Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Parole

I GIORNI DELL’OZIO

MARGHERITA GIROMINI - 29/07/2016

OZIOOzio, dal dizionario: abituale e viziosa inerzia, per lo più dovuta a neghittosità, infingardaggine, scarso senso del dovere: poltrire, languire nell’ozio; consumare la vita nell’ozio. In senso attenuato, inattività, inoperosità, anche forzata; periodo di quiete e di riposo, suggerito dall’opportunità di interrompere le abituali fatiche.

Si avvicina agosto, il mese dell’ozio per eccellenza: la città vuota, il bar sotto casa chiuso, l’unico giornalaio aperto da raggiungere attraversando il quartiere, finestre sbarrate e balconi vuoti: le vite degli altri nascoste dietro le persiane chiuse, nelle case in ombra, negli appartamenti silenziosi.

Pensando all’ozio mi torna alla mente il Calvino delle “Città invisibili”: Marco Polo è occupato a intrattenere il Kublai Khan con il racconto delle città visitate durante i suoi viaggi.

Parla di Sofronia, la città che si compone di due parti complementari: la prima è la città del lavoro quotidiano, ha i muri di pietra, gli edifici di marmo e le vie di cemento, il tribunale, le scuole, l’ospedale, i magazzini. La seconda è quella che ospita i divertimenti, l’otto volante, le giostre, il circo con i suoi trapezisti. Una delle due città viene smontata e portata via dagli operai quando giunge il tempo della sosta; così si crea quel tempo sospeso nel nulla, che è la premessa per l’ozio vero, quello che rigenera la mente e il cuore nell’attesa del ritorno alla vita di ogni giorno.

Ed eccoci anche noi alle porte di agosto. È arrivato il tempo dell’ozio.

Il mio, è certo, non lascerà alcun segno esterno, a differenza degli Ozi di Capua, i mesi che Annibale trascorse con l’esercito accampato nel lungo inverno tra il 216 e il 215 a.C. Giorni e giorni di riposo forzato, e i soldati trascinati in una vita resa molle e licenziosa dall’attesa protratta: ma sarà poi vero che furono gli ozi di Capua la causa del mancato assedio di Roma? E della conseguente salvezza dei romani?

Quanto al mio piccolo, personale ozio, vorrei tanto che in questo mese d’agosto esso mi sopraffacesse, inducendomi a dimenticare lo studio, le letture impegnate, l’attualità; prego che il terrorismo non bussi più alla porta dei telegiornali con la sua scia di sangue. Mi auguro che tacciano i bla bla dei politicanti di basso profilo, con le loro sguaiatezze verbali e non solo; mi sarebbe d’aiuto lasciar riposare le orecchie abituate a registrare minacce, insulti e scissioni politiche sempre in agguato.

Quanto desidererei non dover prendere posizione su ogni evento, ed essere esentata dal dispensare pareri e consigli, spesso neppure richiesti.

Anche il libro vincitore del Premio Strega, del bravissimo Albinati, “La scuola cattolica”, non vorrei sentirmi obbligata a leggerlo in tempo di ozio. Se dovessero regalarmelo, avrò la forza di rimandarne la lettura all’autunno, quando le due parti della città descritta da Calvino si ricongiungeranno e io, forse, sarò rigenerata e di nuovo pronta ad ascoltare una storia lunga 1294 pagine.

Vorrei tanto divenire capace di assaporare il torpore delle pigre giornate di campagna, di gustare l’atmosfera indolente e vacanziera di cui narra Hermann Hesse nel suo “Giorni di luglio”, quando nulla accade e il vecchio faggio che si erge nel mezzo del giardino, solitario e sprezzante, ci impone di considerarlo nella sua maestosità.

Bene, ammoniscono prima Virginia Wolf, e poi Bertrand Russell, e insieme a loro tanti altri scrittori, ci sono momenti in cui è salutare prendere le distanze dal mondo, mettere la sordina agli eventi, fare spazio alla vita interiore.

Allora mi imporrò di accogliere con serena calma l’ora dell’ozio, il momento in cui si abbandona la condizione, non imposta da alcuno ma spesso scelta masochisticamente, della perpetua estroflessione; come se il mondo si aspettasse sempre la nostra presenza vigile e attiva nelle vicende degli uomini, per poter continuare a girare intorno al proprio asse.

Attendo senza ansia lo stato di indolenza e di distacco, la pigrizia delle lunghe giornate senza impegni, quando nulla accade. Quando forse qualcosa di non richiesto e nemmeno immaginato potrebbe accadere.

“Quattro sono le cose che a conoscerle mi hanno resa più saggia: l’ozio, il dolore, un amico, e un nemico“. Dorothy Parker (USA 1893 – 1967).

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login