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Attualità

L’UNITÀ POSSIBILE

EDOARDO ZIN - 07/07/2016

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Il congresso “Insieme per l’Europa”

“Che cosa ti è successo, Europa umanista, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà? Che cosa ti è successo, Europa terra di filosofi, di musicisti,di letterati? Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli e di nazioni, madre di grandi uomini e di grandi donne che hanno saputo difendere e donare la loro vita per la dignità dei loro fratelli?” – così chiedeva Papa Francesco rivolgendosi agli europei che gli hanno conferito il 6 maggio scorso il premio “Carlo Magno”.

A queste domande hanno tentato di dare risposta, non con le parole, ma con la loro testimonianza di vita e con il loro impegno concreto 15000 cristiani delle confessioni cristiane provenienti da tutta Europa, i quali a Monaco hanno partecipato al congresso e alla manifestazione finale di “”Insieme per l’Europa” dal 30 giugno al 3 luglio.

“Incontro, riconciliazione, futuro” era il tema delle giornate.

L’incontro è avvenuto tra rappresentanti di circa 250 associazioni, movimenti e realtà ecclesiali che, durante il forum precedente la grande manifestazione finale, divisi in gruppi di studio, hanno riflettuto, sotto la guida di cardinali (Marx e Koch), di vescovi ( gli evangelici Krause e Bedford-Strohm), di docenti universitari e dirigenti delle realtà ecclesiali, sulla convivenza riconciliata in terre di confine, su come vivere da cristiani in economia, sulla solidarietà tra le generazioni, con i più poveri, sul dramma e sull’opportunità per l’Europa del fenomeno migratorio, su come difendere il creato, su come vivere l’impegno professionale nella società contemporanea.

La manifestazione conclusiva non è avvenuta in uno strano clima di ibridismo, di falsità, di immobilismo, di ingenuità. Non si è teorizzato, non sono state escogitate tattiche e diplomazie, denunce e inchieste. Ci si è guardati negli occhi, ci si è presi per mano per pregare assieme il “Padre Nostro” ciascuno nella propria lingua o per cantare all’unisono, ma nel proprio idioma, un corale di Handel. Mi sono trovato a scambiare il segno della pace non con estranei, ma con fratelli. Mi è venuta incontro, sorridente, una amica olandese che non vedevo da anni. Quando, nella giornata mutevole e risentita, un violento acquazzone ha incominciato a scrosciare, si sono aperti gli ombrelli e tutti hanno trovato riparo sotto il parapioggia del vicino. E quando un cardinale di Santa Romana Chiesa ha scorto tra la folla il volto di un amico si è allontanato dal codazzo per andarlo ad abbracciare.

I giovani hanno portato un clima di freschezza, di gioia con i loro canti, le loro danze, la loro musica assordante che anche noi anziani siamo riusciti a condonare perchè espressione anch’essa di vita e luogo d’incontro. Non ci si può opporre alla vita, soprattutto quando essa è piena e felice.

Lo “stare assieme”, incontrarsi, è stata la risposta all’appello di Papa Francesco che ha voluto condividere gioia, speranza, vicinanza con un suo video messaggio.

Ogni incontro porta alla conoscenza, a superare le divisioni. A 500 anni dalla riforma luterana, i partecipanti alle giornate di Monaco nella mattinata di sabato 2 luglio si sono riuniti per una preghiera ecumenica in sei chiese diverse, a seconda dell’espressione linguistica, per pregare per la pace: si sono cantati salmi, ascoltata la comune Parola e presentato al Signore della Storia i paesi e le regioni del mondo in guerra e le terre colpite dalla violenza. Su di esse si è invocato il dono della pace. Disperdere rancori, diffidenze, ostilità o semplicemente indifferenza o disinteresse porta alla riconciliazione tra cristiani. Qualcuno si è divertito a fare uno stimolante acrostico della parola “pace”. Preghiera: non tutto si può raggiungere con la sola preghiera, ma tutto deve cominciare dalla preghiera. Audacia, cioè coraggio, per camminare assieme verso comuni orizzonti. Convivialità perchè il millennio che stiamo vivendo sarà contrassegnato dal volto dell’altro. Esodo, cioè uscita verso gli altri perchè “noi siamo quel qualcuno, quel qualcosa, che ha bisogno di qualcos’altro” e che per primo ci viene incontro.

La riconciliazione con i fratelli delle chiese sorelle e il dialogo inter-religioso porterà alla solidarietà universale, di cui tanto si sente bisogno. Violenza e guerra in nome di Dio sono bestemmia. Nel momento del pericolo, degli attacchi maligni sperimentiamo ogni giorno da vicino le forze distruttive del male, che si possono superare con una cultura della vita, della gioia e della speranza e con uno stile di vita impregnato di gratitudine.

Ecumenismo e europeismo marciano parallelamente, ma il punto d’arrivo è uguale per entrambi. Le testimonianze portate da giovani e anziani hanno ribadito la necessità che l’Europa ritrovi le sue radici cristiane, ma soprattutto i “valori” che da esse sono sorti e che alimentano le radici proprio come il sole, che ciascun ramo cattura con le proprie foglie, alimenta il tronco comune. Le radici rimandano al seme: la carità. È questo seme che genera le radici e l’albero fecondo del cristianesimo nella sua autenticità.

Non sono mancati durante il forum preoccupazioni anche per l’attuale situazione dell’Unione Europea. Molti relatori o semplici partecipanti si sono riferiti all’opera e al pensiero dei padri fondatori. Non era vuota nostalgia, un rammarico per un’Europa che non c’è più, piuttosto la domanda pressante perchè al centro dell’interesse dei politici non ci sia più la tendenza a fare della moneta un idolo, dimenticando l’uomo, soprattutto il più povero.

Approfittando di un momento libero, alcuni partecipanti a “Insieme per l’Europa” si sono recati in pellegrinaggio al vicino campo di concentramento di Dachau per realizzare una “trasfusione di memoria”, per ascoltare la voce di coloro che sono passati di lì, raccogliersi in preghiera in quel luogo di sacrificio e innalzare da qui un grido di speranza per l’avvenire dell’Europa.

Anche chi scrive non ama il linguaggio delle masse e delle parate, ma a Monaco non c’è stato trionfalismo, né tanto meno retorica. Ci siamo solo “incontrati”, donne e uomini di confessioni diverse e di tanti paesi, per dire che l’unità è possibile, che le divisioni si possono superare, che l’Europa non può diventare una roccaforte in cui asserragliarci per difendere il tempo passato, ma per assumere la responsabilità del mondo d’oggi.

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