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Lettere

IO E LA GIUNTA

- 07/07/2016

A fronte del risvolto mediatico che, attraverso diversificati canali della comunicazione, ha assunto la non presenza in Giunta della sottoscritta, desidero, con la garbata chiarezza che normalmente utilizzo, fare alcune riflessioni.

Anzitutto, da donna delle istituzioni, ho grande rispetto per i ruoli e i compiti assegnati alle persone che li ricoprono. Tocca al Sindaco decidere in merito alla composizione della Giunta e a me, in questo caso, accettare le scelte. Certo mi è spiaciuta la mancanza di confronto in merito all’interno del mio partito e lo dico da dirigente scolastica che, pur consapevole delle proprie prerogative dirigenziali, condivide il più possibile con docenti, personale, genitori e amministrazioni di riferimento le prospettive future e le azioni. Dalla vittoria elettorale alla comunicazione della Giunta in casa democratica ci sono stati infatti due passaggi: una riunione venerdì 1 luglio nel corso della quale si è parlato di tutt’altro rispetto alle possibili nomine assessorili, tanto che mi ha stupito la sintesi che ne faceva il giorno successivo un quotidiano locale, e in una successiva riunione domenica 3 luglio il Sindaco ha presentato i nomi e gli ambiti di riferimento per i neo assessori. Ma la questione non è rilevante per la città, semmai è una questione interna al PD.

Non secondariamente desidero chiarire che tutte le persone indicate a ricoprire il ruolo assessorile meritano da parte di noi cittadini il massimo rispetto e il tempo a disposizione per lavorare prima di qualsiasi sommario giudizio. Le persone mai vanno giudicate, almeno questo è un caposaldo del mio modo di pensare e operare.

Premesso ciò, non entro nel merito di alcuna altra riflessione, se non per parlare da donna rispetto ai rapporti tra attività lavorativa, familiare e attività culturale, sociale, associativa o politica. Credo che fare risuonare proprio dalle file del centrosinistra che “l’attività lavorativa sia impedimento allo svolgimento dell’attività politica” – qualunque sia l’incarico – sia poco accettabile. E lo dico da cittadina che per anni nel  partito democratico ha sostenuto il valore civile di mettere le donne nelle condizioni di fare politica e, dalle file del consiglio comunale e proprio come unica presenza femminile nell’ultima consigliatura, si è battuta per la conciliazione dei tempi come valore costitutivo della nostra città. Con grande rammarico ho ascoltato da una intervista in un’ emittente locale e letto sulle pagine di un quotidiano cittadino che la ragione della mia esclusione non sarebbe dovuta a mancanza dei requisiti di competenza, fiducia e serietà … bensì alla mia professione, che non mi lascerebbe il tempo necessario per svolgere l’attività assessorile con i tempi richiesti, giustamente, dal Sindaco. Certamente ringrazio per questa attenzione affinché io possa svolgere bene il mio lavoro allo scuola di Cunardo, dove semmai saranno comunque gli alunni, i docenti, i genitori, gli amministratori di comuni diversi da quello di Varese e gli organismi regionali e ministeriali a valutare la qualità del lavoro da me svolto. Ma, da donna appunto, considero che negare a priori la possibilità di conciliazione dei tempi della politica con quelli del lavoro sia distante da ogni convincimento che appartiene alla cultura femminile e ai democratici tutti. Continuerò ad essere quindi una consigliera strenua sostenitrice di una città che permetta di non negare la coesistenza di attività politica, culturale, sociale, lavorativa e familiare nella vita di una donna. Come dire, fuor di metafora, che se quello fosse stato il problema, avrei trovato la soluzione personalmente, dal momento che sarebbe stata una scelta legittimamente attribuibile solo a me stessa, frutto di organizzazione familiare e personale e di quella capacità di mettere d’accordo, come sempre è stato, il lavoro con gli interessi, gli affetti, le amicizie. E questo credo valga per chiunque sia impegnato in attività di libera professione o di pubblico impiego. Vorrà dire però che ogni volta che sentirò parlare in seno alla nostra amministrazione di proposte di “conciliazione dei tempi della città” mi verrà una stretta al cuore, pensando di essere stata una donna cui ciò è stato aprioristicamente impedito.

Leggo sempre sulla stampa, questa volta per libera interpretazione giornalistica, che il “crimen” determinante la mia non presenza in giunta sarebbe invece dettato dalla fiducia o fedeltà al Sindaco. Credo che chiunque si sia messo in gioco in questa campagna elettorale e ci “abbia messo la faccia”, indipendentemente dal consenso ottenuto, abbia espresso fiducia al candidato sindaco e abbia, anche nell’intenso lavoro per il primo turno e poi per il ballottaggio, dato davvero l’anima. Ci consociamo a Varese e, che si fosse in una o nell’altra lista della coalizione, credo si sia dato il meglio. Come dimostra il risultato.

Resta quindi aperto solo il fronte delle competenze e su quelle non discuto. Non possederle è torto della sottoscritta. Queste riflessioni mi inducono a riconoscere grande autorevolezza ai quasi 800 cittadini che mi hanno votato in questa tornata elettorale come consigliera comunale. Pertanto è mia personale scelta quella di ricoprire unicamente tale ruolo nella prossima Amministrazione, onorando appunto gli elettori. Non ricoprirò alcun altro incarico, né interno né esterno all’Amministrazione, lasciando qualsiasi compito eventualmente pensato per me a tutti gli altri consiglieri della passata legislatura, cui va un grazie immenso per il lavoro fatto, ai giovani del PD e delle liste civiche della coalizione per la ricchezza della loro presenza e alle consigliere donne che è sempre bello vedere impegnate in politica e nella costruzione del bene comune.


Luisa Oprandi

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