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Cultura

MADONNE DELLA MISERICORDIA

PAOLA VIOTTO - 29/07/2016

“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio”. È l’inizio di un antichissimo inno alla Vergine Maria, che i fedeli recitavano già nel terzo secolo. Ne esistono versioni in greco, copto, siriaco, armeno e latino, perché è una preghiera che accomuna tutti i cristiani, usata ancor oggi dagli Ortodossi come dai Cattolici. Nella versione del rito ambrosiano, che riprende fedelmente il testo greco, c’è una piccola variante che la rende ancora più significativa in quest’anno giubilare: “Sotto la tua misericordia ci rifugiamo, Madre di Dio!”.

Gli artisti hanno illustrato l’invocazione presente nella preghiera attraverso un’immagine che ancor oggi chiamiamo Madonna della Misericordia, o Madonna del manto. Rappresenta infatti Maria che protegge i fedeli raccogliendoli sotto il suo mantello, come la chioccia protegge i pulcini sotto le sue ali. I primi esempi di questa iconografia si trovano in Toscana nel Duecento, forse grazie all’influenza francescana. Dopo la grande peste del Trecento si diffuse in tutta Europa, godendo di molta fortuna per i due secoli successivi. Era infatti una rappresentazione immediata e popolare, che però poteva essere interpretata anche da grandi artisti, come fece Piero della Francesca nel polittico di Sansepolcro.

Anche da noi l’immagine della Madonna della Misericordia arrivò molto presto, tanto che ne abbiamo un esempio degli inizi del Trecento nel presbiterio del Battistero di Varese. Eseguito da un anonimo pittore giottesco noto come Maestro della Tomba Fissiraga, questo affresco è fiancheggiato dagli stemmi dei committenti, da poco identificati con la nobile famiglia genovese dei Fieschi. Il tono dell’immagine è infatti elegante e solenne, con la Madonna rappresentata in piedi sotto uno slanciato ciborio gotico. L’interno del suo manto è foderato di vaio, un tipo di pelliccia usata nel Medioevo, di cui si vede con chiarezza il motivo a riquadri grigi e bianchi che ne rendeva preziosa la lavorazione.

La parte inferiore dell’affresco è molto rovinata, ma sembra di poter dire che sotto il mantello siano inginocchiati soltanto due devoti, un uomo alla sinistra di Maria e una donna alla sua destra. È possibile vedere con chiarezza soltanto il profilo di quest’ultima, una giovane fanciulla vestita di bianco, con i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle.

Molto diversa è la Madonna della Misericordia nella navata laterale della Badia di Ganna, opera della fine del Quattrocento, quando la gloriosa fondazione fruttuariense era ormai stata data in commenda a una serie di prelati secolari che neanche vi risiedevano. Abate commendatario tra il 1482 e il 1484 era il protonotario apostolico Leonardo Sforza, figlio illegittimo di Francesco Sforza, il cui ritratto è stato riconosciuto nel prelato inginocchiato in primo piano a destra della Vergine, con il berretto rosso in mano.

La sua figura si staglia su un grande cartiglio, dove è trascritta la preghiera “Ave Sanctissima Maria” diffusa per alimentare il culto, allora controverso, dell’Immacolata Concezione. La preghiera era attribuita a Papa Sisto IV, che aveva accordato un’indulgenza di dodicimila anni a chiunque la recitasse, come è ricordato nel cartiglio stesso.

Questo affresco era infatti un’immagine indulgenziata, un’icona sacra davanti a cui pregare, aiutati dai testi riportati nelle scritte. Tutti i personaggi infatti reggono cartigli, a cominciare dal Padre Eterno dipinto nell’arco soprastante tra due immagine di serafini. Gli altri angeli, che incoronano Maria e tengono aperto il suo mantello, hanno testi di preghiere e antifone mariane, tra cui si riconosce l’inizio del “Regina Coeli”. La Vergine stessa ha due cartigli, in cui invita i fedeli a pregarla, per avere da Dio salvezza e vita eterna.

Diversamente da Varese i fedeli sono molti, e distribuiti in due gruppi compatti, le donne alla sua sinistra, gli uomini alla sua destra. Il gruppo delle donne è stato quasi distrutto dall’apertura di una porta, ma è ancora possibile capire che il pittore ha voluto rappresentare varie condizioni sociali e varie età, dalla ragazzina con i capelli sciolti, alla vecchia dal viso rugoso che spunta dal fondo. Altrettanto eterogeneo è il gruppo degli uomini, a ribadire che la materna protezione di Maria è rivolta a tutti senza distinzione.

L’affresco di Ganna ha forse ispirato quello del santuario di Santa Maria Assunta a Trezzo, sopra Dumenza. L’immagine della Vergine del manto, oggetto di grande devozione, è molto ritoccata e inserita in una cornice barocca di stucco che nasconde parte dei lati, ma è ancora ben riconoscibile nelle sue caratteristiche cinquecentesche. Maria è fiancheggiata da due angeli musicanti, con liuto e viella. Altri due recano ceri, e l’aiutano a tenere spiegato l’ampio manto, sotto cui si affollano i devoti, divisi ancora una volta tra uomini e donne. Gli uomini sono guidati da un notabile con un berretto rosso, simile a quello della Badia, e riflettono non solo diverse età e status sociale, ma anche differenze etniche, con la vistosa presenza di un uomo di colore. Nel gruppo delle donne ci sono invece tre monache in primo piano, a ricordare che nel Cinquecento accanto alla chiesa sorgeva un minuscolo convento femminile, che seguiva, sia pure con una certa approssimazione, la regola di San Benedetto e che fu soppresso ai tempi di San Carlo.

La Madonna della Misericordia di Tronzano si trova invece sull’esterno della chiesa dell’Annunciata, vicino al cimitero. Anticamente l’edificio era la sede di una confraternita di Disciplini, che si sono fatti rappresentare sotto il manto di Maria, anche se solo uno di loro, forse il priore, è oggi ancora riconoscibile. L’affresco è stato dipinto poco prima del 1567, e mostra ai lati della Madonna i Santi Rocco e Sebastiano, invocati contro le pestilenze, a riprova del carattere votivo dell’immagine.

Proprio il richiamo alla materna protezione di Maria sull’intero popolo cristiano ha fatto la fortuna di questa iconografia, che possiamo ancora riconoscere in altri luoghi del Varesotto, dalla chiesa del Carmine di Luino all’esterno di Santa Maria Annunciata a Brunello. Ma è a Santa Maria della Neve a Cislago che troviamo la rappresentazione più particolare di questo soggetto. Qui la Madonna non spalanca più le braccia per allargare il suo mantello, ma giunge le mani in preghiera per intercedere presso Gesù a favore dei fedeli che la invocano stringendo le corone del Rosario. Il manto, sostenuto da due santi, ferma le frecce del giudizio divino, che Cristo stava per scagliare sugli uomini. L’antica devozione alla Madonna della Misericordia si fonde così con la nuova devozione per il Rosario, destinata a diffondersi capillarmente nel nostro territorio, come testimonia in primo luogo la costruzione del Sacro Monte.

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