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Zic & Zac

L’ITALICUM CHE IMBARAZZA

MARCO ZACCHERA - 14/07/2016

renziQuando Matteo Renzi debuttò sulla scena nazionale a molti sembrò soffiasse una ventata di aria nuova ma mese dopo mese l’illusione si è spenta davanti ad un”ego” eccessivo del premier da far invidia a simili atteggiamenti tipici del peggior Berlusconi.

L’esempio della riforma costituzionale e soprattutto dell’ “Italicum” sottolineano una personalità tutta tesa alla auto-presunzione che spesso va al di là dei contenuti.

Due leggi dichiarate perfette, sulle quali Renzi aveva rifiutato ogni suggerimento o compromesso e – soprattutto per la legge elettorale – molto discutibile rispetto a un corretto principio democratico, ma che assolutamente non potevano cambiare e sulle quali Renzi aveva apertamente dichiarato “o così, o me ne vado”. Eppure è bastato che i sondaggi confermassero il progressivo scarso gradimento degli italiani perché improvvisamente tutto si possa ora cambiare, migliorare, spezzettare, rinviare magari sperando in un provvido stop (per Renzi) imposto dalla Corte Costituzionale che potrebbe clamorosamente bocciare la nuova legge elettorale il che (tra l’altro) è proprio quello che sostengono dal primo giorno gli oppositori interni ed esterni a Renzi.

D’altronde chi avesse la voglia di verificare il testo di questa legge con quella presentata dal mussoliniano Acerbo nel 1924 potrebbe agevolmente rendersi conto come l’Italicum – inquadrandolo nella nuova riforma costituzionale – porterebbe di fatto ad una dittatura personale del premier soprattutto in una sua duplice veste di segretario del più importante partito italiano.

È comunque bastato che il turno elettorale sottolineasse come il Movimento 5 Stelle potrebbe diventare il primo partito perché Renzi fiutasse il pericolo e da allora le sue incrollabili certezze si sono sbriciolate. Ecco allora che si parla non più di referendum costituzionale ma di una pluralità di domande (il che sarebbe un’ottima soluzione) mentre l’Italicum viene ora criticato da (quasi) tutti sia per il blocco dei collegi che delle preferenze, che dei meccanismi che potrebbero assegnare il 55% dei seggi nell’unica Camera elettiva superstite ad un partito che potrebbe raccogliere anche solo non più del 20-25% degli elettori.

Quello che gli oppositori sottolineavano da mesi improvvisamente è diventato per Renzi un pericolo reale e quindi adesso tutto può essere messo in discussione, l’esatto contrario di quanto fino a ieri lui invece sosteneva.

Siamo all’assurdo con Renzi che spera adesso in un rinvio del referendum a novembre o magari al 2017 ma ben sapendo che ogni mese che passa scende la sua forza di minaccia di elezioni anticipate (tra 18 mesi si vota comunque) è così la sua maggioranza parlamentare tentenna mentre si moltiplicano i problemi dentro e fuori il governo.

Se non fosse più tempo di polemiche ma di chiarezza forse sarebbe ora che il presidente Mattarella desse flebili segni di vita spiegando al premier che non può continuare così, che chiarezza ci vuole, che bisogna mettere subito mano all’Italicum per “democratizzarlo” e solo successivamente procedere allora alla riforma della Costituzione (e non viceversa) mentre sarebbe segno – finalmente! – di democrazia vera chiedere agli italiani con più quesiti referendari se vogliano o meno, e come, una riforma costituzionale.

Certo che sarebbe veramente una grande occasione chiedere anche agli stessi italiani se per esempio volessero o meno anche una elezione diretta del Presidente della repubblica o del premier con una riforma presidenziale che darebbe sì, allora, ben più ragioni in futuro all’operato dello stesso premier visto che – giova ricordarlo – Matteo Renzi è a Palazzo Chigi da due anni e mezzo ma – come i suoi due predecessori – non è stato votato da nessuno.

Si preannuncia insomma un autunno politico interessante, certo con scenari molto diversi da come si delineavano solo sei mesi fa.

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