(C ) “L’arena politica non è più strutturata lungo l’asse destra-sinistra, ma è composta da sciami, da communities of sentiment che associano le persone in base ad affinità ed emozioni, costruite intorno a nemici,idee di società e visioni di futuro.
Le “comunità di sentire” producono legami forti in intensità, fragili in strutturazione.
Le persone si riconoscono in esse finché sono capaci di rappresentare desideri, aspirazioni e pulsioni. E poi si cambia.”
Questo è l’assunto, cari amici, di uno studio, molto ben fatto, di SWG sui mutamenti strutturali del comportamento elettorale degli italiani. Detto brutalmente, non cambiano facilmente parere politico, proprio non ce l’hanno. Qui si parla degli italiani, ma credo nessuno abbia il coraggio di smentirmi se dico che si tratta di una sindrome europea. Prima di discuterne, lasciatemi lo spazio di una presentazione: delle nove ‘comunità di sentire’ vi riassumerò i tratti principali.
Cominciamo dal gruppo che lo studio chiama:
“ITALEXIT”. Sono antieuropeisti e antirenziani; sono l’8% dell’elettorato e nelle ultime elezioni hanno votato principalmente per 5stelle e centro destra, hanno una “cassa di espansione” che può arrivare al 28%. Abitano per lo più in periferia o in centri medio-piccoli, hanno basso reddito e bassa scolarità, età prevalente: 35/64 anni.
“PRIMA GLI ITALIANI”. Immigrazione e sicurezza sono le loro parole magiche, votano principalmente Lega, ma anche 5stelle e centrodestra, abitano in piccoli centri e in Lombardia, bassa scolarità e basso reddito, significativa presenza di donne e di cattolici praticanti, 10% dell’elettorato, cassa d’espansione 32%.
“FISCAL CHOC”. Odiano le tasse, che associano al comunismo. Sono forti in Veneto e nell’età sotto i 44 anni, lavoratori autonomi, con reddito medio-basso, votano prevalentemente Lega e destra, ma non disdegnano 5stelle. 11% dell’elettorato, cassa d’espansione al 35%.
“MODERATI DELLA GOVERNABILITA’”. Rifiutano estremismo, populismo, nazionalismo. Provengono sia dai pensionati sia da redditi medio-alti, sono più presenti tra coloro che hanno alta scolarità ed età maggiore di 64. Votano sia PD sia 5stelle. 12% dell’elettorato, cassa d’espansione al 39%.
“LIBERAL SVECCHIATORI” Anche costoro votano soprattutto PD e 5stelle, sono il 17% con cassa d’espansione sino al 56%; socialmente assomigliano al gruppo precedente e votano in modo simile, ma curiosamente per motivazioni piuttosto diverse.
“RIFORMISTI STORICI”. Gli ossi duri del PCI? Solo parzialmente, sia come numero
(non superano il 12% con espansione al 38%) sia come condizione sociale: votano PD, SI e 5stelle, ma sono anziani, non credenti, reddito e scolarità medio-alta.
“POST IDEALISTI DISORIENTATI”. Equità e giustizia contro i nuovi fascismi, abitano nelle grandi città, soprattutto in centro, ma anche in Toscana. Votano PD, SI, ma ancora una volta 5stelle, elettorato all’8%, espansione al 27%.
“SHARING ANTI ELITE”. Arrabbiati con banche e poteri forti, votano 5stelle, ma anche SI e PD. Elettorato al 12%, espansione al 40%. Radici sociali molto composite: 45/64 anni, lavoratori autonomi, radicati al Sud e Isole.
“DECISI DELL’ANTICASTA”. Siamo arrivati ai serbatoi principali dei 5stelle e del non voto. Sono giovani, abitano nel centro delle città e sono presenti al Sud. Se votano sono per i 5stelle, ma spesso sconfinano nel non voto (che lo studio non caratterizza in modo specifico e potrebbe esserne l’unica lacuna). 10% del corpo elettorale, espansione al 30%.
(S) Perdonami se non mi entusiasmo di questa tua scoperta. Non sono concetti nuovi, ci avevi già fatto una testa così con l’elettore liquido e con la provenienza sociale borghese degli elettori del PD a Torino, Milano e Roma. Preferivi la lotta di classe? Le BR alla Fiat? I Generali golpisti? Invece va bene così: mobilità elettorale estrema, sistema maggioritario che garantisca comunque la governabilità; chi vince vince, chi perde vincerà un’altra volta, magari senza nemmeno troppa fatica, vista la difficoltà di governare di tutti.
(O) Io invece vedo ben rappresentato il microcosmo varesino e provinciale, nella ricchezza e nell’apparente incongruità di certe motivazioni con i comportamenti elettorali concreti, spiegabile con il fatto che il radicamento della Lega ha molto limitato quello dei 5stelle. Arrivo persino a spiegarmi in questo modo il sorpasso di Galimberti su Orrigoni al ballottaggio: non basta l’appoggio della lista Malerba, non basta la partenza di qualche famiglia per il mare: penso che il centrodestra abbia perso molte motivazioni tra i due turni per ragioni intrinseche. Mentre le ‘liste civiche’ a sostegno di Galimberti si diversificavano dal PD e tra di loro in base a caratteristiche simili a quelle delle comunità di sentire ora descritte, quella di Orrigoni non era sufficientemente caratterizzata rispetto a quelle di partito e ha quindi perso la sua attrattiva quindici giorni dopo. Forse l’elettore ha capito che le ragioni strettamente ‘politiche’ che l’avevano sorretto al primo turno non avrebbero avuto molto a che fare con la realtà amministrativa della città e ha deciso per il cambiamento comunque. La vera direzione del cambiamento è il cambiamento stesso!
(C) Questa è la mia perplessità, come ben sapete. Amo stare dalla parte della ragione, non da quella dell’emotività. Per cambiare è più importante scegliere bene la cosa nuova che buttare d’impulso quella vecchia. Finché si tratta di amministrare Varese, con tutto l’amore che posso volere a questa piacevole città e ai suoi riottosi cittadini, l’auspicio di una leale collaborazione tra le forze politiche può bastare. Ma sull’Italia incombe ben altro: riforma costituzionale e relativo referendum, eventuale riforma della riforma elettorale, minimizzazione degli effetti negativi della Brexit richiedono conoscenza, riflessione, ponderazione. Non vedo, a tutt’oggi, una ‘comunità di sentire’ intorno alla riforma costituzionale. Caro Onirio Desti e caro Sebastiano Conformi, vogliamo dedicare a questo tema le prossime riflessioni? Temo che non ci mancherà la materia della paradossalità.
(C ) Costante (O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi
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