Sta scrivendo il suo secondo romanzo che parla dell’adozione della figlia (il primo, “La bambina dei fiori di carta”, è il racconto dell’infanzia segnata da un ricovero in ospedale), ha tenuto corsi di recitazione e curato, all’inizio di luglio, la rassegna “Gustando il Cinema” dedicata al rapporto tra cinema e cibo che lei stessa ha progettato per il bicentenario della città di Varese: è un 2016 fitto d’impegni per Sarah Maestri, la trentaseienne attrice, scrittrice e manager – donna di spettacolo a tutto tondo – il cui nome è legato indissolubilmente a Luino e a Piero Chiara.
Nella motivazione del premio che il Rotary Laveno-Luino-Alto Verbano le conferì nel 2014 per la partecipazione al film “Il Pretore”, si parla del “sogno di Sarah diventato il sogno di una comunità di provincia che lo ha impersonato, realizzato, vissuto e concretizzato”. È un riconoscimento allo stretto legame con la terra natale che lei sente come una forza: “Sono fermamente convinta che un albero possa dare buon frutto solo con le radici ben piantate a terra – osserva – e le mie sono sull’adorato lago Maggiore”.
Anche i prodotti alimentari che predilige affondano le radici nel territorio prealpino: “Nel mio frigo c’è sempre posto per la formaggella del Luinese e per gli asparagi di Cantello – ammette – e sono letteralmente ghiotta delle pesche di Monate”. Dal cibo al cinema, il bilancio dell’esperienza nel film Il Pretore è più che positivo. La coinvolse a 360 gradi come attrice, come titolare della casa di produzione Chichinscì, come procacciatrice di finanziatori, investitrice in prima persona e perfino come responsabile dei provini delle comparse.
Confessa candidamente: “Cento anni d’autore, la manifestazione che organizzai per il centenario di Piero Chiara, è stato un evento unico che ha coinvolto l’intera comunità locale. Sono molto orgogliosa di quello che sono riuscita a fare. Il film resta un dono alla nostra terra che è stata sapientemente fotografata dal direttore alla fotografia Zamarion”. Cinema, teatro oppure tv, il suo curriculum è ben coperto in ogni voce: “La mia vita è recitare, teatro o cinema non cambia, l’emozione è sempre fortissima”.
Ancora giovane, la vita di Sarah è già ricca di episodi felici e gratificanti ma anche di esperienze dure e difficili come la malattia che patì da bambina e che l’ha avvicinata alla fede. Si è sempre parlato di un suo rapporto stretto con Medjugore, ma in che modo la religiosità l’aiuta in un mondo apparentemente dorato come il cinema? E qual è il suo rapporto con il Sacro Monte di Varese? “Per me il Sacro Monte è la Medjugorie di Varese – dice – È il mio rifugio, il mio luogo di ristoro dove posso ricaricare le pile. Ho avuto la grazia della fede ed è il dono più bello”.
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