Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Editoriale

ESTATE

ROMITE AMBROSIANE - 29/07/2016

contemplareDove potremmo pensare di trovare con insistenza il verbo “godere”? Chi potrebbe essere preoccupato della nostra capacità di rallegrarci? Dove possiamo aver trovato frasi come questa: “Se non alimentiamo la nostra capacità di godere del bene dell’altro ci condanniamo a vivere con poca gioia”? Chi potrebbe spronarci ad “aver cura della gioia dell’amore”?

Forse i Baci Perugina contengono massime simili, ma queste non sono state scritte per accompagnare la dolcezza di un cioccolatino magari anche suscitando il desiderio e la curiosità invitando a scartare e consumare… Le ha scritte il Papa mosso dalla “gioia dell’amore che si vive nelle famiglie” che “è anche il giubilo di tutta la Chiesa”; sono contenute nella esortazione postsinodale Amoris laetitia, “la gioia dell’amore” appunto!

E ci piace riprenderle per augurare una buona estate, che sia buona non per il clima mite o le bellezze viste o il riposo tanto meritato finalmente raggiunto, certo anche questo ci vuole; sia buona, anzi, sia piena di gioia aiutandoci a “dilatare il cuore” (AL 126). Il Papa è preoccupato perché “nella società dei consumi si impoverisce il senso estetico e così si spegne la gioia. Tutto esiste per essere comprato, posseduto e consumato; anche le persone” (AL 127). L’estate sia allora tempo della gratuità, tempo in cui se meno o poco o nulla è dovuto, tutto è donato. Sì tutto è donato innanzitutto perché tutto ci è donato: “Dio Padre ci dona tutto «perché possiamo goderne» (1 Tm 6, 17)” (AL 96).

È un’affermazione quanto mai strana questa nella nostra cultura dove sembra che siamo noi con la nostra tecnologia, le nostre ricchezze, la nostra intelligenza a conquistare tutto, così che tutto è nostro diritto, tutto nostro possesso e il limite è condanna che ci toglie qualcosa, qualcosa di noi stessi. Ma il Papa spiega che il godere di qualcosa e soprattutto il godere di un altro di fronte a me è ben diverso dal possedere perché richiama e necessita una bellezza che non può essere posseduta, che è altro da me e che suscita in me “un immenso rispetto e un certo timore di far danno” (cfr AL 127). La bellezza che ci è donata e di cui possiamo godere è quella sacralità degli altri e del mondo “che esiste al di là dei miei bisogni” (Al 127) e apre il nostro cuore a orizzonti infiniti, a promesse che ci portano fuori da noi stessi, oltre i nostri bisogni là dove tutto è dono, dove tutto ci è donato e noi godiamo della gratuità della vita, della sua sorprendente novità, della sua sempre nuova capacità di donare, incontrare, amare che rompe ogni limite, anche quello della sofferenza e della morte.

L’estate sia il tempo della gratuità dove tutto è donato anche per partecipare alla gioia degli altri e di Dio “perché «Dio ama chi dona con gioia» (2 Cor 9, 7), nostro Signore apprezza in modo speciale chi si rallegra della felicità dell’altro” (AL 110). “È dolce e consolante la gioia che deriva dal procurare diletto agli altri, di vederli godere. Tale gioia, effetto dell’amore fraterno, non è quello della vanità di chi guarda se stesso, ma quella di chi ama e si compiace del bene dell’amato, che si riversa nell’altro e diventa fecondo in lui” (AL 129).

Cosa guardare allora quest’estate? Cosa cercare magari anche andando lontano dagli spazi della quotidianità? Forse proprio gli sguardi che incrociamo tutti i giorni, quello che ci accoglie al mattino e la sera ci dà la buona notte, quegli sguardi conosciuti in cui possiamo riconoscere l’infinito, perché infinito è l’amore di chi sempre ci accoglie e di chi ancora ci attende per gioire della nostra gioia, per pazientare con noi nella fatica e nel dolore, infinito è quell’amore che sogna insieme a noi il domani e inizia a costruirlo nell’abbraccio di oggi.

Magari anche andando lontano cerchiamo la bellezza di ciò che ci è vicino per “aver cura della gioia dell’amore” quella gioia che è “dilatazione dell’ampiezza del cuore” e si vive nel “prendersi cura gli uni degli altri” (AL 126). Gustiamo questa estate vivendo l’ascolto e il dialogo, dandoci tempo, “tempo di qualità”, per ascoltare con pazienza e attenzione, finché l’altro abbia espresso tutto quello che aveva bisogno di esprimere” (AL 137). “Tutti (infatti) hanno un contributo da offrire, hanno un’esperienza della vita, guardano le cose da un altro punto di vista, hanno maturato altre preoccupazioni e hanno altre abilità ed intuizioni” (cfr. AL 138). “È possibile che dal mio pensiero e dal pensiero dell’altro possa emergere una nuova sintesi che arricchisca entrambi” (AL 139). Cerchiamo questa ricchezza, gustiamo il valore di chi ci sta accanto!

Questo augurio vi viene da un Monastero: noi non andiamo lontano, ma il nostro stare trova riposo nella gratuità del Signore e delle sorelle che sempre ci accoglie e ci sospinge; troviamo riposo nel volgere sguardo, mente e cuore oltre noi stesse, solo esercizio – che poi è un dono – che giorno per giorno può dilatare la nostra vita. Noi cerchiamo di custodire spazi di silenzio, ma non è vuoto quel silenzio: Qualcuno ascolta quanto in esso risuona e nel silenzio ci insegna a dire e ad ascoltare, a dialogare e a prendere con sé.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login