In principio erano “solo” cinque verbi. Poi cinque vie. Infine sono diventati una serie di proposte interessanti che, lette alla luce del discorso del Papa, costituiscono il primo passo della “traduzione sinodale in italiano” dell’Evangelii Gaudium.
Il Papa l’ha chiesto espressamente: perciò, da parte mia, le riflessioni settimanali di quest’anno vogliono essere un esercizio di rilettura e valorizzazione dei tanti contributi offerti al V Convegno Ecclesiale di Firenze (9-13 novembre 2015).
Trasparenza e accompagnamento, capacità di ascolto del mondo e impegno educativo, sguardo diverso e trasfigurante della realtà: ecco il volto di una Chiesa “compagna di strada” e testimone di un “nuovo umanesimo”.
Non dobbiamo “addomesticare la potenza del volto di Cristo”: questa la prima parola, fondamentale e chiara, che Papa Francesco ha rivolto alla Chiesa italiana dal Duomo di Firenze: guardare quel volto e lasciarsene guardare, fin quasi ad esserne sommersi!
La prima esperienza proposta ai convegnisti è stata di mettersi in atteggiamento contemplativo, da veri adoratori.
E così dobbiamo fare anche noi: stare davanti al volto di Dio senza addomesticarlo, senza pretendere di confinarlo nelle nostre strette umane misure. Ricordando come Cristo si è svuotato e in questo vuoto è passato il suo essere “tutto in tutti”.
Se non accettiamo questo, le nostre parole saranno magari colte, belle, raffinate, ma non saranno parole di fede. Inutili come il cembalo che tintinna e ripetitive come un disco.
Così un amore contemplativo diventa, poi, operativo. L’invito, nel momento stesso in cui suona come richiamo autorevole, esprime anche la totale fiducia del Papa verso la Chiesa in Italia, nella capacità – dei singoli e delle comunità – di farlo proprio.
Nello stesso tempo suggerisce non una nuova ricetta, ma un ritorno alle fonti, all’inesauribile motore che da duemila anni alimenta questa Chiesa di uomini peccatori, chiamati alla santità.
Segreto luminoso che supera e ricostruisce, nonostante tutti gli errori…; trasparente acqua del pozzo della Samaritana, che disseta per sempre…
Al di là delle sue strutture che restano imperfette, pur registrando incrostazioni e smemoratezze che ne segnano il passo, il bello della Chiesa rimane la sua trama profonda nella trasmissione continua della fede, da una generazione all’altra.
Unica condizione: crederci davvero, fino in fondo.
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