Il Meeting dell’amicizia tra i popoli, che si terrà nei padiglioni della Fiera di Rimini nella terza settimana dell’entrante mese di agosto – da venerdì 19 a giovedì 25 –, ha un titolo ricco di significati: “Tu che sei un bene per me”; un titolo che va anche oltre l’attuale momento storico e politico – si pensi solo al fenomeno delle migrazioni e dell’accoglienza – e che davvero preconizza, vorrebbe preconizzare, un futuro di solidarietà e di pace. Un “titolo strepitoso”, l’ha definito il giovane sindaco della città romagnola, da poco riconfermato nel suo secondo mandato, “che dimostra il tentativo di dare delle risposte con il cuore e il coraggio di aprirsi”.
Parlare di cuore e di coraggio dinanzi ai terribili messaggi che la cronaca ci sta trasmettendo da mesi, e anche in questi giorni, quando invece la mano e la paura sembrano prevalere, porta verità e risposte alla nostra esistenza. Le parole, in questo caso, travalicano il loro senso proprio si pongono invece come impegno di vita, crediamo mai prima d’ora. E l’impegno non dovrebbe appartenere solo alla comunità ecclesiale di Cielle, che per la trentasettesima volta organizza a Rimini i suoi incontri e offre le proprie riflessioni, ma a tutti. Perché dietro quel “Tu” che dà il titolo alla manifestazione di quest’anno non c’è solo un popolo, o una religione, o uno stato, ma ogni uomo.
Speriamo di non sbagliare dicendo che nei personaggi che sfileranno sui palcoscenici della grande kermesse dell’estate riminese non ci sarà solo un interesse di facciata politica e propagandistica ma – in quest’anno che il Papa ha voluto dedicare alla misericordia – ben di più. A cominciare dal presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, che ha assicurato l sua partecipazione; e poi Abdetessar Ben Moussa, premio Nobel per la pace nel 2015 e presidente della lega tunisina dei diritti dell’uomo, Wael Farouq, docente di lingua e letteratura araba all’università Cattolica di Milano, Amar Bhattacharya, ricercatore di economia globale e di programmi di sviluppo, e altri ancora, tra cui l’attuale ministro degli esteri Paolo Gentiloni e l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi. E non mancheranno, com’è consuetudine decine di altre occasioni di incontro – mostre, spettacoli teatrali, concerti – né il coinvolgimento dell’allegro ma operoso battaglione di giovani i che volontariamente consentiranno il corretto svolgersi della manifestazione.
Tu sei un bene per me: tu uomo, dunque, non tu straniero, tu ateo, tu diverso… Se il messaggio cela in sé anche un’inevitabile retorica offre tuttavia la vera risposta a un comportamento di vita che – soprattutto in queste ultime settimane e quando sono le forze del male, dell’odio, della guerra o della follia ad avanzare – ci indica una strada da percorrere. È una risposta, e di certo non l’unica. Una risposta che sempre, perché non sia vuota, deve trovare ancora fondo nella ragione e nella prudenza oltre che nel sentimento (“Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe…”). Ma è chiaro che la guerra e l’odio non sono le strade da percorrere, anche perché troppo facili e prevedibili: la guerra, l’odio, la vendetta sono spesso sentimenti unilaterali. La pace, lo solidarietà e talvolta anche l’amicizia sono molto più difficili da costruire perché mettono in gioco soggetti diversi e più numerosi: Tu, Io, gli Altri… È il significato della vita insieme. Diversamente c’è il nulla, e già su questa terra; una scelta stupida, oltre tutto.
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