Il tenente colonnello Vittorio Lazzarotto, in prima fila davanti all’altare nella sede dell’Unuci ove si celebra la messa per la Natività, all’elevazione si mette sull’attenti. Si avverte un senso di integrità morale, di rigore, di nobiltà, di senso del dovere, di dedizione ai fratelli e alla Patria. Ufficiale e gentiluomo trasmette valori elevati con la naturalezza di chi li ha fatti diventare costante accompagnamento di ogni gesto, un vero costume di vita nel corso degli anni perché “non si nasce cristiani, si diventa cristiani”. E gli anni sono tanti, ben novantatré portati col passo sicuro di chi a vent’anni ha marciato e combattuto sul Fronte occidentale e poi in Montenegro e in Albania, è stato internato in lager in Polonia e in Germania, prigioniero insieme a tanti ufficiali italiani non collaborazionisti, e rilasciato solo a fine 1945, otto mesi dopo la fine della guerra…
Il tenente colonnello Lazzarotto ha continuato a marciare come ufficiale di complemento, sempre al servizio della Patria che ha continuato ad amare e in cui ha continuato a credere in anni diversi da quello appena concluso del centocinquantesimo dell’unificazione, in anni in cui parlare di amore per la Patria e di rispetto per le istituzioni, credere in valori patriottici era considerato fuori luogo, esponeva al ridicolo, assegnava tout court allo schieramento politico di destra, era sinonimo di ‘destra’.
Variegato l’impegno della vita del colonnello: il lavoro a Milano e a Olgiate Olona, la famiglia, la partecipazione all’associazione degli ufficiali in congedo e tanto volontariato. Negli ultimi cinquant’anni questo impegno è diventato via via più massiccio tanto da meritargli l’onorificenza di Cavaliere Omri dal presidente Leone e, da parte di papa Benedetto XVI del titolo di Commendatore dell’Ordine di San Gregorio Magno, uno dei titoli più prestigiosi dello Stato Vaticano.
L’onorificenza, istituita nel 1831 da Gregorio XVI, appartiene agli Ordini di Merito, come quelli di San Silvestro e del Santo Sepolcro di Gerusalemme, destinati a premiare chi si distingue per meriti civili o militari e non appartiene a casate nobiliari; secondo solo all’Ordine del Cristo e dello Sperone d’oro conferibile a sovrani, capi di stato e capi di governo, è di ‘collazione’ diretta cioè conferito direttamente dal Pontefice con una lettera apostolica.
L’onorificenza prestigiosa – unica conferita a Varese – è proporzionata agli elevati meriti del colonnello Lazzarotto che si è speso nel volontariato sociale, nell’assistenza, nella conservazione del patrimonio storico, artistico e religioso in Valle Olona. In una manciata di anni a Solbiate Olona ha promosso il Giardino di Elena, dato in uso con comodato gratuito trentennale a un’associazione di famiglie che si occupa di adulti disabili; a Busto Arsizio ha fondato con Bruno Tosi l’Asda, una casa-famiglia per persone in difficoltà, il laboratorio Speranza e con Natale D’Agostino il Centro Davide per il bambino oltraggiato. A Olgiate Olona ha sponsorizzato il grande portale in bronzo opera di Oreste Quattrini e il restauro di quattro pregevoli tele del ‘600 per la chiesa prepositurale. Si è anche occupato del rifacimento del monumento ai Caduti, del riordino del parco delle Rimembranze, e ha riversato molte energie nel restauro della chiesa di San Gregorio Magno, elemento “decisivo” per il conferimento dell’onorificenza. La chiesetta restaurata ora è la chiesa patronale della comunità pastorale olgiatese ed è sotto la protezione del Papa, è del XVI secolo, ampliata nel XVII. Fu edificata su di un terreno donato dal conte Giuseppe Besozzi come ex voto dopo la peste del 1628 e consacrata nell’aprile 1688. L’area accanto alla chiesa venne utilizzata per la sepolture e San Gregorio Magno meritò l’appellativo ‘al lazzaretto’, legandosi al mistero della morte e della sofferenza umane.
Nel Libro dei morti della parrocchia Santo Stefano di Olgiate si legge che dal 1783 si inumarono i defunti nel ‘foppone’ di San Gregorio che divenne, dopo l’editto di Saint-Cloud del 1804, in quanto ubicato fuori dell’abitato, l’unico cimitero del paese. Nella chiesa si conserva una statua lignea della Madonna Addolorata, venerata dai fedeli e faro nei momenti di intenso dolore collettivo. Nel 1884 il parroco don Pietro Colombo la espose invocando la fine dell’epidemia di colera e nel 1942 gli olgiatesi la portarono in processione pregando per la pace e il ritorno a casa dei soldati. Nella chiesa si riuniva a recitare il rosario e l’ufficio dei defunti la Confraternita del Santissimo Sacramento, e durante il restauro nella cupola dell’abside furono portati alla luce simboli eucaristici e l’iconografia del Santissimo Sacramento immerso in un cielo azzurro.
Il colonnello, commosso, si illumina raccontando ogni particolare con grande lucidità, coll’orgoglio di chi è consapevole di avere fatto ‘cose grandi che valeva la pena di fare’, di avere agito sempre in memoria della figlioletta Elena, volata in cielo nel 1960 e da allora luce ispiratrice di ogni suo agire.
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