Angelo Chiesa è stato un protagonista della Resistenza varesina e un interprete autentico dei valori e degli ideali che ispirarono gli antifascisti e i combattenti per la libertà.
Era nato a Venegono Inferiore il 24 novembre del 1927. Cresciuto in una famiglia operaia con il padre socialista e antifascista della prima ora, inizia il suo impegno politico a soli 17 anni. Nel 1944 dopo i primi contatti con alcuni partigiani del luogo, assume come nome di battaglia “Felice” ed entra a far parte della 121^ Brigata Garibaldi, Battaglione “Augusto Covalero”.
Dopo un’esperienza lavorativa in fabbrica diventa funzionario del PCI varesino e da allora l’impegno politico a tempo pieno sarà la costante della sua vita. Oggi che i partiti e la politica non godono di grande fiducia è difficile comprendere il significato di una “militanza” incessante e totalizzante come quella vissuta da Angelo Chiesa. Eppure è grazie al modo in cui uomini come lui hanno concepito e praticato la politica che l’Italia ha potuto affrontare le sfide del dopoguerra. Nulla era dato per scontato: la divisione del mondo in blocchi e i gravi squilibri economici e sociali prodotti dalla guerra potevano spezzare, in qualsiasi momento, il delicato equilibrio democratico costruito nella stagione “costituente”. Eppure il Paese è riuscito a superare anche momenti gravissimi di tensione e di contrapposizione grazie anche all’azione incessante di quanti hanno saputo, come Angelo Chiesa, coniugare la fermezza e il rigore delle lotte con la concretezza degli obiettivi. Con questo spirito egli seguirà a lungo i problemi del lavoro e delle fabbriche varesine. Sotto la sua direzione nascono i “giornalini di fabbrica”, veri e propri veicoli di formazione e di informazione (o controinformazione, come si diceva allora) che per molti anni saranno per migliaia di lavoratori uno strumento straordinario di crescita e di emancipazione politica.
Angelo Chiesa è stato a lungo uomo delle istituzioni da eletto nelle liste del PCI. Inizia il suo percorso nel 1956 quando viene eletto Consigliere Comunale a Busto Arsizio e vi rimane per circa dodici anni. Poi nel 1975 e nel 1980 l’elezione a Consigliere Regionale in cui, tra l’altro, si distingue nell’impegno per nuove leggi di programmazione urbanistica e, in particolare, per la nascita del Parco del Campo dei Fiori. Terminata l’esperienza legislativa in Regione ritorna in Consiglio Comunale, ma stavolta nel suo piccolo comune di residenza. C’è anche una breve parentesi, tre anni, in Consiglio Provinciale che lo stesso Chiesa definisce “una esperienza mortificante” in quanto già ne avverte la decadenza e lo snaturamento della funzione politica e istituzionale.
Chiesa rinasce a nuova vita quando successivamente ricoprirà l’incarico di Presidente provinciale dell’ANPI.
Con rinnovata energia si impegna a trasformare profondamente il ruolo della associazione dei partigiani. La sfida è quella di uscire dalla pura e semplice funzione di “testimonianza” e rivisitare i valori della Resistenza con gli occhi e i problemi di oggi. Si apre così una nuova stagione in cui il “ripudio della guerra” e gli altri principi fondativi della nostra Costituzione diventano prassi quotidiana e impegno comune. Il messaggio di Chiesa è chiaro: è solo nel rispetto della Costituzione e nella sua attuazione che possiamo ritrovare le ragioni dello stare insieme. I valori della Resistenza sono tutt’altro che morti. Anzi è proprio dalle prove e dalle esperienze del passato che possiamo trarre utili insegnamenti per l’oggi.
Con queste convinzioni di fondo Angelo Chiesa affronta le sfide del presente e torna a percorrere, instancabilmente, tutta la provincia incontrando donne e uomini, giovani e giovanissimi, persone di tutte le età e di ogni ceto sociale. Le sue energie saranno tutte impegnate in questa impresa fino a quando il suo cuore non comincia a vacillare.
Nelle sua “scelta di vita” Angelo Chiesa ha sempre saputo anteporre le ragioni collettive a quelle individuali, ha dato un senso alla sua esistenza – ed anche a quella degli altri – perseguendo ideali e obiettivi nobili, ha partecipato attivamente alla vita sociale e democratica spendendo le sue energie per un’Italia migliore.
Sono queste le persone che con la loro volontà di costruire, di dialogare, di confrontarsi, di lottare, hanno dato un senso a quella democrazia italiana che, non a caso, la nostra Costituzione repubblicana pone al centro di se stessa. Perché non c’è futuro senza la partecipazione costante e consapevole dei cittadini e senza il loro impegno diretto alla soluzione dei problemi. Non c’è futuro senza giustizia ed eguaglianza sociale.
Chiesa è sempre stato, con la sua presenza attiva, un esempio di cittadino e non di suddito, di un uomo di sinistra al servizio della collettività, di un uomo vero delle istituzioni e non un portaborse alla corte dei potenti.
Di tutto questo gli siamo grati e riconoscenti.
Sul piano personale Chiesa è stato per me un punto di riferimento importante perché il suo impegno, i suoi valori, la sua moralità, davano alla comune militanza politica quello spessore e quella vitalità di cui oggi purtroppo si avverte la mancanza.
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