoconfina nel dimenticatoio e così l’umiltà dell’agire in silenzio, che ha sempre caratterizzato l’azione dell’oratorio di via san Francesco, in qualche misura ha negato alla città la migliore conoscenza di una bellissima storia sportiva come quella roburina.
È chiaro che ci sono responsabilità in termini di mancate iniziative anche di noi giornalisti, ma se dopo decenni non c’è oggi una accurata documentazione dell’attività di una società gloriosa come la Robur et Fides è anche perché non sono mai stati incoraggiati alcuni tentativi di ricostruire almeno in un libro una esauriente storia della società che è stata importante riferimento di vicende sportive nazionali e fucina di autentici campioni. Non lo dico per polemica, ma per ricordare agli attuali dirigenti che un così grande patrimonio merita di essere condiviso. Ci sono giovani giornalisti molto preparati sui quali contare.
La riservatezza è anche degli Ossola, Cicci ha vissuto gli anni della maturità senza mai cercare la ribalta. Atleta formidabile, oggi ha ridotto la sua presenza nel negozio di via Moro, ogni tanto viene catturato dai familiari e obbligato al riposo in poltrona. Da anni, avendo di persona sperimentato il logorio fisico di una carriera sportiva, Cicci sostiene che lo sport fa male. Con lui a ribadire questo concetto spesso c’è Roberto Gervasini, ex campione europeo di atletica leggera.
Noi non contestiamo il parere dei due grandi vecchi dello sport cittadino e nazionale. Continuiamo ad avere per loro grande affetto, stima e riconoscenza.
Piacerebbe a tutti i varesini che, magari in occasione di una festività legata alla famiglia, in un futuro non lontano Palazzo Estense ricordasse gli Ossola. Perché tre fratelli del calibro di Franco, Cicci e Aldo sono nella storia dello sport nazionale. E Varese li ha conosciuti e stimati anche per il loro grande amore per la famiglia e per la città. Un esempio da recuperare in anni cui è fondamentale indicare la portata di alcuni valori per la vita di ognuno di noi e della comunità.
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