Che una vittoria, come tutte le vittorie, anche e soprattutto quelle politiche, abbia molti padri e che la sconfitta, invece, sia figlia di una colpevolissima e sola madre, quando la si trova, è cosa abbastanza risaputa. Quindi non v’è da meravigliarsi che anche nella vicenda riguardante la conquista o la riconquista da parte del centrodestra di Palazzo Estense, visto che il disegno è fallito, come tuttavia sarebbe potuto accadere anche dall’altra parte, adesso si legga che “volano gli stracci”. Tizio accusa caio, il quale risponde e replica anche minacciando querele. E via così.
Il caso del Molina, per esempio. Hanno fatto pensare alcune dichiarazioni iniziali di Raffaele Cattaneo, che non è un leghista ma un alleato, autorevole esponente del Nuovo centrodestra (ora Lombardia Popolare), cattolico, presidente del consiglio regionale lombardo, sostenitore a Varese della candidatura a sindaco di Paolo Orrigoni. Cattaneo ha posto qualche domanda circa un movimento di denari da parte dell’istituto guidato da un anno e mezzo da Christian Campiotti – il Molina, appunto –, che è in città un rappresentante dell’Udc, a favore di attività imprenditoriali, quale un’emittente televisiva e giornalistica. Dalle cui file sarebbe venuto un forte appoggio per Stefano Malerba, già candidato sindaco della Lega civica e poi sostenitore nel ballottaggio di Davide Galimberti, il nuovo sindaco di Varese.
A tale proposito, dopo qualche giorno dai rilievi di Cattaneo e di altri, Christian Campiotti è intervenuto spiegando anche la natura dei finanziamenti e degli investimenti del Molina e minacciando querele e richieste di danni nei confronti di chi, a suo dire, getta fango su un operato trasparente, corretto e da sempre commendevole.
Niente da dire. Non abbiamo elementi per censurare o lodare nessun comportamento. Né per criticare insinuazioni e risposte. Ma rileviamo che tali polemiche, sorte nell’immediata comunicazione di una sconfitta politica, non riguardino vicende politiche, appunto, ma a quanto pare questioni di soldi, di affari, di posti di potere in qualche modo legati – apparentemente solo di sguincio – alla politica. E allora viene subito da domandarsi: qualora l’Udc (e la Lega civica) avessero appoggiato Paolo Orrigoni, eventualmente vincente, ci sarebbe stata lo stesso la “denuncia” di un comportamento scorretto da parte degli amministratori del Molina?
Non siamo così verginelli da pensare che la politica, nella sua rappresentazione pratica, non si agganci al potere e al denaro. Però si resta perplessi. Certo, a nostro giudizio, sarebbe stato più logico, in un’elezione amministrativa, che certi interventi si fossero appuntati su questioni maggiormente inerenti la vita varesina, come la necessità di quel famigerato parcheggio-bunker alla Prima Cappella, da realizzare a colpi di dinamite a due passi dalla chiesetta dell’Immacolata già monitorata per le vistose crepe che la deturpano. Oppure per la storia della ex-caserma Garibaldi, acquistata dal Comune, dimenticata, rivalutata e portata al centro di un intervento innovativo per piazza Repubblica. Solo quando ha cominciato a cadere a pezzi.
Sul piano più generale – ma forse più strettamente legato alla politica di quanto possano essere i finanziamenti del Molina, del tutto legittimi – crediamo – se trasparenti, farebbe piacere conoscere le posizioni e i distinguo di certi cattolici che in questo importante momento preferiscono stare di preferenza a fianco di Matteo Salvini, piuttosto che accanto a papa Francesco. Su temi caldissimi oggi, da cui nemmeno un’amministrazione locale può distaccarsi. Come l’immigrazione, e quindi la tanto conclamata sicurezza. Così, solo per sapere: mica per criticare. Poi ognuno è in diritto di scegliere i suoi compagni di strada, quelli che al momento gli fanno più comodo.
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