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Noterelle

VITA IN BIANCO E NERO

EMILIO CORBETTA - 16/09/2016

bugiaParliamone cercando di sorridere. Erano convinti di agire per il mio bene, orgogliosi di educarmi. Volevano fare di me il cittadino esemplare che avrebbe brillato nella società per il suo perfetto comportamento, creando soddisfazioni per sè e per gli altri.

E così m’insegnarono a non dire le bugie. Fu fatto assolutamente in buona fede, ma non previdero i disagi che sono derivati da questo atto educativo, come loro lo chiamavano. Quando a scuola ero interrogato e non avevo studiato, lo dichiaravo prontamente e non cercavo di fare il furbo arrampicandomi sui vetri per dimostrare in qualche modo che sapevo. Ovviamente il due arrivava veloce e inesorabile. Facendo il contrario, l’esperienza insegna che magari il sei meno meno lo strappi.

Ad un certo punto della mia vita sono finito nel mondo politico. Mi dicevo che era un mio dovere ed ho accettato di farlo Ma essendo incapace di dire bugie il mio successo è rimasto molto molto limitato, anzi ….

Ecco un altro fondamentale che i miei educatori mi hanno insegnato: il senso del dovere. Fare le cose perché è mio dovere farle. Se invece mi avessero insegnato che dovevo fare le cose perchè piacevano a me e o semplicemente perchè erano belle in sé, sarebbe stato più facile farle e sarei stato più felice. Tutto sarebbe stato meno faticoso. Non trovate?

Mi hanno detto che dovevo imparare a rispettare le cose degli altri. Non dovevo appropriarmene. Io mi comportavo così, ma altri no. Era stato insegnato loro di “fregare il prossimo”, facendo credere di far un gran favore. Era stato insegnato loro “che avrai successo nella vita se saprai prendere e non dare”. Un altro piccolo esempio. Sempre a scuola: le matite a colori, che io amavo tanto, sparivano dal mio astuccio e ricomparivano in quello degli altri. Mi dicevano che erano li da sempre, che le aveva comperate la loro mamma prima d’andare a scuola, proprio quella mattina, oppure che le avevano trovate per terra. Risultato: son diventato bravissimo nel disegnare in bianco e nero. Per me i colori non ci sono e mi capita di mettere una calza amaranto e l’altra giallo oro.

Cresciuto un po’, diventato più grandicello, hanno cominciato a dirmi che non dovevo desiderare la donna d’altri … Va bene. Cosa facile se lei se ne fregava di me o se era bruttina. Ma quando è lei, la donna degli altri che ti cerca, è dura. Quando una è bellissima e ti guarda da sotto in su, sbattendo le palpebre … Ma è sposata con un altro e per te non c’è! Devi restare a bocca asciutta, cancellando desideri perchè altrimenti è come se tu avessi pazzamente fornicato con lei. Più imbrogliato di cosi!…

Non ammazzare! Già sudo freddo, son pieno di rimorsi quando faccio fuori una zanzara (che poi non capisco perché la natura ha fatto sì che le zanzare ti trasmettano un sacco di patologie e stiano sempre bene, mentre tu ti ammali solo se vai in un posto dove loro ronzano alla grande), come faccio a far del male ad un altro? Non ti preoccupare, impara a porgere l’altra guancia. Ma nel caso di calcio negli stinchi? E se il calcio è dato un poco più su? Devi offrirti ad un altro calcio? Un conto ( ed è già dura) se siamo a livello delle sberle,  ma quando si parla di altri attributi … È da suicidi!

Devi essere sempre gentile, cortese. Anche nel traffico caotico della città? Siccome rispetto tutte le strisce pedonali, il mio tempo di attraversamento della città è più del doppio rispetto a quello degli altri. Ed  alle rotonde?, ma su quelle non riesco mai ad immettermi. Prima di entrare in una rotonda devi fermarti e quelli che sono già dentro hanno assolutamente la precedenza. Gli altri se la prendono ed io gentilmente la do. Il risultato è che se fossi in giro a piedi arriverei molto prima. Quelli dietro di me reagiscono con i clacson.

Ricordo poi una volta che ero in bici: una giovane e graziosa gentildonna che stavo intralciando, quando fu al mio fianco, dal suo finestrino aperto mi disse “ma pedala …one” dando al protagonista del mio genere qualità inusuali ed al mio “oh, mi scusi” fece altre pesanti considerazioni riguardo alle mie anatomie.

Vivere la buona educazione è una grande avventura che pochi, ed i fatti lo dimostrano, sanno affrontare. Bisogna essere fortemente dotati di forza e volontà. Bisogna essere dei duri. Qualcuno canterebbe che “bisogna avere un fisico bestiale”, ma ci deve essere anche tanta sensibilità e maestria in quelli che devono educare i poveracci come il sottoscritto.

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