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Opinioni

GALLARATE, ADESSO CONCRETEZZA

VINCENZO CIARAFFA - 14/07/2016

cassaniLo scorso 11 luglio il nuovo Sindaco di Gallarate eletto dal centrodestra, Andrea Cassani, ha presentato la sua giunta ed ha pronunciato il giuramento di rito. Le gradinate di quella sorta di aula magna che è il salone del consiglio comunale erano strapiene: un pubblico misurato e attento, e i protagonisti di entrambi gli schieramenti ostentanti fair – play. Insomma tutto come da copione quando si è all’inizio di una legislatura.

In un Paese come l’Italia, dove la rissa è diventata indispensabile strumento di lotta politica (spesso utilizzata per nascondere la mancanza d’idee e di progetti), riteniamo che il fair-play ostentato dai politici gallaratesi non sia esente da rischi. Il principale dei rischi? È presto detto … Ossia, lo stravolgimento della volontà degli elettori, pratica di cui abbiamo il monopolio assoluto. Infatti, il fair play spesso è la cortina fumogena di chi ha paura di assumersi delle responsabilità dirette, insomma una furberia cui ricorrono i politici per sottrarsi alla realizzazione delle promesse fatte in campagna elettorale con la “condiscendenza speranzosa” delle opposizioni. Sicché quel termine anglosassone che significa (sic!) gioco leale, nel nostro Paese finisce, invariabilmente, per trasformarsi in un’altra cosa, e ciò di solito avviene passando per cinque fasi già collaudate dalla politica italiana: s’inizia con l’ecumenismo politico, poi s’individuano “convergenze parallele”, si procede con compromessi più o meno storici come quello intercorso tra la DC e il PCI di vecchia memoria, si passa poi al consociativismo e, infine, si finisce col partenopeo inciucio. Per n’nciucio, infatti, all’ombra del Vesuvio, s’intende un sotterraneo mercato di comari, ove regna il chiacchiericcio e il pettegolezzo.

Per carità, non prevediamo che la situazione di Gallarate possa evolvere in questo senso, perché al momento la maggioranza è coesa. “Al momento” è d’obbligo visto quanto sta succedendo nella vicina Busto Arsizio dove, per le solite liti da comari nella maggioranza che sosterrebbe Antonelli, si è venuta a creare una spaccatura che ha portato all’elezione del piddino Valerio Mariani alla presidenza del consiglio comunale, al posto di Gigi Farioli. A seguire, il commissariamento della sezione cittadina della Lega disposto da Salvini. Come dire che ci voleva il centrodestra bustocco per riuscire nella titanica impresa di portare in Comune un PD perdente alle elezioni. Mah! Chissà che cosa ne penseranno i bustocchi, mentre i grillini si staranno sicuramente fregando le mani.

A maggior ragione, quindi, restiamo del parere che chi vince una competizione politica debba poi avere il coraggio di marcare bene le differenze con chi l’ha preceduto. E non parliamo di differenze d’ideali (piuttosto difficili da intravedersi in giro…) ma di metodo. Vissuta dal “di dentro”, Gallarate è una città che ha molti problemi da risolvere come, e giusto per citarne uno, il problema della riqualificazione dell’area intorno alla Stazione Ferroviaria: forse nessuno fino ad oggi si è accorto che in questa zona, sotto i portici di fronte ai parcheggi, la farmacia e il bar, gli unici esercizi ancora gestiti da italiani in quella zona, sono diventati fortini assediati dalle pressioni degli extracomunitari che tendono a completarne la colonizzazione? Che ogni mese in via Mazzini chiude un negozio? Per non parlare poi della carente manutenzione stradale, della segnaletica orizzontale ormai sparita in molti punti della città, come anche i cestini portarifiuti, e per ultimo, ma non ultimo, il problema della scarsa sicurezza, avvertita dai cittadini gallaratesi con più apprensione rispetto alle onerose tasse e alla paura di perdere il posto di lavoro. E non bisogna essere per forza leghisti per vedere che il problema della sicurezza è intimamente connesso alla presenza di un’immigrazione senza governo.

Sono ancora sostenibili dal Comune le spese per mantenere in piedi il MAGA? E delle tasse comunali, alcune delle quali sono raddoppiate da un anno all’altro, cosa si dice?

Un accenno a questi problemi nel corso della prima assise della nuova legislatura sarebbe stato doveroso. E poi? A parte i toni soffusi iniziatici, che pure abbiamo apprezzato, avremmo preferito che nel corso del primo consiglio comunale si facesse un accenno al cosa si vuole fare per la città, insomma al programma.

Invece, tanto bon ton e poche cose concrete sul tavolo. Sta di fatto che questa è stata la campagna elettorale a Gallarate, questo è stato il primo consiglio comunale e speriamo non divenga questa l’intera legislatura comunale.

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