Sono passati dieci anni dal restauro della statua lignea della Vergine posta sull’altare del Santuario del Sacro Monte. Domenica 11 settembre la parrocchia ha ricordato l’evento con una serie di iniziative, tra cui una mostra dedicata agli abiti della Madonna. L’esposizione, curata da Marina Lonati e ospitata nella chiesetta dell’Annunciata, ha permesso così ai visitatori di vedere per la prima volta da vicino le vesti che ricoprivano la statua prima degli ultimi interventi.
La tradizione vuole che una statua della Madonna scolpita da San Luca fosse stata portata sul Monte dallo stesso Sant’Ambrogio, fondatore del Santuario. Sulle pareti della navata un affresco del pittore seicentesco Salvatore Bianchi ricorda quest’episodio, mostrando il santo assistito da altri dieci vescovi mentre celebra solennemente la Messa davanti all’altare su cui poggia il simulacro.
La statua che oggi si venera è opera di un artista lombardo dell’inizio del Trecento, e rappresenta la Madonna come una regina, seduta in trono, con la corona sopra il velo che le copre i capelli. Sulle sue ginocchia è seduto il Bambino Gesù, che stringe in mano un libro mentre con la destra benedice i fedeli. Con il piede sinistro Maria schiaccia un piccolo drago, simbolo del diavolo. Come usava nel Medioevo la statua è dipinta a colori vivaci, rosso, blu e verde, che nel corso dei secoli sono stati più volte ripassati e rinfrescati, segno evidente della continuità della devozione. Il recente restauro, compiuto dallo studio Lotti, ha anche scoperto che il colorito originale del viso era scuro, ma non nero come si credeva abitualmente.
A partire dal Seicento, quando si diffuse anche in Lombardia l’uso di vestire le immagini sacre, il simulacro venne abbigliato con paramenti di tessuto prezioso. La prima testimonianza diretta della vestizione si trova in una stampa del 1622 di Cesare Bassano, in cui si vede la Madonna coperta da un piviale ricamato, mentre il Bambino indossa una vestina lunga fino ai piedi. Qualche decennio più tardi Federico Agnelli, allievo di Bassano, riprese questa immagine, rappresentando però in modo diverso l’abito che appare ornato con un motivo a fiori molto più ricco e complesso. Come avveniva anche in altri santuari, la Madonna del Monte aveva infatti un corredo di molti abiti, che venivano cambiati periodicamente, anche in rapporto ai tempi liturgici. La svestizione e la vestizione delle statue della Vergine venivano tradizionalmente affidate a mani femminili, che nel caso del Sacro Monte erano quelle delle Romite.
Quando i vestiti si logoravano erano dapprima pazientemente rammendati, infine sostituiti con abiti nuovi. Per questo motivo non si è conservata la veste “ricca d’oro e sopraornata di gioie”, che Domenico Bizzozero descrive nel 1732, e neanche l’abito “a spolino d’oro” che compare in un inventario del 1813. Il pezzo più antico rimasto è un raffinato broccato azzurro e argento, forse addirittura seicentesco, che fino al 2006 era nascosto sotto i molti strati di tessuto che avvolgevano la statua. I vestiti della Madonna e del Bambino, come pure il mantello che li copriva entrambi come si poteva vedere nelle vecchie foto, erano invece stati realizzati ai primi del Novecento. In seta bianca, bordati di trine e ricamati con un intricato motivo a fiori multicolori, appaiono ormai molto sciupati. Per questo motivo quando nel 2009, a restauro terminato, è stata presa la controversa decisione di rivestire la statua, sono stati sostituiti da nuovi abiti donati da un benefattore.
La Madonna e il Bambino avevano inoltre una ricca dotazione di gioielli, oltre agli innumerevoli ex-voto d’argento a forma di cuore appuntati sul vestito, che i varesini più anziani ancora ricordano. In mostra era presente la lunga collana-rosario in filigrana della Vergine, ammiratissima dai visitatori. L’interesse del pubblico per questa iniziativa è stato infatti molto grande, con un continuo susseguirsi di persone curiose e attente, alla scoperta di uno spicchio poco noto di storia. L’unico rimpianto è che tutto si sia concluso nell’arco di una sola giornata, e che vesti, stampe e vecchie fotografie siano ritornate negli armadi che normalmente le custodiscono. Non resta che sperare in una prossima ripetizione dell’iniziativa, per tutti coloro che non hanno potuto cogliere questa singolare occasione.
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