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Divagando

LA PARTECIPAZIONE CHE SERVE

AMBROGIO VAGHI - 22/07/2016

consiglioLa nuova amministrazione del Comune di Varese è partita col botto. Molte le innovazioni percepibili anche da parte dei non addetti ai lavori, da parte cioè della cittadinanza tutta. In primo luogo una composizione della Giunta che ha dimostrato quanto il Sindaco pur nel rispetto del Partito democratico e dei movimenti che fanno parte della maggioranza non abbia rinunciato alla propria autonomia di giudizio nella piena responsabilità che gli compete. Di questo si avrà modo di parlare in futuro alla luce dei risultati positivi che gli auguriamo.

Tra le innovazioni di metodo apprezzabile ci sembra il dichiarato impegno di Galimberti di promuovere interesse ai lavori del consiglio comunale. Lo scopo è ben preciso, ampliare la partecipazione dei cittadini. In altre parole coinvolgere maggiormente i varesini alle cose pubbliche con l’ambizione anche di riportare alle urne almeno una parte di quegli elettori che se ne sono allontanati.

Da qui alcuni provvedimenti per facilitare la presenza del pubblico quali la convocazione del Consiglio nelle mattinate del sabato e non nelle serate settimanali.

La prima convocazione è stata un successo per la numerosa presenza e per la solennità che il Sindaco ha voluto dare all’evento, un solennità andata persa negli anni di governo a impronta leghista.

Dare continuità all’azione di recupero del civico interesse non sarà cosa facile. Secondo noi occorrerà che sia i media che gli stessi consiglieri comunali diano il loro concreto contributo.

Dai media ci si aspetta di essere altrettanto innovativi. La seduta del Consiglio Comunale è un evento cittadino e come tale va presentato annunciando in anteprima i maggiori problemi che andranno in trattazione. Poi più cronaca. Ai cittadini interessa di più il confronto tra le varie soluzioni possibili che nasce dal dibattito che non i commenti del pur bravo giornalista. E l’informazione deve essere fresca, di giornata, senza privilegiare la notizia del cagnolino che ha sporcato il marciapiede.

Ma anche e soprattutto i Consiglieri devono fare la loro parte. Interventi lunghi, ripetitivi, che vogliono dire sempre tutto partendo “da Adamo ed Eva”, avulsi dal problema all’ordine del giorno non potranno che annoiare anche il pubblico partecipe della seduta. Tornerebbero presto a vedersi le tante sedie vuote. Sarebbero da evitare anche interventi che anziché chiarezza possono creare confusione di idee. Il Sindaco e la Giunta sono supportati da una dichiarata maggioranza ma non siamo in Parlamento ad esprimere o no la fiducia al Governo (qui la Giunta ). Siamo in un consesso dove le maggioranze si contano sulla singola delibera e i proponenti ambiscono ad avere i consensi più ampi possibili. Quando ciò si realizza dopo magari un confronto aperto si può ben dire che l’interesse cittadino è stato bene interpretato. Avere voti aggiuntivi non deve essere dunque un peccato da censurare ma un obiettivo da perseguire. Sempre.

Quindi ci è apparso pretestuoso, male riposto, un intervento su possibili abbandoni della coalizione di maggioranza in relazione a futuribili comportamenti del Presidente del consiglio comunale (oppositore? Sostenitore della giunta?). Evitiamo donchisciottesche lotte contro i mulini a vento che possono dividere anziché includere. Il voto del neo eletto Presidente del consiglio ovunque si collochi non sarà assolutamente determinante per la maggioranza. Solo in caso contrario sarebbe stato legittimo esprimere i timori (minacce?) che abbiamo ascoltato. La matematica non è una opinione soprattutto nel caso specifico e sarebbe bene non dimenticarlo per non confondere il quadro politico, abbandonando certe “inquietudini” del resto correlabili a tutt’altro problema: la gestione della Fondazione Molina perché retta da persona della stessa casacca.

***

I fatti sono noti. L’argomento più discusso è un finanziamento della Fondazione Molina a una società del settore delle comunicazioni televisive vicina alle amicizie dell’attuale Presidente. Da qui altra confusione di idee e di propositi. Il Presidente del Molina è stato indicato secondo Statuto dall’ex sindaco Attilio Fontana. Punto. Tirare la giacca all’attuale sindaco Davide Galimberti chiedendogli che lo dimissioni equivale a pretendere una operazione scorretta, non fattibile. Il dottor Campiotti è tutt’altro che uno sprovveduto “ragazzo di campagna”. Sa bene di essere inamovibile fino alla scadenza del mandato nel 2018 e sostiene la assoluta correttezza degli atti compiuti ricordando agli immemori che la Fondazione è un ente di diritto privato. Si astengano quindi i contestatori e i personaggi che per un tocco di visibilità fanno segnalazioni alla Procura della Repubblica. Nella quale sicuramente ci sono magistrati che sanno leggere i giornali, pronti ad individuare autonomamente notizie di reato.

Se si volesse dall’esterno dare un giudizio non etico ma fattuale del tanto discusso finanziamento si dovrebbe soffermare l’attenzione su due fattori: le garanzie per l’obbligazione e la sua durata.

È presumibile che la Fondazione abbia richiesto e ottenuto concrete garanzie reali o fideiussorie per la restituzione alla scadenza di quanto mutuato. In caso contrario amministratori e sindaci revisori sarebbero pesantemente censurabili.

In secondo luogo ma altrettanto importante dal punto di vista etico, va valutata la durata dell’obbligazione. Una durata oltre l’anno 2018, cioè la fine del mandato degli attuali amministratori del Molina sarebbe una scorrettezza grave. Condizionerebbe i futuri amministratori privandoli di mezzi finanziari di pronta cassa necessari per intraprendere iniziative di sviluppo.

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