“Dolce Francia” erano le parole iniziali di una canzone cui un notissimo cantante francese dei tempi andati aveva donato fama mondiale. Una melodia lieve quasi una ninna nanna che veniva rivolta alla propria regione.
Quanto a dolcezza per la bandiera bianco, rosso e blu i tempi sono cambiati con sgradite amarezze a sbiadirne un po’ i colori. A parte quelle più grandi quelle delinquenziali che definire frutto di terrorismo è anche fin troppo premiante quasi a voler dare anche solo un po’ di sembianze di guerrieri a delinquenti puri. A parte queste le amarezze ai transalpini non sono mancate neanche nello sport.
Perduto il titolo nella pallavolo ancora più cocenti sconfitte sono venute dal calcio con il bruciore enorme di una caduta che ha negato a Deschamps e ai suoi ma, soprattutto, alla Francia intera un titolo che – si faccia pure avanti chi non lo pensava – sembrava essere già nelle tasche dei transalpini unici, peraltro, a emergere almeno parzialmente dal grigiore delle altre partecipanti.
Un rospo terribile da ingoiare parzialmente capace di diminuire il vanto di una perfetta e riuscitissima organizzazione ottima quanto a spettacolo e, ancor più importante, quanto a controllo dell’ordine pubblico.
Non restava che il Tour per consolarsi ma anche qui le riserve non sono mancate una sorta di gregge (l’accostamento è solo numerico) si è trascinato decisamente di tappa in tappa con rari scossoni di volate finali e ancor più rare imprese singole.
Non v’è chi non abbia avuto modo di rilevare lo scarso spirito di iniziativa che gli uomini di classifica hanno ritenuto di mettere in atto per conquistare posizioni e dare almeno un leggero disturbo al giallo di quel Froome che è sembrato proibito contrastare.
Uomini di classifica rassegnati in pianura come sui Pirenei, neanche minimamente desiderosi di fare qualche passo avanti anche per via dello scarso margine che li separava l’uno dall’altro.
Per entrare nel particolare il Tour ci ha presentato quattro settimane di buon passeggio sostanzialmente tutti in gruppo anche sui Pirenei oltre l’impresa isolata e peraltro fulgida di Chris Froome e qualche arrivo in volata con l’eccellente presenza di un Peter Sagan “reo” di avere onorato la prova francese e la propria maglia mondiale.
Per il resto assoluta sudditanza degli uomini di classifica alla maglia gialla con inutili speranze di almeno qualche tentativo per disturbarla. Bartali e Coppi, Koblet e Kubler, Anquetille e Bobet, Gimondi e Merckx grandi campioni interpretavano, evidentemente, il ciclismo in un altro modo.
Grandi campioni. E grandi battaglie l’uno contro l’altro in ogni gara.
Sfortunatissimo Tour, dunque!
You must be logged in to post a comment Login