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Editoriale

NOVITÀ

GIUSEPPE ADAMOLI - 07/07/2016

galimbertiSi possono avere giudizi diversi e tutti rispettabili sulla nuova giunta di Varese. Ma un fatto è certo: porta chiaramente l’impronta del sindaco Davide Galimberti. Ha certamente ascoltato tutti gli aventi diritto ed avrà necessariamente mediato fra varie esigenze ma la sintesi è sua e l’ha assunta senza nascondersi. È una novità di metodo che merita di essere riconosciuta e sottolineata.

Cerco di riassumere quanto avvenuto di essenziale. Due assessori, Daniele Zanzi e Dino De Simone, sono i capi delle rispettive liste civiche. Un assessore, Francesca Strazzi, appartiene alla lista Galimberti costituita solo in occasione delle elezioni ma che ha avuto un buon successo. Tre assessori sono targati Pd, Andrea Civati, Rossella Di Maggio, Roberto Molinari. Tre assessori sono tecnici di valore, Cristina Buzzetti, Roberto Cecchi, e un’altra donna di cui manca la definitiva accettazione.

È la prima volta dall’elezione diretta del sindaco che a Varese il suo vice (Daniele Zanzi) viene attribuito ad un movimento civico che opera incisivamente da alcuni anni. Risulterà efficace un accordo così insolito per questa città? Ho molta fiducia che la risposta sarà positiva per la necessità di includere nell’amministrazione forze nate nel vivo della contestazione alle scelte della passata amministrazione di cui si vuole essere nettamente alternativi.

Il nodo, forse il più delicato in queste occasioni, è il peso da dare ai voti personali ottenuti dai candidati alle elezioni. Questo è un punto che non ha mancato e non mancherà di suscitare delle polemiche soprattutto per la non partecipazione in giunta di Luisa Oprandi, regina delle preferenze. Nella mia esperienza, di esclusioni “eccellenti” ne ho viste tante in posti ben più importanti. Il consenso è uno dei fattori da considerare ma non è il solo. Conta il ruolo da assegnare, la capacità di lavorare nella massima collegialità, la fiducia dell’intera coalizione. Sono molto fiducioso che non abbiano pesato veti e inimicizie personali. Le occasioni per valorizzare i consiglieri più meritevoli arriveranno presto.

Ben quattro sono gli assessori non consiglieri comunali. Scelta giusta a due condizioni. La prima, se il criterio meritocratico è stato sul serio rispettato almeno a giudizio del sindaco che ha l’ultima e decisiva parola. La seconda, se il Consiglio comunale e le sue commissioni non saranno il luogo della ratifica di decisioni già prese (come sempre successo fin qui) ma diventeranno la sede in cui i consiglieri decideranno le politiche amministrative.

A proposito del presidente del consiglio comunale, di cui tanto si parla, voglio ricordare a tutti che nella Prima Repubblica il presidente della Camera o del Senato, e a Milano il presidente del Consiglio regionale, venivano molto spesso affidati ad una delle opposizioni che continuava però ad essere opposizione. Tutto ciò è rilevante a proposito dell’eventuale elezione di Malerba a presidente: ruolo che in un Comune non è certamente molto influente.

Infine, una parola sulla nomina dei vertici delle municipalizzate e dei rappresentati in varie Istituzioni. È fondamentale il rispetto del metodo meritocratico e trasparente onde evitare che questa sia l’occasione per distribuire contentini e prebende all’ombra del cosiddetto sottogoverno.

La domanda una settimana fa era se un sindaco senza tanta esperienza amministrativa avrebbe avuto l’autorevolezza per assumere in prima persona chiare e pesanti responsabilità. Il primo e più importante passo sembra “davvero” positivo.

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