Lo scorso 15 agosto la nostra montagna, in occasione della tradizionale Festa degli Alpini, è stata chiusa integralmente al traffico privato automobilistico. Navette e funicolare hanno permesso a migliaia di varesini di godersi il Campo dei Fiori e il Sacro Monte in santa pace, senza auto. Un successo in termini di affluenza e di gradimento, pur con qualche inevitabile disservizio e disguido. Lo scotto della prima volta di cui bisognerà certo far tesoro per il futuro.
La giornata ha rappresentato l’antipasto di quello che potrà essere la pedonalizzazione del Sacro Monte e del Campo dei Fiori. Certo di strada da fare in questa direzione ce ne sarà parecchia; il percorso è irto di difficoltà, ostacoli, scarsità di risorse economiche (almeno al momento). Non mancheranno polemiche, opposizioni, proposte alternative che saranno di certo tutte soppesate e discusse.
Ci vorrà tempo, pazienza e buona gamba per arrivare al traguardo; saranno necessari studi per trovare gli strumenti e le soluzioni più idonee a supporto della risalita pubblica; e sicuramente la funicolare, che per essere funzionale dovrà essere in diretta e facile connessione con il mezzo pubblico, avrà un ruolo determinante in questo; altro che sua dismissione, come qualche interessato disinformato sta ventilando!
Si dovrà fare un grande lavoro di rilancio del borgo e della montagna con iniziative culturali, artistiche, ambientali, ludiche, sportive, eccetera.
Quest’anno ho speso, come consueto, le mie vacanze estive in Val Gardena; sono tornato in città esattamente il giorno prima di Ferragosto, giusto in tempo per partecipare alla programmata giornata della montagna senza auto. Anche tra le valli altoatesine imperversa, ormai da anni, un acceso dibattito sulla pedonalizzazione. Vent’anni fa si ventilava di bloccare il centro storico di Ortisei alle auto; anche lì polemiche e dinieghi a non finire. Poi la sospirata e benefica decisione fu presa e il paese dolomitico è rifiorito. Oggi addirittura si discute se chiudere per una giornata alla settimana, nei week-end o a fasce orarie l’intera valle; nessuna macchina privata dunque all’interno dei passi dolomitici – un’area vastissima, incantevole e tuttavia ricchissima di attività commerciali, turistiche e artigianali. Non un singolo paese, ma un’intera valle dove normalmente risiedono oltre quindicimila persone con una presenza, ormai senza discontinuità stagionali, di centinaia di migliaia di turisti.
Dieci anni fa quando qualche lungimirante valligiano, evidentemente stanco del caos automobilistico e dell’inquinamento acustico e atmosferico, avanzò la proposta di pedonalizzare l’intera valle tutti insorsero contrari. Ora pare che la maggioranza dei gardenesi, interpellata con un apposito questionario, voterà a favore del blocco totale.
Le stesse remore avvennero, mi ricordo, tra gli anni settanta ed ottanta, quando si decise di chiudere a Varese Corso Matteotti e Piazza San Vittore. Apriti cielo! Molti varesini e commercianti se avessero potuto avrebbero letteralmente “fatto fuori” chi aveva preso ed attuato la decisione. Oggi, dopo aver visto che funziona a meraviglia e i connessi vantaggi ambientali, economici e turistici, nessuno riuscirebbe ad immaginare Varese con il centro storico aperto ad auto e moto. Anzi, se ne chiede a più voci l’estensione ad altre e più consistenti zone centrali e perfino ad alcuni rioni e castellanze.
Al turismo e all’economia collegata servono delle visioni: proviamo dunque per la nostra montagna, con decisione e senza tentennamenti, a ripetere l’operazione voluta a ferragosto sperimentando le diverse soluzioni possibili. Diamo un valore e un contenuto concreto alla tutela Unesco, oggi ridotta a semplice termine di marketing. Sono certo che col tempo tutti, compresi i più ostili, si convinceranno dell’iniziativa.
Varese non fu lungimirante quando negli anni ’50 dismise il tram e le funicolari che oggi invece risolverebbero gran parte dei problemi d’accesso al monte. In quegli anni non si ebbe una visione, si pensò che il traffico su gomma fosse il nuovo sole dell’avvenire cui guardare fiduciosi.
Negli anni ’80 invece, quando si chiuse il centro storico cittadino, le visioni certo non mancarono.
Ora è tempo di tirare fuori nuovamente il coraggio; è tempo quantomeno di attuare sperimentazioni e le eventuali correzioni per ottimizzare il progetto.
Il sistema degli autobus navetta e della funicolare dovrà essere migliorato creando spazi di stallo a valle. Le aree di sosta per parcheggio di interscambio ci sono già, sono individuate e con poca spesa potranno essere realizzate. Ottima e fattibile in tempi brevissimi è la proposta avanzata da un attento varesino di utilizzare come parcheggio a raso l’area dismessa e abbandonata a lato della Chiesa Kolbe; una zona ampia di sosta tra l’altro già sulla linea di bus della C che porta direttamente verso la montagna senza deviazioni.
I posti auto al Sacro Monte saranno limitati per i residenti, per gli operatori commerciali e per i disabili. I turisti in auto saranno fermati giù; poi si potrà proseguire solo a piedi, in bicicletta o con gli autobus in diretta connessione con l’impianto a fune di risalita.
Abbiamo le idee, le capacità per portare incentivi e finanziamenti all’idea e al rilancio della nostra montagna. Dobbiamo darci da fare e lo stiamo facendo, anche con piccoli,ma significativi interventi.
All’inizio sarà dura, ma poi la gente, compresi i più feroci oppositori, si abituerà e condividerà il nostro percorso.
Come accadde per la chiusura del centro storico di Varese.
Forza e coraggio, dunque!
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