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Noterelle

DONARE IL TEMPO

EMILIO CORBETTA - 29/07/2016

tempoContemplando le parole ti vengono i pensieri, ma non solo le parole aiutano a pensare, devi contemplare anche la realtà e vedendo la realtà di vita degli abitanti di Varese ti vien da chiederti: ma i varesini amano la loro terra? Senz’altro molto, e sono tanti ad amarla. Basta guardare come si popolano, appena il clima lo permette, il Sacro Monte, il Campo dei Fiori, le altre vette che circondano Varese, le sponde del lago, parecchie vie della città. I varesini amano la loro terra e lo dimostrano le loro espressioni, la luce dei loro occhi mentre gustano il panorama nella mutevole luce del giorno, dall’alba al tramonto.

Ti vien anche da chiederti: ci sono tanti varesini che odiano la loro terra? Sembra di sì ed i segni non mancano: le strade imbrattate, i muri offesi da segni che non possono nemmeno essere classificati graffiti, cabine rotte ed edicole danneggiate, oltre a numerosi atti vandalici su edifici privati e pubblici. Abbandono di terreni, un tempo preziosi e fecondi orti. Inquinamento dei laghi e dei fiumi. Abbandono diffuso di rifiuti, specialmente in territori boschivi. Cementificazione oltre le necessità del mercato (ma solo questo tema necessita una profonda meditazione) e così via, molte altre brutture si potrebbero elencare.

Due atteggiamenti antitetici, due modi molto diversi di vivere l’ambiente. I primi, gioiosi, lo gustano, lo vivono, lo amano talvolta presi da un sentimento vicino alla nostalgia, perché desiderano mantenere l’amata bellezza del luogo che fa parte anche dell’intimo della loro vita.

Chi invece deturpa Varese? Se son varesini sarebbero classificabili come masochisti. Probabilmente non sono varesini. Vien da pensare che siano persone che “ce l’hanno con quelli di Varese”. Senz’altro c’è lo sfogo violento, dispettoso, di malesseri interiori per cui nasce il bisogno d’offendere, di nuocere. Perché? Non facile rispondere. In altri casi invece si tratta di banale maleducazione, di assenza di civismo, come l’abbandono di rifiuti quotidiani in luoghi inopportuni.

È veramente difficile conoscere i contenuti dell’animo umano e ciò che sconvolge è la fatica che si deve fare per prevenire certi comportamenti che troppo spesso siamo costretti a subire.

È una sfida a cui si può forse rispondere non con provvedimenti economici, non donando soldi, ma con fatica intellettuale, con tanta buona volontà. Importante valorizzare il volontariato proprio per la sua azione positiva nella vita sociale, per il suo influsso sulle persone, per la sua capacità educativa, che si riflette sull’ambiente E Varese fortunatamente di volontari in molti campi ne ha veramente tanti. Potrebbe essere una delle forze capaci di dare la spinta per superare la crisi, purtroppo evidente, della città.

Considerando lo stato estremamente ridotto dell’economia e come questa viene gestita da parecchi anni, vien da pensare che una forza, una risorsa sempre a disposizione e su cui ci si potrebbe basare è il tempo, o meglio il donare il tempo. C’è di che sorridere: il tempo, questo fattore che la fisica definisce relativo, è proprio il fattore che può risolvere importanti problemi, specialmente se abbiamo il buon senso di staccarci dalla necessità di monetizzare il suo valore.

Monetizzare il tempo porta a delle aberrazioni sconcertanti, per cui ci si ritrova talvolta a dover pagare profumatamente anche un lavoro non realizzato, un semplice dialogo di qualche minuto. (tanto per far un esempio: provate a chiamare un artigiano per mettere a punto una lavatrice … Diritto di chiamata ma a che prezzo! Per sentirti dire: “L’è tutta da cambiare” Nemmeno dovessi chiedere l’operato, la consulenza, di un Leonardo da Vinci).

Il dono del tempo diventa l’atto più valido che chiunque può fare, ricevendo in risposta il risultato di aver la soddisfazione di dare, con il tempo, amore alla propria città, amore che si realizza, che si concretizza nel benessere della città e dei suoi abitanti.

Stiamo dando troppo valore a questo fattore? L’esperienza della vita conferma quanto sia prezioso. Consideriamo la famiglia: chi la tiene “in piedi”? Il grande dono del tempo delle madri, dei buoni padri di famiglia e, dove ci sono: dei nonni! Ed è il dono del tempo che unisce il gruppo famigliare ed aiuta a superare le difficoltà, che purtroppo non mancano mai.

Ma quante associazioni sportive si reggono sul volontariato sostenuto dalla passione per una disciplina. E l’assistenza ai sofferenti negli Ospedali? E la cura dei musei?

Un fenomeno invece che lascia perplessi è lo spreco del tempo che viene fatto da parte di molti che, scoraggiati, restano inerti nella vita senza fare nulla: giovani che non studiano, non lavorano, non fanno nulla. Pensionati ancora in ottima forma fisica e intellettiva che passano ore in ozio forzato. Viene alla mente il vecchio detto: “Le ore del mattino han l’oro in bocca”, ma non solo quelle del mattino!

 

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