Così come è accaduto durante i primi secoli del cristianesimo, in cui molte conversioni avvennero all’interno delle carceri (basta ricordare il Barabba di Fabian Lagerkvist ) anche oggi molte commoventi storie di redenzione avvengono dietro le sbarre. Ce lo testimoniano i tanti amici che fanno volontariato accanto ai detenuti e che hanno realizzato con loro iniziative di lavoro per ritrovare una propria identità.
In un istituto di pena non molto lontano da Varese un prigioniero che chiameremo Giacomo ci racconta questa esperienza dopo un permesso premio in cui aveva vissuto con un gruppo di cristiani alcuni giorni di libertà:
Rientrando in carcere come sempre mi viene fatta la perquisizione, una perquisizione che poco ha a che fare con l’essere umano, con la dignità. Vengo spogliato, palpato ecc. ecc. Ciò che mi ha permesso di stare davanti a questa prova è stato anche il vostro volto, il vostro bene e mi sono detto: ma se è vero quello che ho condiviso con il gruppetto di amici, allora anche questa prova, o meglio, questa circostanza è per Cristo…
“Non deve esistere situazione che possa rubarmi la cosa più importante che porto dentro di me, cioè uno sguardo lieto. Quindi in quell’istante siete stati la mia salvezza, ho abbracciato tutta quella realtà, anche se mi portava tristezza, non solo per me, ma soprattutto per gli agenti per quanto stavano facendo. Ma ho capito che non è colpa loro. Che colpa ne ha uno se non ha fatto un incontro, se non ha avuto uno che gli vuole bene gratuitamente e di conseguenza gli insegna a voler bene? Che colpa ne ha uno se non ha un testimone da seguire che gli fa capire cos’è l’uomo e soprattutto perché vale la pena vivere? Ho guardato loro con una grande tenerezza, non perché mi facesse piacere spogliarmi o essere trattato così. Ho guardato loro con tenerezza, perché se uno nella vita è sempre stato trattato così, di conseguenza tratta nella stessa maniera chi incontra”.
Qualche giorno dopo Giacomo viene avvicinato in sala-studio da un altro agente. Dopo un po’ di imbarazzo gli racconta che sta litigando con un fratello per una eredità e gli chiede consiglio. Il detenuto trasecola: “Scusa – gli domanda – tu, una guardia carceraria, chiedi consiglio a me un prigioniero? Non c’era nessun altro a cui chiedere aiuto ? Come ti è venuto in mente?”. Risponde: “Me lo ha consigliato un altro agente del carcere, mio amico. Dice che da alcuni mesi hai una faccia così lieta che è impossibile non ti sia successo qualcosa…”.
E ancora. Giacomo ottiene il permesso di partecipare a un ritiro spirituale. Al ritorno racconta per ore al compagno di cella quanto ha ascoltato e vissuto. Il giorno dopo un’altra guardia che ha ascoltato la conversazione chiede alla volontaria che segue il detenuto: “Mi è capitato di sentire quello che Giacomo ha raccontato. Non è che il prossimo anno posso venire anch’io al vostro ritiro?”.
Storie di ordinaria detenzione. Testimonianze di come l’avvenimento di Cristo venga davanti a ogni nostra capacità. Ci primierà come ama ripetere papa Francesco, tanto da scegliere le spesse mura di un carcere per rivelarsi al mondo nel volto di chi ha scelto. Storie tutte da raccontare.
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