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Storia

GALLEGGIARE SUL LAGO MAGGIORE

FERNANDO COVA - 16/09/2016

pontegalleggianteLa recente “The Floating Piers” di Christo sul lago di Iseo mi ha ricordato che anche sul nostro Lago Maggiore, in tempi passati, si pensò di utilizzare l’acqua per applicazioni pratiche importanti.

A metà dell’Ottocento si dibatteva sulla costruzione di un tracciato ferroviario che collegasse Genova alla Svizzera e al nord Europa. Si ipotizzò la via del Lucomagno, sponsorizzata dal re d’Italia, la via dello Spluga e il Gottardo, che poi fu scelto anche con l’autorevole parere di Carlo Cattaneo in quanto interessava  un maggior numero di Cantoni Svizzeri.

Felice Biglia, ispettore nel Genio civile e ispettore dell’esercizio delle ferrovie del regno, prolifico scrittore-progettista di strade ferrate,  quando si era ancora in fase progettuale propose una soluzione originale.

In un articolo pubblicato nel 1869, intitolato “Delle ferrovie galleggianti” dopo aver ricordato alcune soluzioni inglesi come il piroscafo-ferrovia di Burntisland o le stazioni galleggianti di Liverpool scriveva: “Un siffatto esperimento dell’ideato ripiego (dell’uso del lago), sufficiente a dimostrarne l’utilità in dati casi, mentre servì di base all’applicazione di più perfetti mezzi, m’indusse, nel 1860, a suggerirne l’applicazione al Lago Maggiore, allorché volendosi eseguire la ferrovia del Lucomagno si trovavano difficoltà per la sua prosecuzione lungo il detto lago”.

Negli anni Trenta del Novecento fu invece proposto dall’ingegnere Alfredo Valli di Intra un ardito progetto ovvero un ponte galleggiante sul lago Maggiore da Laveno a Intra.

Alla presentazione il progetto fu accolto con scetticismo e praticamente lasciato decadere, ma  il progettista, convinto della propria idea, perfezionò la proposta che fu apprezzata da qualificati esperti italiani e stranieri ed anche dal Consiglio Superiore delle Ricerche.

Un articolo dell’epoca commentava: “Ora di questo progetto non si parla più di una creazione fantasiosa da collocarsi nel regno delle chimere, ma di un’opera grandiosa che desta il più vivo interesse tra i tecnici e che sta per entrare ormai nella fase pratica dell’attuazione”.

L’opera era composta da una trave galleggiante in cemento armato, della lunghezza di oltre tre chilometri, larga 18 metri e dello spessore di 3,5 metri; resa cellulare da pareti stagne intersecanti nel suo interno, in un pezzo unico e sporgente dall’acqua poco più di un metro. Su questo manufatto doveva correre una strada di otto metri, due piste ciclabili laterali e due marciapiedi rialzati protetti da parapetti in ferro.

La sua collocazione doveva essere tra la punta San Michele di Laveno e, sul lato opposto, sulla riva immediatamente a settentrione di Intra, in tal modo non veniva rovinata la vista del centro lago. La trave galleggiante doveva poi essere raccordata alle due rive con un ponte metallico con cento metri di luce e undici di altezza per il transito dei piroscafi.

Il progetto elencava poi i dettagli tecnici, i costi e i ricavi dai “pedaggi”. Concludeva l’articolo da cui ho tratto le notizie: “Questo il quadro sintetico dell’opera. Ora conviene aggiungere che le popolazioni delle due sponde – le quali dopo il primo periodo di naturale incredulità si sono persuase di della possibilità di avere questo meraviglioso mezzo di collegamento – ne sono entusiaste e attendono con fiduciosa ansia che il bel sogno diventi realtà”.

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